M5s, le spese di Di Maio diventano un caso
Nel mirino i centomila euro che il vicepresidente della Camera avrebbe speso in tre anni per gli eventi sul territorio. La questione ripresa su Supernova. Lui risponde: "Sono meno di tremila euro, è normale per un parlamentare"
ROMA - "Centomila euro di eventi sul territorio in tre anni? Ma quanto spende Luigi Di Maio?", è la domanda che corre di chat in chat tra i parlamentari del Movimento 5 Stelle riguardo alle rendicontazioni del vicepresidente della Camera. Domanda ripresa sul sito del 'libro a puntate' Supernova di Marco Canestrari e Nicola Biondo, cui l’interessato oggi, in conferenza stampa per presentare un tour addirittura mondiale per il NO al referendum sulle riforme costituzionali, risponde: "Sono meno di tremila euro al mese, è normale per un parlamentare spendere per attività sul territorio".
Non è così semplice però. Perché se è vero che i parlamentari 5 stelle continuano a restituire parte della loro indennità fissa (Di Maio a maggio 2016 ha restituito 1.686 euro su 4.945), è anche vero che, da quando sono sbarcati in Parlamento, la quota 'variabile' delle restituzioni è diminuita drasticamente, come dimostra il grafico del sito maquantospendi.it, che analizza i dati forniti dall’M5S su tirendiconto.it.
Così, per restare a maggio 2016 che è l’ultimo mese di cui si trova traccia, dei 7.193 euro di rimborsi forfettari che i deputati sommano all’indennità, il vicepresidente della Camera ha restituito 460 euro. Un andamento simile a quello dei mesi precedenti e migliore di quello di molti suoi colleghi che spesso, quota fissa dello stipendio base a parte, non restituiscono nulla.
Quel dato gigantesco degli 'eventi sul territorio', però, fa discutere. Perché come parlamentare, in Italia, Di Maio ha treni e aerei pagati. Quindi le spese di trasporto non possono essere così ingenti. E perché spende molto di più rispetto a tutti gli altri. Per fare qualche esempio, dopo i 108.752 euro del vicepresidente della Camera c’è il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico con 31.600 euro, poi il semisconosciuto senatore Carlo Martelli con 28.484 euro, Carla Ruocco con 25mila, Barbara Lezzi con 22mila. Alessandro Di Battista è solo diciottesimo con poco più di 16mila euro, ma era prima del 'Costituzione coast to coast' che potrebbe aver cambiato le cose sebbene il deputato romano dormisse e mangiasse spesso da attivisti, per poi ripetere – a più riprese – "la benzina ce la regalano".
Così, la retorica della 'politica a costo zero' continua a essere usata anche da chi ha scoperto che la politica a costo zero non è. E il dato dei 100mila euro spiega più di tanti retroscena quanto Luigi Di Maio e l’ufficio comunicazione dei 5 stelle spingano su di lui come candidato premier del Movimento. Mandandolo in giro per l’Italia e per l’Europa, quando non è in Israele, ogni weekend utile. Spingendolo fino a Mosca, se sarà lui a chiudere l’annunciato tour mondiale per il NO dall’ormai 'amico
Putin', visto che il Movimento non perde occasione per difendere la Russia e accusare l’Unione europea di aver sbagliato tutto con le sanzioni. E costruendo una leadership di fatto che, adesso, inizia a dar fastidio ai molti nostalgici dell’ 'uno vale uno'.
Non è così semplice però. Perché se è vero che i parlamentari 5 stelle continuano a restituire parte della loro indennità fissa (Di Maio a maggio 2016 ha restituito 1.686 euro su 4.945), è anche vero che, da quando sono sbarcati in Parlamento, la quota 'variabile' delle restituzioni è diminuita drasticamente, come dimostra il grafico del sito maquantospendi.it, che analizza i dati forniti dall’M5S su tirendiconto.it.
Così, per restare a maggio 2016 che è l’ultimo mese di cui si trova traccia, dei 7.193 euro di rimborsi forfettari che i deputati sommano all’indennità, il vicepresidente della Camera ha restituito 460 euro. Un andamento simile a quello dei mesi precedenti e migliore di quello di molti suoi colleghi che spesso, quota fissa dello stipendio base a parte, non restituiscono nulla.
Quel dato gigantesco degli 'eventi sul territorio', però, fa discutere. Perché come parlamentare, in Italia, Di Maio ha treni e aerei pagati. Quindi le spese di trasporto non possono essere così ingenti. E perché spende molto di più rispetto a tutti gli altri. Per fare qualche esempio, dopo i 108.752 euro del vicepresidente della Camera c’è il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico con 31.600 euro, poi il semisconosciuto senatore Carlo Martelli con 28.484 euro, Carla Ruocco con 25mila, Barbara Lezzi con 22mila. Alessandro Di Battista è solo diciottesimo con poco più di 16mila euro, ma era prima del 'Costituzione coast to coast' che potrebbe aver cambiato le cose sebbene il deputato romano dormisse e mangiasse spesso da attivisti, per poi ripetere – a più riprese – "la benzina ce la regalano".
Così, la retorica della 'politica a costo zero' continua a essere usata anche da chi ha scoperto che la politica a costo zero non è. E il dato dei 100mila euro spiega più di tanti retroscena quanto Luigi Di Maio e l’ufficio comunicazione dei 5 stelle spingano su di lui come candidato premier del Movimento. Mandandolo in giro per l’Italia e per l’Europa, quando non è in Israele, ogni weekend utile. Spingendolo fino a Mosca, se sarà lui a chiudere l’annunciato tour mondiale per il NO dall’ormai 'amico
Nessun commento:
Posta un commento