Il Comune di Roma rischia il dissesto e il commissariamento. E il concordato preventivo per ATAC che il Campidoglio sta studiando potrebbe avere un effetto devastante sui conti
Il Comune di Roma rischia il dissesto e il commissariamento. E il concordato preventivo per ATAC che il Campidoglio sta studiando potrebbe avere un effetto devastante sui conti.
Perché il Comune di Roma rischia il commissariamento
Entro il 30 settembre infatti il Campidoglio deve approvare, per la prima volta, il “bilancio consolidato”, il documento che tiene insieme il bilancio del Comune e quello delle sue municipalizzate. E, spiega oggi Federica Tiezzi, presidente dell’OREF (l’organo che supervisiona i conti), in un’intervista al Messaggero, «La legge parla chiaro: nel bilancio consolidato non possono esserci contenziosi in atto tra il Comune e le sue partecipate. Invece oggi il Campidoglio ha ancora oltre 250 milioni di euro di crediti non riconosciuti verso le società che controlla al 100%. Sono nodi che vanno sciolti prima di approvare la manovra. Altrimenti il Comune rischia il commissariamento. Purtroppo al momento non ho riscontri sul fatto che il Campidoglio si stia muovendo per sanare questa falla».
Il problema del concordato preventivo per ATAC sta infatti tutto qui. Tra il 2005 e il 2011 l’azienda avrebbe dovuto ricevere soldi dalla Regione per il finanziamento del trasporto pubblico, ma l’ente pagava in ritardo così il comune, per evitare problemi di liquidità, ha anticipato denari all’azienda. Che però non sono mai stati restituiti fino a creare un credito del comune nei confronti di ATAC pari a 429 milioni di euro. Atac, come si legge nel documento che formalizza l’accordo stretto con l’amministrazione Raggi, ha trovato un accordo per restituire la somma «dal primo gennaio 2019 al primo dicembre 2038, con rateizzazione in 240 quote mensili ». Senza interessi. Da unico azionista, non avendo certo bisogno di lucrare sulla sua controllata, non applicherà nessun tasso all’operazione.
I conti di ATAC e il rischio concordato
Ma è qui che le cose si complicano. Perché se si va al concordato preventivo il Comune, che ha postergato il debito, diventerebbe a questo punto l’ente che verrebbe rimborsato per ultimo anche rispetto agli altri, ai fornitori e alle banche. Ma allora questo credito diventerebbe non esigibile: «È ovvio che se una posta del genere, in tutto o in parte, dovesse finire in un fondo di svalutazione crediti,l’impatto sui conti del Comune di Roma sarebbe davvero pesante», spiega oggi la Tiezzi.
Il secondo problema invece riguarda gli altri crediti del Comune verso le partecipate. Il Campidoglio deve trovare un accordo entro il 20 settembre per inserirli nel bilancio consolidato. Ma per farlo deve per lo meno approvare un piano o firmare un accordo con ciascuna delle aziende per un piano di rientro che sia quantomeno sostenibile. Eppure in questo caos e con queste scadenze che si avvicinano, si è deciso il cambio dell’assessore al bilancio.
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