La trivella non porta la spallata
Sconfitto chi voleva dare un colpo a Renzi. Ma domani è un altro giorno
Niente quorum, il referendum sulle trivelle è fallito. Hanno vinto i contrari – cioè gli astensionisti – e hanno perso i promotori. Questo è il primo dato da cui non si può sfuggire, e chi vorrà nascondere questa semplice realtà si coprirà di ridicolo.
Perché non si scappa: al referendum, se vuoi vincere sei tu che devi portare metà del Paese alle urne e ottenere la maggioranza di Sì fra i votanti. Elementare, caro Michele Emiliano and company. Partite da questa semplice verità e poi naturalmente, spiegherete quello che vorrete.
Il referendum è fallito – seppure bisogna avere rispetto per i milioni di italiani che alle urne ci sono andati – perché la stragrande maggioranza del Paese non ha condiviso il quesito referendario, non lo ha capito, non lo ha giudicato di sua competenza, non lo ha percepito come questione fondamentale. E legittimamente non è andata a votare. Una maggioranza di buoni cittadini, esattamente come quelli che sono andati a votare, con buona pace del presidente della Consulta che forse involontariamente ha diviso l’Italia in buoni e cattivi. Bisogna dunque rispettare la maggioranza del Paese e ammettere che questa battaglia, semplicemente, non andava fatta.
Politicamente, poi, ha dato fastidio la strumentalizzazione della vicenda. Non è stata una buona idea – no, amici referendari, non dite che non è così – quella di giocare le trivelle per dare una spallata a Renzi. Non ha funzionato. Non è andata come andò a Craxi con la preferenza unica. Per il futuro tutti i referendari faranno bene ad attenere al merito della questione.
La brigata del Sì, variopinta e composita, non è riuscita a portare alle urne tutti i suoi elettori. Uno smacco.
La destra ha dato un’altra prova di inconsistenza, sostanzialmente disinteressandosi della questione. Per forza. Vi immaginate i piccoli imprenditore leghisti votare contro il petrolio, loro che hanno istinto industriale e quotidiano impatto con la produzione?
I grillini hanno fatto un certo rumore, ma non era il loro referendum. Ambientalisti, i 5 Stelle? Ma se non se ne sono mai occupati. Ne masticano poco. No, loro sono quelli della fantomatica spallata, e dunque i principali sconfitti.
Poi c’è la sinistra, esterna e interna al Pd. Si è cercato di dare un colpo al governo e alla maggioranza del Pd, con un pavloviano riflesso polemico che da tempo purtroppo contrassegna questa area. Purtroppo, diciamo: perché questa sinistra che perde sempre non dà un contributo nemmeno alla propria battaglia. E forse sarebbe l’ora di una qualche riflessione autocritica, da quelle parti, perché si vede ogni giorno che la rottura non paga, e che a fare l’imitazione dei grillini non ci si guadagna niente.
Infine, Renzi e il Pd superano la prova avendo resistito a una campagna molto “cattiva”,specie negli ultimi giorni, finanche nelle ultime ore, svolta con un’aggressività che deve far riflettere: il problema è che il Paese è nervoso come nei momenti peggiori, e che le divisioni sono sempre più nette e pesanti. È un clima che non serve a nessuno. Il Pd, e il suo gruppo dirigente, oggi non ha vinto la guerra, semmai una battaglia, e nemmeno la più importante. Ma l’ha vinta. E domani è un altro giorno.
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