Riforma di partiti e sindacati, ecco il piano di Renzi
Nonostante gli attacchi di Maurizio Landini, Matteo Renzi va avanti per la propria strada. E prepara, nel cantiere di Palazzo Chigi, una riforma relativa alla rappresentanza sindacale che senza dubbio provocherà ulteriori polemiche. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, nelle intenzioni del segretario Pd non vi sarebbe comunque la sola riforma dei sindacati: anche la struttura dei partiti politici andrebbe rivista.
Partendo dalla completa attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, che dispone: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. Del resto, che il sistema della rappresentanza sia in crisi a tutti i livelli, è testimoniato dalla sempre più bassa partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.
Come cambiare partiti e sindacati
Per quel che riguarda la riforma del sistema partitico italiano, le principali direttrici da cui partire sono essenzialmente due: statuto con alcune precise garanzie di rappresentanza e trasparenza assoluta (di bilanci e non solo).
Più circostanziata la nuova disciplina riservata ai sindacati, preparata dal consulente renziano Yoram Gutgeld assieme ad un “pool” di professori universitari. In sostanza si tratterebbe di riscrivere le regole e le procedure per le trattative fra le parti e di fissare i criteri in termini di iscritti per potersi sedere a un tavolo di contrattazione. Altro punto focale, quello del diverso ruolo che dovrebbero assumere i contratti aziendali rispetto a quelli nazionali.
Molto importante, infine, la rimodulazione del peso delle sigle sindacali. In particolare, acquisirebbe notevolmente importanza la questione degli iscritti e dei voti presi alle elezioni delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). Solo chi supera una certa soglia, si parla del 5%, avrebbe diritto a partecipare alla trattativa per il contratto nazionale.
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