lunedì 31 dicembre 2012

Sono fuori Pavia ed apprendo solo in questo momento che dei mascalzoni, delinquenti, uomini di quattro soldi, omnicchi, quaquaraqua hanno cercato di incendiare l'abitazione di Giovanni Giovannetti uno deo pochissimi giornalisti degni di questo nome a Pavia. Il resto dei giornalisti è monnezza. Giovanni è una persona perbene e coraggiosa ed io mi rivolgo a questi delinquenti chiarendo che lui non é solo. Io non ho paura di voi. E adesso incendiate i tutti se avete il coraggio. Codardi siete nati e codardi morirete. A Giiovanni Giovannetti tutta la mia solidarietà. La mia vicinanza a Veltri e Maurici. Adesso muoviamoci e mandiamo in galera questi malfamati e banditi.


La casa in fiamme

di Giovanni Giovannetti
“Ladri” nuovamente in casa mia, anzi piromani. E se la notte tra il 30 e il 31 dicembre le fiamme non hanno avvolto l’intera abitazione lo si deve al tempestivo allarme dato da un vicino: fuoco nel seminterrato, la porta che dà sul cortile spalancata (in modo che non restassero dubbi sulla natura dolosa dell’incendio) così da rendere visibili le fiamme. Se l’allarme fosse scattato con qualche ritardo, se le fiamme si fossero via via propagate all’intero seminterrato, ora non saremmo qui a lamentare danni in fin dei conti contenuti (qualche centinaio di libri andati in fumo e poco più).
Un “ladro” mi aveva già fatto visita un paio di settimane prima (di nuovo tra domenica e lunedì). Forzando la finestra della cucina, nottetempo qualcuno era entrato, aveva aperto i cassetti e gli armadi in tutte le stanze per poi andarsene senza rubare niente. Un avvertimento: quasi a dire “non sentirti al sicuro nemmeno in casa tua; qui noi entriamo quando ci pare”.
A meno di non credere alla visita della befana, sembra scontato il nesso con le recenti battaglie sulla criminalità urbanistica (le lottizzazioni abusive di Punta Est al Vallone e di Green Campus al Cravino, oltre alla illecita cementificazione delle Ortaglie di via Langosco, per citare le più vicine) condivise con Franco Maurici, Walter Veltri, Paolo Ferloni e gli altri esponenti della lista civica Insieme per Pavia.
Sabato 15 dicembre l’auto del Consigliere comunale Veltri è andata a fuoco. Meno di un mese prima, sopra l’ingresso dello studio dell’avvocato Maurici per due volte qualcuno ha disegnato croci a morto.
Ma già il 16 febbraio, le vetrine di Insieme per Pavia sono andate distrutte a picconate; anche in questo caso era la seconda volta. 
Il 17 maggio al blog Direfarebaciare è stato inoltrato questo anonimo commento, l’ultimo di una serie: «Stanotte è morto un mio amico. Siate più buoni. Non fate che qualcuno desideri danzare sulle vostre tombe».
Tutto questo per quale scopo? Atti intimidatori, volti a farci recedere dal denunciare la diffusa criminalità urbanistica cittadina? Le fantomatiche mafie? No, si direbbe una reazione emotiva (e sottolineo emotiva): voi danneggiate noi e noi danneggiamo voi, distruggendo vetrine, bruciando case e auto. Per ora rileviamo solo danni alle cose.
Ma al pari di certi episodi, desta inquietudine il laissez-faire delle Forze dell’ordine: secondo taluni l’incendio all’auto di Veltri, una Opel, non andava ritenuto doloso poiché «nei paraggi non era stata rinvenuta nessuna tanica di benzina» (sic!); l’auto non è stata poi sottoposta a sequestro e non si sono avuti accertamenti («sono indagini costose», hanno detto), anche dopo che il responsabile assistenza Opel Fabio Marazzi aveva potuto rilevare «l’integrità di tutto l’impianto elettrico presente nel vano motore, a partire dai fusibili di potenza dell’impianto situati nel vano batteria anteriore». Come ha scritto il perito, «non sono presenti segni di surriscaldamento che indurrebbero ad ipotizzare un cortocircuito».
I due carabinieri in borghese venuti a casa mia il giorno dopo la prima “visita” hanno ignorato alcune impronte lasciate dal “visitatore”, ben chiare sulla neve. Peggio: ci sono passati sopra. Solo sciatteria?
In gioco non è solo qualche bene immobile, ma la stessa coesione sociale, il senso della comunità, dopo che per anni le stesse istituzioni hanno sistematicamente gufato con affaristi e lestofanti interni ed esterni ai partiti. Come è ovvio, la solidarietà di molti in queste ore è stata ben gradita. Ma ancora più gradito sarebbe l’abbozzo di una riflessione autocritica da parte di chi – a destra così come a sinistra – per decenni omertosamente ha taciuto le illecite istanze corruttive ai più alti quadri istituzionali, favorendo la rassegnazione quando non l’assuefazione civica, di fronte alla truffaldina deroga alle regole. E sto parlando dei responsabili politici e morali di questa deriva.

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