martedì 26 settembre 2017

26 settembre 2017

'Ndrangheta in Lombardia, tornano le ombre sul centrodestra

A Seregno l'imprenditore arrestato Lugarà riusciva a unire Forza Italia, Lega Nord, ex di An e pure dell'Udc. Dopo il crollo di Formigoni nel 2012 per inchieste sulle cosche ora a tremare potrebbe essere Maroni.

             
L'accordo elettorale nel centrodestra in vista delle elezioni politiche e delle regionali lombarde, entrambe in agenda nel 2018, non c'è ancora. Ma nella maxi inchiesta delle procure di Milano e Monza sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia c'è un imprenditore finito in arresto che riesce a unire Forza Italia, Lega Nord, ex esponenti di Alleanza nazionale e persino dell'Udc grazie alle sue influenze e conoscenze.
«CAPITALE SOCIALE DELLA 'NDRANGHETA». Si tratta di Antonino Lugarà, nato a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, 64 anni fa, noto da tempo nella Brianza felix. Gli inquirenti lo definiscono «capitale sociale della 'ndrangheta», un esponente del mondo di mezzo, termine già noto per l'inchiesta di Mafia Capitale a Roma.
L'imprenditore arrestato Antonino Lugarà parla al sindaco di Seregno Edoardo Mazza come fosse il suo zerbino
IL PROCURATORE DI MONZA SALVATORE BELLOMO
Imprenditore di lungo corso, è sempre stato ben attento alla costruzione dei ponti con la politica, tanto da condizionare le elezioni comunali di Seregno e da vantare conoscenze altolocate in Regione Lombardia, capaci di spostare pacchetti di voto per scambi politici elettorali su progetti edilizi.
GRANDE AMICIZIA CON MANTOVANI. Legato da una grande amicizia che dura nel tempo con l'ex assessore regionale Mario Mantovani di Forza Italia (indagato per corruzione), è un capitano di impresa che, a detta del procuratore di Monza Salvatore Bellomo, «parla al sindaco di Seregno Edoardo Mazza come fosse il suo zerbino».

Mario Mantovani.

Di riflesso ci sono poi gli uffici tecnici di un Comune, in questo caso quello del comune brianzolo, che si piegano all'amministrazione politica del momento, abdicando pure a quelle funzioni di garanzia e controllo invece proprie di quegli stessi uffici. L'inchiesta è all'inizio e rischia di pregiudicare la campagna elettorale del centrodestra in vista delle elezioni regionali dove Roberto Maroni, alle prese coi suoi guai giudiziari, corre per la riconferma.
EMERGE UN QUADRO DI COLLUSIONE. Una storia sbagliata di subalternità della politica e della buona amministrazione a pratiche imprenditoriali opache e collusive in cui la criminalità organizzata viene usata come servizio. A Seregno, con la complicità del centrodestra, Lugarà la fa da padrone. In sostanza è questo il quadro che emerge dagli atti dell'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Milano in tandem con la procura di Monza.
Non è casuale che gli inquirenti scelgano di mettere in testa al fascicolo un episodio della campagna elettorale 2015. Durante un evento organizzato dallo stesso imprenditore edile in un bar-panificio gestito dai familiari di Paolo Crea (già reggente della locale di 'ndrangheta di Desio) mette attorno alla stessa tavola «illustri rappresentanti della sanità lombarda» come lo stesso Mario Mantovani, l'ex manager dell'Asl 1 di Milano Giorgio Scivoletto, l'attuale direttore generale dell'Asst di Monza Matteo Stocco e il dirigente medico dell'ospedale San Gerardo Claudio Maria Franciosi (questi ultimi tre non indagati). La panetteria nel 2016 si vide revocata dalla prefettura di Monza la licenza per il pubblico esercizio.
IMPRENDITORE PRIVATO «CORRUTTORE». Non è però un aperitivo nel posto sbagliato a fornire gli elementi agli investigatori per chiudere l'operazione del 26 settembre 2017 perché i pm lo mettono nero su bianco: Lugarà oltre a essere un privato imprenditore è anche un «corruttore» che influisce pesantemente sulla vita politica di Seregno.
PREFERENZE PER ELEGGERE MAZZA E GATTI. Tanto che lo stesso Stefano Gatti, consigliere comunale di Forza Italia, è un prestanome dello stesso Lugarà, addirittura nominato amministratore di diverse sue società. Proprio Mantovani avrebbe spostato i voti per far eleggere sia Mazza come primo cittadino sia Gatti.
"Ogni promessa è debito", rassicura il sindaco di Seregno Mazza intercettato al telefono con Lugarà. In cambio di facili pratiche l'imprenditore porta voti
Al centro delle indagini c'è la riconversione dell'area cosiddetta «ex dell'Orto» della cittadina brianzola. La pratica amministrativa doveva filare liscia perché l'imprenditore aveva già messo nero su bianco un accordo con In's Supermercati e per rispettare tempi e modi (e gli interessi di Lugarà) venne stravolto il Piano di governo del territorio (Pgt).
ANCHE CIAFRONE DEL PDL INDAGATO. Interessi privati che diventano priorità: «Ogni promessa è debito», rassicura il sindaco di Seregno Edoardo Mazza intercettato al telefono con lo stesso Lugarà. In cambio di facili pratiche l'imprenditore porta voti. Indagato è anche Gianfranco Ciafrone, ex esponente di Alleanza nazionale ora nel Popolo della libertà, assessore alla Protezione civile e ai Servizi demografici del Comune di Seregno, ora interdetto dai pubblici uffici.

Un manifesto elettorale di Edoardo Mazza.

Il neo procuratore aggiunto Alessandra Dolci (questa maxi inchiesta è stato quasi un battesimo per il nome che probabilmente nei prossimi mesi è destinato a sostituire di fatto Ilda Boccassini) non ha esitato nel dire che «Lugarà rappresenta esattamente quello che noi chiamiamo il capitale sociale della 'ndrangheta, in grado di fare da tramite tra criminalità organizzata e istituzioni».
CONTATTI FREQUENTI CON LE COSCHE. Le frequentazioni di Lugarà con gli uomini delle cosche non sono sporadiche, tanto che l'imprenditore si rivolge a loro, scrivono gli inquirenti, «quando era necessario risolvere alcune questioni». Per esempio in occasione di un furto in casa della figlia si rivolgerà a Carmelo Mallimaci, uomo che si muove nell'ambiente della criminalità organizzata calabrese e in contatto con Giuseppe Morabito e Fortunato Calabrò. Quest'ultimo era tra i presenti al noto summit del circolo Falcone e Borsellino. Così farà per una controversia nata dalla restituzione di un quadro, oppure proprio per organizzare l'apertivio elettorale in sostegno di Mazza.
LUGARÀ GAMBIZZATO NEGLI ANNI 90. Del resto la sua storia ha sfiorato più volte le 'ndrine. La prima risale agli Anni 90 quando l'imprenditore finì gambizzato nel mezzo di una faida tra i ras della 'ndrangheta di allora, i Flachi, i Coco Trovato e i Miriadi. Col tempo Lugarà ha sviluppato rapporti di lunga data con la politica. La talpa dentro la procura di Monza che gli ha passato le informazioni sugli indagati è Giuseppe Carello, ex consigliere comunale di Giussano per l'Udc, ma soprattutto tecnico della procura nominato nel 2010 Cavaliere della Repubblica dal governo di centrodestra di Silvio Berlusconi.
IL CELESTE AFFOSSATO DAL CASO ZAMBETTI. Nell'inchiesta è indagato anche Giacinto Mariani, vice sindaco di Seregno, ex primo cittadino della Lega Nord di Matteo Salvini. Non è un caso che il primo a commentare gli arresti sia stato proprio Maroni, prossimo alla scadenza del mandato: «La 'ndrangheta è l'associazione mafiosa più pericolosa perché si insinua nel tessuto economico e ha rapporti con le istituzioni. Bisogna scoprire questi legami e tagliarli di netto», ha detto Bobo che di sicuro ricorda che nell'ottobre del 2012 l'ex giunta di Roberto Formigoni cadde proprio per un'inchiesta sulla 'ndrangheta che riguardava l'assessore Domenico Zambetti, poi condannato a 13 anni e mezzo. Sono passati cinque anni, ma la situazione in Lombardia non cambia.

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