giovedì 17 gennaio 2013

Loro usufruiscono e noi paghiamo. Loro non lavorano nella amministrazione dello stato e prendono anche i benefici della mensa e dei premi di produttività. Ma di quale produttività considerato che non firmano cartellini, vanno in sindacato quando ne hanno voglia, e si mangiano 1 miliardo e 850 milioni di euro all'anno. Chiediamo a Bersani, a Vendola, a Ingroia, a tutti i segretari di partito: " Ma questi sono più privilegiati di voi. Quando li mandiamo a lavortare per chi gli fornisce lo stipendio, cioè lo stato?" Invitiamo tutti gli elettori di sinistra a non votare i partiti di sinistra se non si impegnano a far finire questo scandalo presente solo in Italia.

Uno dei maggiori privilegi dei sindacati italiani consiste nel non dover pagare uno stipendio a circa un dipendente su sette. Su un organico di 20 mila tra alti dirigenti, capetti e funzionari, infatti, CGIL CISL e UIL nel 2004-2005 hanno ricevuto in omaggio 2 mila e 584 impiegati pubblici. Il meccanismo è quello del distacco e prevede che l'amministrazione di provenienza continui a fornire graziosamente la busta paga, comprensiva beninteso di premi di produttività e buoni pasto, al piccolo esercito affaccendato in questioni sindacali. Che, esaurita la missione, si ritrova pure con un privilegio in più. Lo stabilisce, a pagina 38, il volume curato dal dipartimento per la funzione pubblica e intitolato "Prerogative sindacali e normativa di riferimento. Dice l'articolo 18:" Il dipendente o dirigente che riprende servizio può, a domanda, essere trasferito, con precedenza rispetto agli altri richiedenti, in altra sede della propria amministrazione quando dimostri di avere svolto attività sindacale e di avere avuto domicilio nell'ultimo anno nella sede richiesta ovvero in altra amministrazione, anche di diverso comparto, nella stessa sede".

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