I tre leader del sindacato italiano (CGIL, CISL e UIL) sono onnipresenti. Il più incontinente è Bonanni che è intervenuto anche in qualità di critico cinematografico. Ha stroncato il film di Francesca Comencini "In fabbrica". Secondo lui troppo sbilanciato verso la CGIL. Addirittura, come i vecchi censori del regime fascista, scriveva al direttore generale della RAI Claudio Cappon chiedendo di valutare attentamente la messa in onda del documento. Più o meno quello che hanno fatto i segretari della CIGL, CISL e UIL scuola di Pavia quando hanno inviato al Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale Giuseppe Colosio (nominato personalmente dal ministro Gelmini, con l'assenso probabile della Lega Nord, che ha praticamente distrutto la scuola italiana a differenza di Profumo che qualche docente in più lo ha dato) una lettera diffamatoria nei confronti del Dirigente Scolastico Dott. Francesco Rubiconto che li ha prontamente querelati. I sindacati prima facevano le battaglie per i diritti dei lavoratori. Oggi scrivono lettere amichevoli a quella che dovrebbe essere la loro controparte "segnalando la postura non consona al ruolo tenuta da un dirigente scolastico in occasione di un incontro pubblico". Che fine che ha fatto il sindacato italiano. Peggio ancora quello pavese.
Ma ritorniamo a Bonanni. Tra il 14 novembre del 2006 e l'8 novembre dell'anno successivo Bonanni ha collezionato 639 titoli sul notiziario dell'Ansa. E' intervenuto in media 1,7 volte al giorno compresi Natale, Capodanno e Ferragosto. Ha parlato praticamente di tutto lo scibile umano.
In ordine alfabetico: gli aliscafi, l'ambiente, le autostrade, le banche, la benzina, la Birmania, la casa, la concertazione i conti pubblici, i contratti, i consumi, la criminalità, il cuneo fiscale, il Dpef, l'energia, le estorsioni, la famiglia, il federalismo, la finanziaria, il fisco, i giornalisti, la giustizia, il governo, l'immigrazione, gli incidenti sul lavoro e quelli ferroviari, l'industria, l'inflazione, le infrastrutture, le intercettazioni, il lavoro, la legge Biagi, la legge elettorale, le liberalizzazioni, la marcia della pace, Marcinelle, il Medio Oriente, i metalmeccanici, il Mezzogiorno, i mutui, la 'ndrangheta, gli ospedali, il Partito democratico, le pensioni, il petrolio, i prezzi, la privacy, la produttività, il referendum, i rifiuti, gli scioperi, la scuola, lo spoils-sistem, gli statali, il terrorismo, il trattamento di fine rapporto, i trasporti, i V-Day, il Venezuela e il welfare.
Solo il 5,1% degli italiani, uno su venti dunque, si sente adeguatamente rappresentato dai sindacati e questi intervengono su tutto sedendosi a tutti i tavoli. A nome di chi? Per conto di chi?
Appena l'8,8% dichiara di fidarsi dei sindacati eppure a Palazzo Chigi hanno la poltrona riservata in prima fila quando si "contratta" con il governo.
E' ora di finirla. In nessun paese civile, in nessun paese democratico, in nessun paese moderno, in nessun paese occidentale un sindacato del quale non fida nessuno ha tanto potere. Un sindacato che ha una rappresentanza così misera rispetto al mondo del lavoro ha tanto potere. E' ora di cambiare pagina. La politica, compreso i partiti che vinceranno le elezioni, la finisca di essere sottomessa a degli incapaci e svolga il ruolo che le è proprio: quello di assumere decisioni nell'interesse del nostro Paese e di tutti i cittadini italiani.
Liberi cittadini contro il regime partitocratico, i privilegi della casta sindacale della triplice, la dittatura grillina e leghista, la casta dei giornalisti
giovedì 3 gennaio 2013
I tre leader del sindacato italiano sono onnipresenti. E lo sono tutti i nullafacenti sindacalisti mantenuti con il nostro stipendio. Un miliardo e 850 mila euro all'anno pagati dallo stato italiano per gli esoneri concessi a degli incapaci. Talmente incapaci che pur continuando a far scioperare i docenti italiani per un numero di ore il più elevato al mondo riescono a far percepire loro la paga più bassa al mondo. Proprio dei bravi sindacalisti. E pensare che con un miliardo e 850 mila euro all'anno lo stipendio degli insegnanti italiani sarebbe stato il doppio calcolando solo gli ultimi 10 anni di contratti. Viva l'Italia dei nulla facenti.
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