Travaglio non avendo una reputazione non teme di perderla
Nel suo editoriale di oggi il direttore del Fatto insulta tutti, quotidiani e televisioni. Tranne naturalemnte il giornale che dirige e la rete che lo ospita a pagamento
“È vero che chi non ha una reputazione non teme di perderla e chi ha già perso la faccia una volta è in una botte di ferro”: questo sorprendente squarcio autobiografico che Marco Travaglio ci regala oggi fra le pieghe di un editoriale traboccante odio e rancore è la chiave per comprendere le ragioni della sconfitta, sistematica e persino noiosa, dei mujaheddin antirenziani.
Travaglio, in quella frase, sta parlando di Napolitano e di Renzi, colpevoli di aver detto a parole, come dirà domenica coi fatti la maggioranza degli italiani, che non partecipare ad un referendum inutile è una scelta perfettamente legittima. Ma è evidente che sta parlando di se stesso: perché soltanto chi non ha una reputazione può dire e disdire, insultare e fuggire, manipolare e falsificare, servire e adulare secondo le proprie immediate, urgenti e redditizie necessità.
Per dire: la filippica di oggi maltratta tutti i quotidiani tranne il Fatto, il giornale che Travaglio dirige e al quale ha fatto perdere in un anno il 40% di copie vendute, e copre di insulti tutte le reti televisive tranne La 7, ai cui programmi Travaglio partecipa a pagamento. Questo è l’uomo, questa la sua reputazione.
Oppure: incolpa Renzi e Napolitano di aver commesso il “plateale reato” di “istigazione all’astensionismo”, cita il Dpr 30.3.1957 n. 361 e la legge 25.5.1970 n. 352 – perché le menzogne e le viltà, come ci ha insegnato l’avvocato Azzecca-garbugli, devono sempre essere circondate da un alone di numeretti, leggi e latinorum per imbrogliare meglio il pubblico pagante – ma si guarda bene dal dire che sta soltanto copiando un post su Facebook di Carlo Sibilia, il deputato grillino che giudica “una farsa” lo sbarco sulla Luna; che quegli articoli di legge riguardano i pubblici ufficiali (ad esempio un poliziotto o un presidente di seggio), e non i leader politici, che ovviamente sono liberi di esprimere opinioni politiche; che lui stesso, nel 2009, invitò pubblicamente sul blog di Grillo all’astensione al referendum sul Porcellum; e soprattutto si guarda bene, il coraggioso Travaglio, dal presentare lui un esposto alla Procura: meglio mandare avanti Sibilia e il rifondarolo Ferrero e aspettare che si coprano di ridicolo al posto suo, così da poter poi scrivere, quando le denunce finiranno nel cestino della carta straccia, che il regime ha piegato un’altra volta la legge ai propri perfidi interessi.
Domenica è una bella giornata per la democrazia, perché gli italiani lasceranno cadere nell’oblio un referendum inutile e strumentale, mentre Travaglio segnerà sul calendario un’altra sconfitta. Ma per lui va benissimo così: lo pagano apposta.
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