"Gli italiani che hanno portato i soldi all'estero devono sapere che il clima è cambiato e che conviene anche a loro riportare i soldi in Italia". Il messaggio che il premier Enrico Letta aveva lanciato qualche giorno fa all'Agenzia delle Entrate era stato inequivocabile. Ora, il ministro Saccomanni, in un'intervista al Messaggero, inizia a delineare i primi dettagli dell'offensiva che il governo vuole lanciare ai capitali nascosti oltreconfine.
"Vogliamo i nomi dei potenziali evasori". Il punto di partenza, spiega l'ex dg di Bankitalia, è rafforzare l'accordo europeo sullo scambio di informazioni bancarie. "Se io, fisco italiano, vengo a sapere dalle autorità svizzere, austriache, lussemburghesi, nomi e cognomi dei potenziali evasori, posso intervenire", spiega Saccomanni. "Prima non era possibile, c’erano atteggiamenti non cooperativi e gli evasori vivevano tranquilli. Adesso, anche grazie alla pressione degli americani, il clima è davvero molto cambiato". Nessun accordo bilaterale però. L'obiettivo del governo è negoziare intese solo all'interno di un cornice internazionale, sulla scorta dell'accordo che i Paesi europei hanno elaborato con gli Stati Uniti per l’applicazione della normativa statunitense FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act).
Una tassa per il passato e una per il futuro. Ecco quindi le armi che il governo vuole mettere in campo. Una tassa per il futuro e un "saldo" per quanto riguarda il passato. "L’obiettivo - spiega Saccomanni rispetto ai colloqui in corso con le autorità elvetiche - è che loro ci forniscano l’elenco dei connazionali con capitali in Svizzera, noi provvederemo a tassarli. Tutto ciò per quanto riguarda il futuro. Per quanto riguarda il pregresso, invece, pensiamo di negoziare un saldo da determinare".
La guerra del Tesoro all'evasione in realtà cammina su due binari paralleli. Da un lato l'offensiva sui redditi, avviata dai colloqui nel corso nell'ultimo G8, per stanare i furbetti internazionali del fisco che grazie ad acrobazie societarie riescono a mettere al riparo redditi in Paesi a fiscalità vantaggiosa, diversi da dove operano. Dall'altro quella sui patrimoni, che include appunto anche la guerra ai capitali depositati nei conti protetti dal segreto bancario.
"Spread troppo alto, dovrebbe essere 120-130". Non solo evasione però. Saccomanni parla anche della situazione della nostra economia. E pur sottolineando che lo spread "è molto più basso rispetto allo scorso anno" sottolinea poi che "In base ai fondamentali italiani lo spread tra Btp e Bund non dovrebbe essere oltre 120-130. Non è forse assurdo che l’Irlanda, sostenuta anche da finanziamenti italiani, vanti uno spread migliore?". Oggi i titoli decennali di Dublino hanno un rendimento del 3,88%, i bond Italiani del 4,40%.