Grillo vs Ingroia: «Tutti a
fare movimenti, anche i giudici»
Di Beppe Facchini
Sentirgli dire che «Berlusconi è patetico. Va in tv e dice le stesse cose, anche copiate da me» non è di certo una novità. La sorpresa prenatalizia è più che altro rappresentata da un’affermazione rivolta a chi sembrava uno dei pochi inseriti nella personalissima lista dei salvabili da parte di Beppe Grillo. «Adesso in Italia fanno tutti movimenti, anche con giudici davanti a fare la foglia di fico».
In giro per il Paese a caccia di firme pro-Movimento 5 Stelle in Parlamento, il comico fa tappa anche a Molfetta, sessantamila anime a venti minuti da Bari dove, tra stramuort e chittemuort e oltre ai soliti attacchi in scaletta – obbligato quello al padrone di casa Nichi Vendola – lancia una stoccata anche ad Antonio Ingroia e al suo movimento arancione. In passato sembravano l’uno disposto a dialogare con l’altro, ma con le metaforiche – e certamente pure scomode – foglie usate dal blogger genovese, i toni sembrano essere già cambiati, nonostante lo stesso pm pochi giorni fa ammise addirittura di aver «apprezzato alcune sue battaglie prima che intraprendesse l’attività politica».
«Siamo la prima forza del Paese» – Ma il Grillo approdato nella città natale di Gaetano Salvemini non è stato solo questo. Al solito ha sbraitato contro la stampa, il Pd, Rigor Monti, gli zombie in circolazione e tutti i loro simboli partitici, da «mandare via, fuori, ma solo dopo un’attenta verifica fiscale». Il Movimento 5 Stelle ormai è pronto a prendere il suo posto e Grillo non sa più come nascondersi: «Siamo la seconda forza politica del Paese. Anzi, forse già la prima. Ma rischiamo di restare fuori dal Parlamento per una virgola».
La preoccupazione grillina riguardo le regole del gioco elettorale imminente è però soltanto di facciata. Il “portavoce” dei Cinque Stelle infatti sa benissimo che le cose non andranno così, nonostante «la follia di farci votare a febbraio. Mai vista una cosa del genere e sapete perché lo fanno? Perché dopo il risultato ottenuto in Sicilia avevano paura prendessimo anche Lombardia, Lazio e Molise, facendo a tutti un culo così alle Politiche in un’altra data».
Call center di famiglia – «Con due lauree non è possibile lavorare in un call center a 400 euro al mese». Durante il comizio-spettacolo molfettese Grillo non ha mancato di toccare tutti i punti di forza delle sue strillate, con un passaggio quasi paradossale in una città dove gran parte della popolazione non solo giovanile – con o senza beneamato pezzo di carta appeso su qualche parete di casa – lavora o ha lavorato in uno dei call e contact center più grandi del sud Italia. Con centinaia e centinaia di dipendenti e che appartiene al fratello del sindaco-senatore della città Antonio Azzollini, dimissionario a ottobre e sostituito da due commissari straordinari in meno di sessanta giorni mentre continuava la sua intensa attività di presidenza alla Commissione Bilancio di Palazzo Madama. L’assist per Grillo è arrivato quasi su un piatto d’argento.
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