Livorno, meno fondi a Terzo Settore. Caritas: “Per prima volta tagli su poveri”
Il Comune mantiene le social-card (che voleva eliminare), ma reinternalizza i servizi affidati a varie associazioni che aiutano senzatetto e indigenti con mensa, sportelli immigrati, formazione professionale o accoglienza di madri sole
Riorganizzazione dei servizi sociosanitari e sostegno ai poveri, la “rivoluzione” della giunta di Livorno guidata da Filippo Nogarinfa discutere. Se da una parte infatti vengono reintrodotte le social card in favore dei poveri che due mesi fa erano state completamente tagliate, dall’altra si internalizzano servizi precedentemente affidati a associazioni del Terzo Settore e si sforbiciano diverse convenzioni. L’accusa nei confronti della giunta da parte di alcune associazioni – tra cui Caritas e Arci – è infatti di aver recuperato risorse ai danni di quelle realtà storicamente in prima fila nel sostegno alle marginalità sociali: “E’ la prima giunta che taglia sui poveri” attacca la Caritas.
A dicembre il Comune aveva annunciato la necessità di tagliare completamente le social-card dei poveri (326mila euro) e le borse-lavoro (91mila) nell’ambito di un complessivo taglio del 4% (843mila) al sociale: ora l’assessore Ina Dhimgjini ha ufficializzato che tali contributi saranno in gran parte mantenuti. “Il taglio al sociale sarà ridotto, siamo riusciti infatti a trovare 526mila euro – ha spiegato a ilfattoquotidiano.it – grazie alla riorganizzazione dei servizi sociosanitari e a un avanzo d’amministrazione pari a 300mila euro”. I cardini della manovra sono reinternalizzazione e riorganizzazione di molti servizi, sforbiciate alle convenzioni, stop all’affidamento diretto dei servizi (“da oggi tutto sarà affidato tramite bando“), bilancio sociale partecipativo: “Ai poveri arriveranno gli stessi servizi, anzi aumenteranno, poiché non ci saranno aggravi di spesa”. Le risorse non verranno più distribuite mediante social-card (300 in passato i beneficiari per un importo tra gli 80 e i 150 euro a carta) bensì tramite voucher (il servizio dovrebbe partire a aprile). Le borse-lavoro in favore di 16-18enni a rischio di marginalità socialesaranno invece reintrodotte in parte grazie a un recente stanziamento di 50mila euro (a cui hanno contribuito con circa 4mila euro a testa Caritas e Amministrazione penitenziaria).
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Ma nel frattempo il contributo in favore di Caritas (mensa, borse lavoro, formazione ai mestieri, accoglienza madri sole) passerà da 117mila euro a 58mila euro mentre quello al Cesdi (centro per senzatetto) da 19mila a 10mila euro. Azzerati i 20mila euro all’Arci per lo sportello immigrati. Eliminato inoltre il servizio dei “nonni-vigili” (88 anziani coinvolti – secondo quanto riporta il Tirreno – per un costo di circa 100mila euro) impiegati nei parchi o davanti alle scuole in prossimità degli attraversamenti più a rischio.
La manovra non è piaciuta alla Caritas. Nei giorni scorsi la presidente suor Raffaella Spiezio aveva dichiarato: “C’è da chiedersi se si taglino i fondi al sociale perché si è realmente convinti che questo faccia il bene della città oppure per un giudizio politico e morale sulla gestione dei servizi: rifiutiamo con fermezza l’accusa di corporativismo“. Dura annche l’Arci: “Per ridare ai poveri quello che l’amministrazione stessa aveva tagliato si è tolto a quelli che erano ancora più poveri”. Sul sito internet di Arci poi si precisa: “Per il 2014 l’esborso per le social card ammontava a circa 428mila euro, sappiamo di quel che parliamo, visto che ne gestivamo l’erogazione: con i soldi ‘risparmiati’ è stata realizzata una copertura che arriva appena al 50%”. Poi la conclusione: “Non c’e stata alcuna reinternalizzazione, solo taglio netto o riduzione della qualità dei servizi presenti”. Soddisfatta invece l’Unione Inquilini: “Il vecchio sistema di esternalizzare i servizi sociali è uno spreco di risorse inaccettabile”.
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