lunedì 3 dicembre 2012

Il giudizio che danno di Grillo questi ex militanti è identico a quello che io ho espresso da più di due anni. Ognuno ci arriva con i suoi tempi. Non importa quando, non importa attraverso quale percorso, non importa con quale modalità. Ma se una persona è perbene non può far finta di niente, non può far finta che dentro questa setta ci sia la cosa alla base di qualsiasi partito o movimento: la democrazia. Una persona perbene non può mentire a se stessa affermando che Grillo non conta niente e che quello che fanno i militanti nelle città e nei paesi è il vero movimento. Non è così. Chi accetta di sacrificare la democrazia e la libertà personale e degli altri non può mentire. Perché dire che in questa setta c'è democrazia è come affermare che sulla luna c'è la vita. Un grande bluff!


“Grillo ne colpisce uno per educarne cento”. Un gruppo di espulsi fonda il Movimento a “Sei Stelle”

In provincia di Ferrara un gruppo di 5Stelle espulsi da Grillo aggiunge una stella al movimento del comico. “E’ quello della coerenza – dicono – Grillo con noi e con Tavolazzi ha fatto come Mao e le Br: colpirne uno per educarne cento”.
Questa è una storia piccola, ambientata in una cittadina di appena 36mila abitanti, una storia che non ha come megafono un blog da milioni di contatti: i protagonisti sono appena poche decine di persone.
Questa è anche una storia esemplare, perché racchiude in sé una vicenda più ampia che, in nuce, riguarda il futuro di tutti.
A Cento, in provincia di Ferrara, c’è un gruppo di cittadini che da anni lavora sul territorio: acqua, ambiente, referendum, rifiuti, connettività, i loro cavalli di battaglia. Per le scorse elezioni amministrative avevano avuto una certificazione dal blog di Beppe Grillo: come Movimento Cinque Stelle Cento erano riusciti a raccogliere il 5,8 per cento dei voti. Non risulterà nessuno eletto, ma la soddisfazione è comunque tanta.
Lo scorso marzo però da BeppeGrillo.it parte una fatwa contro Valentino Tavolazzi, uno degli amministratori più esperti del movimento, lodato e consultato molto spesso da Grillo stesso. Com’è noto, Tavolazzi è “reo” di aver partecipato ad un incontro a Rimini in cui si rifletteva sulla “democrazia interna” del Movimento Cinque Stelle – le malelingue aggiungono che in realtà la competenza politico-amministrativa di Tavolazzi era diventata eccessiva agli occhi di Grillo e del suo stratega Gianroberto Casaleggio.
Il caso Tavolazzi – che il sindaco grillino di Parma Pizzarotti voleva nominare direttore generale del comune, prima di ricevere un niet da Casaleggio in persona – porta grandi malumori nel movimento e il gruppo di Cento decide di manifestare la sua disapprovazione modificando temporaneamente il logo del 5Stelle e sostituendolo con un slogan molto caro al Grillo della prima ora: “Uno vale uno”. Non l’avessero mai fatto. Dal BeppeGrillo.it parte immediatamente un’altra scomunica: “A Cento hanno cambiato il simbolo del MoVimento 5 Stelle con un altro. Liberi di farlo. Non potranno però più usare in futuro il simbolo del Movimento 5 Stelle” la nota sul suo blog.
Per i militanti di Cento è un duro colpo: per un po’ continuano a lavorare come “Ex movimento 5 Stelle di Cento”. Ma con il passare del tempo sentono troppo stretta questa definizione. Così, mercoledì, rompono gli indugi, riferendosi alla loro espulsione – e a quella di Tavolazzi - scrivono nero su bianco: “Con la situazione impostaci ed ispirata alla filosofia maoista ‘Colpirne uno per educarne cento’ ripreso poi dalle Brigate Rosse italiane, oramai non è più accettabile e plausibile presentarci come ‘Ex MoVimento 5 Stelle di Cento’”.
(Tavolazzi e Grillo)
Qual è la soluzione allora? Semplice, aggiungere “una stella”. “6 Stelle, perché la sesta stella è quella della coerenza – la loro nota su Facebook -. La coerenza di non fermarci solo per un’imposizione venuta dall’alto senza nessuna consultazione democratica e decisione deliberata dalla ‘base’. La coerenza di fare politica senza nessuna mira personale, come deve essere fatta da un qualsiasi appartenente al Movimento 5 Stelle”. “Proseguiamo – aggiunge al telefono Raffaele De Sandro Salvati, che dei 5S di Cento era il candidato sindaco  - nel solco di quel programma elettorale, non è cambiato niente, se non la nostra espulsione per ragioni che non ci sono stati mai comunicate”.
Dalle sue parole traspare anche tanta amarezza: “Beppe Grillo ha fatto tanto per noi, ci ha svegliato, ci ha fatto aprire gli occhi. Ma adesso? Dove porterà questo suo comportamento maoista, questo sparare nel mucchio? Se lo ha fatto con Tavolazzi, poi con noi che siamo una realtà piccolissima, potrà farlo con chiunque”.
Per ora il “Sei stelle” è e vuole rimanere un “movimento locale”, anche se richieste di contatti sono arrivate un po’ da tutta Italia. Vuole rimanere, insomma, una storia piccola. Che propone uno spaccato dell’Italia: il percorso ascendente di un comico che diceva “uno vale uno” e adesso, come un “caro leader” qualsiasi, si arroga il potere di decidere per tutti.

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