lunedì 25 settembre 2017

L CANDIDATO

M5S, Facci sull'elezione di Di Maio a candidato premier: "E figuratevi gli altri"

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M5S, Facci sull'elezione di Di Maio a candidato premier: "E figuratevi gli altri"
Questo è Di Maio, figuratevi gli altri. Anzi non figurateveli, perché non ci saranno: Roberto Fico - perplesso circa la candidatura a premier di Luigi Di Maio - non è stato e non sarà presente sul palco riminese che ha già cominciato a festeggiare, appunto, la vittoria di Di Maio nelle «primarie» elettroniche finite ieri. Doveva parlare, Fico: non parlerà. Doveva parlare d' altro: non parlerà neanche d' altro. L' ha deciso chi decide: Beppe Grillo, tutto gongolante perché ha detto che gli «hacker» non hanno sabotato il sistema di votazione.
Gli basta dirlo, come tutto il resto.
Tra l' altro non è che Roberto Fico avesse fatto particolare chiasso, anzi: aveva deciso di non correre alle «primarie» anche per non creare dissidi, ma aveva espresso proprio a Grillo i suoi dubbi sulla sovrapposizione di Di Maio come capo politico dei Cinque Stelle (com' è, in teoria) e come candidato premier (come sarà, in teoria). Ma stai a vedere che a Grillo le critiche non piacciono troppo. Morale: Fico non ci sarà.

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Per il resto, questo è Di Maio: figuratevi gli altri. Questo è il candidato premier, eletto con una tombola elettronica, figuratevi gli altri. La battuta è inevitabile perché non è una battuta: è la morale di un movimento che ha ormai dieci anni (dieci anni: senza che nessuna delle profezie di Grillo-Casaleggio si sia avverata) e che oggi ha fatto del parolame a vanvera l' unico vessillo riconoscibile. Persino il «vaffanculo» degli esordi aveva più dignità sociologica di questa scatola vuota di cui non c' è neppure più niente da scrivere: sappiamo tutto, sanno tutto persino i più somari e inebetiti dei loro non-elettori, ma fa niente, tutti procedono come se stessero parlando di politica e di un partito (pardon, movimento) che invece era un movimento di protesta e rimane un movimento di protesta, coi colleghi giornalisti che infin della fiera stanno a inseguire uno spocchioso sgrammaticato - ora candidato premier, aiuto - che l' altro giorno baciava l' ampolla di San Gennaro, e domani, chissà, regalerà pacchi di pasta al popolino che noi morti giornalisti non possiamo capire.
E non c' è niente da capire, cantava quello: c' era un movimento che diec' anni fa a Bologna indirizzava un «vaffanculo» a ogni inquisito e che, oggi, ridonda di inquisiti che restano lì, si candidano lo stesso, cambiano le regole e i non-statuti, qualcuno viene scaricato e altri li candidano a premier, decide il capo, la gogna è per gli altri. Esempi? Tremila, ma atteniamoci alla sintesi dell' ex capogruppo del Movimento Riccardo Nuti: «Nuti indagato? Sospeso. Altri parlamentari M5s indagati? Non sospesi. Raggi indagata? Non sospesa. Di Maio indagato? Non sospeso e premier».
Ma se fosse solo questo, beh, chissenefrega: è che, ripetiamo, stiamo parlando del nulla. Un tempo parlavamo del futuro che Casaleggio immaginava entro cinquant' anni, ma scordavamo che non era riuscito a immaginare neppure i primi dieci: la progressione elettorale non è stata quella preventivata, la citata «partecipazione diretta dei cittadini alla cosa pubblica» non funziona neppure per le primarie, della piattaforma «Russeau» si è capito solo che non funziona (se non rudimentalmente) mentre non esiste nessun fantomatico «sistema digitale per la gestione del movimento» ed è in disarmo persino il blog di Grillo, che del movimento doveva essere «origine ed epicentro e sede».
Molte cose inesorabilmente «morte» se la vivono alla grande, e viceversa. Spacciavano un modernariato futurista, ma poi in Parlamento arrivavano le sirene, le scie chimiche, i microchip sottopelle, i complotti sanitari e poi il peggio, l' inimmaginabile: la Raggi, la realtà, una capitale allo sbando, diciotto assessori cambiati in diciotto mesi E, in veste nazionale, ora arriva Di Maio: e che dovremmo fare, ora, scrivere un salace ritrattino del candidato? Ma basta guardarlo, e ripetere: figuratevi gli altri.
Dieci anni a combattere i privilegi e il professionismo della politica poi eccolo lì, Luigino Di Maio, professione nessuna, ufficialmente indagato, deputato da due anni a 13mila euro al mese più 200mila euro per spese elettorali, eletto con un numero di «click» equivalente agli abitanti di Matera. Democrazia dal basso: parecchio.
di Filippo Facci

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