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ROMA - Torniamo all'opposizione. E sulle riforme voteremo solo ciò che ci convince. Silvio Berlusconi telefona ad una iniziativa promossa da Gianfranco Rotondi a Roma e ribadisce la linea: "Ci siamo sgravati di un peso e possiamo tornare a lavorare a costruire un forte e compatto centrodestra. Voteremo le riforme se saranno positive per il Paese ma riprendiamo il nostro ruolo a 360 gradi di oppositori. Non accetteremo, insomma, più quanto fino ad oggi abbiamo accettato".

Poi una strizzatina d'occhio alla pancia dell'antiplitica: "Ho avuto una brutta impressione del nostro Parlamento in occasione dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, ho visto mille persone applaudire ogni frase, tutti felici e contenti e mi hanno dato l'impressione di appartenere a una casta privilegiata che concretizzava il distacco profondo con la gente che fuori invece ci diceva: 'ma perché' tutto questo impegno per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e a noi mancano i soldi per arrivare a fine mese?'. Si è manifestata la distanza tra la politica, politicanti e cittadini, cosa di cui oggi dobbiamo tenere conto".

Riforme, Berlusconi: ''Rischio deriva autoritaria''


Quindi il ritorno ad un suo antico refrain: i brogli elettorali. "Questo è il terzo governo non eletto dal popolo - dice l'ex Cavaliere -, guidato da un presidente del Consiglio che non ha preso nessun voto, con una maggioranza che è il frutto di una elezione, quella del febbraio 2013, in cui il distacco tra noi e loro è stato solo dello 0,37 per cento. In quella occasione non siamo stati capaci, per demerito nostro, di apprestare le difese del nostro voto di fronte alla professionalità di una sinistra che pratica lo spoglio delle schede in un certo modo da decenni. E il risultato vero di quel voto non lo sapremo mai. Però, dentro di noi sappiamo che quel risultato è stato diverso".