Sentenza sull'Irap
"Grillo paghi tutte le sue tasse"
Respinto il ricorso del comico: non saranno restituiti i 577 mila euro versati. Per la Commissione tributaria la tassa è dovuta perché l'artista è aiutato nel suo lavoro e, le spese per i suoi collaboratori hanno carattere "continuativo"
di MASSIMO CALANDRI
Sarà pure una cosa pazzesca, come gli piace dire, ma anche Beppe Grillo deve pagare le tasse. La commissione tributaria della provincia di Genova ha respinto il ricorso del comico, che chiedeva all'Agenzia delle Entrate la restituzione di 577.296 euro versati in cinque anni precedenti a titolo di Irap.
Grillo pretendeva indietro il denaro, sostenendo che il suo lavoro d'artista era stato svolto in maniera del tutto personale. Senza cioè quella organizzazione e l'uso di dipendenti o collaboratori che sono il presupposto dell'imposta regionale sulle attività produttive.
I giudici del capoluogo ligure però non sono d'accordo. Vanno bene il pianoforte e lo stereo, così come lo studio nella villa di Sant'Ilario, dove il comico è solito scrivere i testi dei suoi spettacoli. Cose da artista solitario, appunto. Ma le altre "macchine elettroniche", e soprattutto l'uso di aiutanti, pagati in maniera continuativa, presuppongono una struttura un po' più complessa di quella raccontata da Grillo attraverso il suo avvocato.
La sentenza di risposta al portavoce del Movimento 5 Stelle, che ha sempre polemizzato contro l'iniquità della tassazione italiana e in particolare di questa imposta, è stata depositata il 14 novembre. Due giorni dopo, sulla homepage del Movimento è comparso un intervento dal titolo: "Aboliamo l'IRAP, l'Imposta RAPina che tassa imprese anche in perdita e penalizza chi ha più lavoratori", in cui si preannuncia la presentazione nella prossima legislatura, tramite i parlamentari "grillini", di un progetto per eliminare questo tipo di prelievo fiscale.
Il comico nel gennaio 2011 aveva chiesto di riavere quanto versato di Irap dal 2006 al 2010 compresi. "Il ricorrente - scrive la commissione - ha evidenziato di esercitare la propria attività professionale di artista mediante lo svolgimento e interpretazione personale di performance teatrali originali, scritte ed elaborate dallo stesso autore in modo del tutto personale, avvalendosi - per l'organizzazione degli spettacoli - di una società (Marangoni spettacolo srl, specializzata nell'organizzazione di eventi artistici) che non è in alcun modo collegata al ricorrente, né quest'ultimo risulta essere socio".
La commissione tributaria non è d'accordo. "La tesi difensiva non può essere accolta", scrive. E spiega che tra i cosiddetti beni strumentali posseduti da Beppe Grillo ve ne sono alcuni che "paiono eccedere il minimo indispensabile per l'esercizio dell'attività". Ma il punto sono le spese per i collaboratori. "Hanno carattere continuativo e non occasionale, essendo riscontrabili in ogni annualità d'imposta. La continuità di erogazioni, ancorché non omogenea sotto il profilo quantitativo in relazione ad ogni singola annualità d'imposta, costituisce tuttavia un significativo e decisivo indicatore dell'esistenza di un'autonoma organizzazione (...) si pensi, ad esempio, alle collaborazioni nella stesura dei testi, all'attività di ricerca, oppure semplicemente alla risoluzione dei problemi pratici che l'artista non ha il tempo di affrontare".
Nessun commento:
Posta un commento