Grillo e i suoi “dummies”
Lo stesso giorno del novantacinquesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre, il nuovo Stalin della democrazia italiana ha emesso il suo ukaze. Come il Gesù dei Vangeli si indirizzava letteralmente ai “poveri di spirito”, il Grillo Parlante si rivolge altrettanto letteralmente ai dummies, o “deficienti”, disposti ad ascoltarlo. E inizia il suo proclama dichiarando che “il Movimento a 5 Stelle vuole sostituire il sistema dei partiti con la democrazia diretta”, e “in sostanza vuole la fine dei partiti basati sulla delega in bianco”.
Cosa significhi “democrazia diretta”, viene spiegato subito dopo. I rappresentanti del movimento scelti dagli elettori dovranno infatti obbedire a tutte e sole le direttive del capo. A loro sarà vietato anche il diritto di parola, che non potranno esercitare in televisione: quello è un ruolo che spetta solo al capocomico, il quale ha già dimostrato in questi giorni di dare di matto quando qualcuno dei “suoi” si permette di provare a rubargli la scena mediatica.
Il manuale for dummies non sembra aver ancora stabilito il colore delle camicie di coloro che marceranno su Roma al seguito del nuovo “lider maximo”, ma i futuri marciatori hanno comunque già introiettato la sua raffinata dialettica. E così, quando l’ingenua Federica Salsi, ignara che la sua elezione al consiglio comunale di Bologna equivalesse a una delega in bianco al Movimento e al suo Padrone, ha osato partecipare a quella famosa “trasmissione di regime” che è Ballarò, si è sentita chiamare “puttana”, “merda” e “faccia da culo”, e le è stato intimato di “andare fuori dai coglioni”, “a cagare” e “affanculo”.
D’altronde, cosa ci si poteva aspettare da chi ha trovato la propria ispirazione politica nei “Vaffanculo Day”, appunto? Di fronte al neofascismo, al neoleghismo e al neoberlusconesimo rappresentati da Grillo e dal suo Movimento, almeno nella maniera in cui lo intendono lui e la sua anima nera Casaleggio, non si può che far quadrato e cercare di salvare il salvabile. Altro che votare Grillo per far crollare i partiti tradizionali, come ha incautamente proposto Flores d’Arcais!
Queste tattiche suicide le abbiamo già viste in azione nel 1922, nel 1933 e nel 1994. Mussolini e Hitler, così come Bossi e Berlusconi, si proponevano tutti, ciascuno a proprio modo, come distruttori della democrazia partitica corrotta e rifondatori di un nuovo sistema politico. A cosa ha portato l’ingenuità politica dei dummies che hanno creduto ai rozzi slogan di questi pifferai, lo sappiamo. Non è proprio il caso di accendere ancora una volta la miccia sotto la Santa Barbara, nell’ingenua speranza che l’esplosione possa disintegrare i partiti senza seppellire anche la democrazia.
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