La democrazia 3.0 (soprattutto zero) di Di Maio
Quanto valgono i voti dati con il Rosatellum secondo il candidato premier del Movimento 5 stelle
LaPresse / Roberto Monaldo
Sono un po’ lento di comprendonio pertanto da giorni mi tormenta la lettera che Di Maio ha scritto al Corrierone onde dimostrare more geometrico, anzi arithmetico, che il Rosatellum è pericoloso “per l’effetto distorsivo che avrà sulla rappresentanza della volontà popolare”. Solo a prezzo di una notte insonne sono riuscito a capire cosa intenda il candidato premier M5S quando spiega, quanto alle liste imparentate in un’eventuale coalizione di centrosinistra che singolarmente non superano lo sbarramento al 3%, come “i loro voti non vadano persi [congiuntivo mio] né vengano distribuiti equamente a tutti gli altri partiti, ma in questo caso vadano tutti al Pd”. Il Pd fagociterebbe così le percentuali irrisorie delle liste della coalizione che gli fa capo, ottenendo seggi in proporzione alla somma fra la propria percentuale e la loro. “In pratica per la quota proporzionale”, continua spietato Di Maio, “il voto di un cittadino elettore del Pd non vale uno ma vale 1,32. Mentre il voto di un cittadino elettore del M5S vale molto meno”: poiché i Cinque Stelle non si alleano con nessuno, non possono fagocitare i voti di nessuna coalizione. C’è poi voluta un’altra notte trascorsa a strologare sulla calcolatrice per capire l’implicazione ulteriore della polemica di Di Maio. Lui non vuole soltanto che i voti al Pd e quelli al M5S valgano uguale. Vuole anche che i voti alle liste di un’ipotetica coalizione – il 2,5% a Pisapia, l’1,5 ai Pensionati, il 2,5 ad Alfano e così via simulando – finiscano nell’indistinto non venendo attribuiti alla parte politica che compongono bensì spartiti fra le liste di diverso orientamento; Di Maio vuole insomma che ogni voto per il suo partito valga uno mentre tutti i voti per dette liste (che compongono il sei o sette per cento dell’elettorato) non devono valere nulla, così da garantire ai grillini qualche seggio in più. E questo non sarebbe un effetto distorsivo sulla rappresentanza della volontà popolare ma democrazia 3.0. Soprattutto zero.
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