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PAOLO Putti lascia il Movimento Cinque Stelle. L’ex candidato sindaco di Beppe Grillo per Genova, e attuale capogruppo dei grillini in consiglio comunale lo ha annunciato ieri sera alla plenaria del M5S: «Me ne vado». Sta ancora decidendo se uscire dal gruppo consiliare prima della fine del mandato, o aspettare la fine naturale dell’incarico, la prossima primavera. Oppure cogliere l’occasione per togliersi tutti i sassolini dalle scarpe.

Del resto il nodo è già venuto al pettine con il leader. Mercoledì Beppe Grillo ha fatto a Paolo Putti una telefonata di fuoco. Era furibondo per le critiche che proprio Putti ha rivolto ad Alice Salvatore nella vicenda dei lavoratori delle Riparazioni navali in consiglio regionale. Affaire che ha portato, peraltro, un consigliere regionale M5S, Francesco Battistini, a dissociarsi dal gruppo in Regione e chiedere scusa ai lavoratori. Grillo gli ha detto chiaro e tondo che Alice Salvatore non si tocca. Che non si azzardi più a criticare, dall'interno, la linea. Putti aveva staffilato Salvatore liquidandola con «È l'effetto della politica dei selfie». E avrebbe anche sfidato Grillo: «Cacciami tu dal Movimento, allora». A quel punto il comico avrebbe tirato il freno. Per evitare il "caso" Putti. Come quello del sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il "caso" Putti, però, c'è e farà rumore: perché il capogruppo in consiglio comunale, uno dei primi grillini, nel 2012, a candidarsi a sindaco e poi a entrare dentro la macchina dell'amministrazione, se ne va con le motivazioni che, a spizzichi, ha già chiarito, anche pubblicamente. Non soltanto non si riconosce in una gestione verticistica del Movimento, slacciata sempre più dai territori, ma pure non ha trovato la coesione necessaria per lanciare una propria candidatura a sindaco e provare a far cambiare passo al "Movimento di Alice" come lo chiamano ormai in molti a Genova e in Liguria. A Putti, dicono i suoi amici, dispiace lasciare il campo a chi, secondo lui, avrebbe reinterpretato il Movimento in chiave completamente diversa dalle istanze iniziali.

Peraltro ieri sera Putti parlava senza la sua rivale, in plenaria. Assente alla riunione cruciale per il futuro amministrativo della città, almeno per quanto riguarda il Movimento. Alice Salvatore infatti ha partecipato a un dibattito sul referendum costituzionale, a Certosa, promuovendo le ragioni del No, contro il consigliere regionale Pd Pippo Rossetti, paladino del Sì. E per rispondere al mal di pancia, piuttosto forte, tra le fila dei militanti che non hanno digerito l'assenza, considerata strategica, della Salvatore a una plenaria così cruciale per la scelta "dal basso" del candidato, l'altra sera è cominciata a circolare in rete una lettera firmata da sessantasette altri militanti grillini e indirizzata al Meetup. Tra i firmatari ci sono attivisti di lungo corso, alcuni rampanti novizi e anche Luca Pirondini, professore d'orchestra, da molti indicato come il candidato sindaco in pectore proprio di Alice Salvatore, il suo asso pigliatutto. Che infatti ieri sera era a tifare per Alice nello scontro referendario, anziché a presentare la sua candidatura all'assemblea plenaria.

Una lettera che molti hanno visto come la risposta politica di Alice agli attacchi alla sua gestione "poco democratica" del Movimento: "Non è per dividere in buoni o in cattivi, ma soltanto per provare a tracciare un punto zero dal quale ripartire con serenità". E poi, passaggio chiave: "Sosterremo la lista o le liste espressione diretta delle regole che gli organi del Movimento 5 Stelle preposti a farlo decideranno essere le migliori, poiché la nostra fiducia nei loro confronti è totale". Insomma fiducia totale nella scelta di chi fa le regole: lo staff, Beppe Grillo, Alice. E ancora: "Il nostro è un fermo dissenso al confuso pasticciato e incomprensibilmente
 frettoloso iter per la selezione dei candidati alle amministrative della nostra città", ovvero sembrano schierarsi contro la scelta di presentare dal basso le candidature, proprio come accaduto ieri sera alla plenaria. E aggiungono: "I sottoscriventi non stanno disconoscendo il ruolo della riunione plenaria". Ma intanto Putti è proprio andato in plenaria, che lui definisce il luogo geometrico della democrazia, ad annunciare la sua uscita dal Movimento.