domenica 30 ottobre 2016

Referendum, se vince il No, con Beppe Grillo velocizzati i bus: dimezzate le fermate

Referendum, a meno di 2 mesi, c’è ancora in Italia gente come Pierluigi Bersani che continua a ritenere che i grillini siano i possibili partner di un suo fantasmatico governo: lo strano incontro fra il delirio politico e un’organizzazione chiaramente illegale e non democratica. Sembra di essere dentro un incubo, lamenta Giuseppe Turani, in questo articolo, pubblicato anche su Uomini & Business. Ecco chi sono i grillini: non vanno in piazza, non votano le proposte di Grillo, a Roma aspettano con ansia il reddito di cittadinanza da un comune fallito.

Rubo la citazione. Talleyrand: “La politica non è altro che un certo modo di agitare il popolo prima dell’uso”. Riporto questa frase perché mi sembra la descrizione più concisa e esatta di che cosa è oggi il Movimento 5 stelle, sul quale sarebbe bene che molti nostri autorevoli politici (e giornalisti) si decidessero a dire la verità.
E la verità è molto semplice.
1- Grazie a una serie di vicende i grillini hanno conquistato i comuni di Roma e di Torino. A qualche mese da quella vittoria, è evidente che non hanno la minima idea di come si debbano governare delle metropoli. Hanno schierato del personale già squalificato (Roma) o mezzo squalificato (Torino). Ma non governano niente.
La loro idea, demente e pericolosa, è quella di fare in queste due città una sorta di esperimento in corpore vili delle sgangherate teorie grilline sulla decrescita felice. Il primo obiettivo è quello di spendere poco, o niente. Torino, che era diventata una capitale della cultura di livello europeo, dovrebbe trasformarsi in una specie di mercatino permanente di quadretti naif. E rimane sempre il disegno di farne anche la prima città vegana d’Europa. Per velocizzare le corse degli autobus, la grande idea è quella di sopprimere metà delle fermate.
Roma non sta meglio. Dietro il movimento pentastellato è arrivato al potere tutto il generone della Roma di destra. Nessuno sa fare nulla (erano bravi solo a distribuire appalti), hanno un Comune di fatto fallito, ma hanno bocciato l’unica occasione che avevano di creare un po’ di movimento (le Olimpiadi), e continuano a sognare di poter distribuire un giorno il famoso reddito di cittadinanza, atteso con grande ansia da intensi gruppi di fannulloni fanatici. Probabilmente con soldi stampati di notte da volontari.
Il “nuovo modo di governare grillino” è tutto qui. A parte sciocchezze divertenti come la funivia romana, il complotto dei frigoriferi gettati per strada dai nemici, l’acqua da bere solo nelle brocche e altre cretinate.
2- Ma il movimento sta anche dando i primi segnali di fuori giri. Alla grande manifestazione di piazza per il dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, si sono presentate 150 persone in tutto, forse 200, in una città dove il sindaco Raggi è stata eletta pochi mesi prima con il 70 per cento dei voti. Una cosa penosa. E infatti Grillo, che era a Montecitorio, convinto di vivere una giornata di gloria populista, non si è nemmeno fatto vedere in piazza perché la piazza non c’era. Se l’è filata all’inglese e ha mandato al suo posto  il povero Di Battista, una sorta di passe-partout politico, buono per tutti gli usi.
Ma non basta. Un giudice di Napoli aveva dato ragione a degli espulsi del movimento che avevano protestato. Ordinando a Grillo di cambiare statuto. E spiegando anche che la nuova proposta doveva raccogliere almeno il 75 per cento dei voti favorevoli degli aventi diritto al voto, come prescrive il codice civile. Bene, Grillo e il suo socio Casaleggio sono arrivati a spedire fino a oltre 30 mail di sollecito agli iscritti, uno per uno. Tutto inutile. Il quorum del 75 per cento non è mai stato raggiunto. Oggi, quindi, il movimento si trova con un Non-Statuto, come gli piace chiamarlo, che non vale un tubo perché già bocciato da un Tribunale della Repubblica, ma quello nuovo non è mai stato approvato. Insomma, sta su una nuvola. Risposta del comico: non ci fermeranno, avvocati già al lavoro.
In realtà siamo in presenza di un movimento politico che non fa congressi, che non elegge dirigenti, tutto viene deciso da Grillo e da un mitico staff (che nessuno ha mai visto) raccolto intorno a Casaleggio a Milano. Nulla è più lontano da un’organizzazione appena appena democratica.
Ma nessuno dice niente.

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