Liste PdL, tutti gli impresentabili presentati
22/01/2013 - La mattanza degli ex An. E i fedelissimi piazzati in posti strategici. Tra meteorine e condannati, ecco il rinnovamento del Popolo delle Libertà
di Redazione
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Alla fine il parto delle liste del Popolo delle Libertà a Camera e Senato, seppur travagliato, riesce. E finalmente è possibile apprezzare a che livelli di pulizia si è arrivati dopo le famose promesse di Berlusconi. Libero oggi pubblica il riepilogo dei nomi in lista tra Camera e Senato:
La polemica tra trombati e catapultati la riporta il Corriere della Sera, cominciando dalla mattanza degli ex An: nessun posto in lista per Andrea Ronchi, Adolfo Urso e Pasquale Viespoli (salvi invece Andrea Augello e Barbara Saltamartini). Ma la grande incazzatura comincia in Liguria:
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Il «direttorissimo» Augusto Minzolini è planato come numero 2 al Senato in Liguria, regione dove la composizione delle liste ha scontentato tutti, a partire dagli scajoliani. L’ex direttore del Tg1, accusato di peculato per le spese con la carta di credito aziendale, ha accolto con sollievo la candidatura: «Mi sentivo emarginato, come se qualcuno mi avesse messo il bavaglio: ora finalmente potrò dire la mia». Il coordinatore regionale Michele Scandroglio ha protestato contro «un’invasione eccessiva e inopportuna». Per Angelo Vaccarezza, presidente della Provincia di Savona, «questa terra è diventata l’Abissinia del partito, con i coloni Minzolini e Lainati».
E non c’è solo Minzolini. Per affinità gutturale c’è da registrare che in Piemonte, nella prima circoscrizione del Senato, è arrivato il romanissimo Daniele Capezzone:
Non è l’unico che ha scarsa dimestichezza con il Piemonte: ci sono anche Elio Vito, Annagrazia Calabria e Bruno Archi. Rientra la protesta nelle Marche, dove il deputato uscente Remigio Ceroni aveva annunciato il ritiro dalla politica, avendo visto «le Marche massacrate ». Ieri Ceroni è tornato in lista. Ma rientrata la sua protesta, è arrivata quella del coordinatore di Pesaro- Urbino Alessandro Bettini, che a sorpresa ha ritirato la candidatura.
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Poi ci sono i debiti di riconoscenza da pagare:
La riconoscenza berlusconiana è valsa un posto in Calabria a Scilipoti, dirottato dall’Abruzzo dopo le proteste. Posto numero 6: poltrona non garantita. Ancora più in bilico quella di Razzi, in Abruzzo. Il governatore Giovanni Chiodi ha protestato, l’ex idv ha fatto valere la residenza a Pescara, ma è sceso al quarto posto in lista. Infuriato il presidente del consiglio regionale, Nazario Pagano, che parla di «sfregio».
Il Fatto, infine, raccoglie tutti gli impresentabili presentati:
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La Lombardia invece è in ebollizione: sono arrivate Alessia Ardesi, direttamente dall’ufficio stampa del PdL, e Giovanna Del Giudice, ex meteorina già consigliere in Campania (LEGGI QUI). Ma c’è anche qualcun altro:
Ma in Lombardia i malumori riguardano anche l’arrivo di Salvatore Sciascia, condannato a 2 anni e 6 mesi per la corruzione di alcuni ex colleghi della Guardia di Finanza. C’è anche Lucio Barani, craxiano a tal punto da erigere una statua a Bettino. Altro caso a Brescia, per Giuseppe Romele, indagato per false dichiarazioni. È un caso anche la candidatura di Antonio Verro, attuale componente del Cda Rai. E se in Campania, dopo l’esclusione di Cosentino, è stato caos liste, nell’elenco di Grande Sud spunta la nipote di Mara Carfagna, Maria Rosaria. Tra le new entry del Pdl ci sono la giornalista Romana Liuzzo e il chirurgo plastico del Cavaliere Maria Rizzotti.
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