Ragazzi, nessuno vi sta sfruttando: l'alternanza scuola lavoro è un'opportunità
Eleonora Voltolina della Repubblica degli Stagisti parla ai giovani: «Se voglio essere onesta con voi, devo dirvi che tutto questo livore verso l’alternanza scuola-lavoro non ha ragione di esistere. Che nessuno vi sta sfruttando. Io voglio parlare alla vostra testa, non alla vostra pancia»
14 Ottobre 2017 - 10:00
Gli studenti di scuola superiore scioperano contro l'alternanza scuola lavoro, una metodologia didattica che permette di “alternare” momenti di formazione in aula e in realtà lavorative con l'obiettivo di avvicinare i giovani al mondo del lavoro e orientarli. L'alternanza esiste già da oltre un decennio, ma la recente riforma della "Buona scuola" da facoltativa l'ha resa obbligatoria. 200 ore per gli studenti di liceo, 400 per quelli di istituti tecnici e professionali, da spalmare nell'arco degli ultimi tre anni scolastici. La modalità "principe" attraverso cui ciò avviene sono dei mini-tirocini di due o tre settimane che i ragazzi vanno a fare, solitamente tra maggio e giugno, in aziende o enti pubblici del territorio. Solo che, adesso che è obbligatorio, le scuole si trovano di colpo a dover gestire numeri importanti: per ogni “classe” gli studenti sono circa mezzo milione. Dunque bisogna trovare migliaia e migliaia di datori di lavoro, piccoli e grandi, pubblici e privati, disponibili a dare ospitalità a questo mare di ragazzi, solitamente minorenni, permettendo che "assaggino" il mondo del lavoro.
Il meccanismo è ancora in rodaggio. Le scuole sono in affanno, i numeri sono troppo grandi e la cultura dell'alternanza è ancora troppo poco diffusa tra dirigenti scolastici, insegnanti, imprenditori. Capitano buone opportunità, percorsi di alternanza fatti bene che lasciano contenti tutti; e capitano esperienze deludenti. Queste ultime sono nella maggior parte dei casi legate ad attività lavorative umili, semplici, di basso livello - come svolgere l'alternanza in fast-food e ristoranti.
I ragazzi dunque protestano: “Ci stanno sfruttando! Alle aziende conviene, ci usano!”. Una parte del mondo associativo, sindacale e politico – chi in buona fede, chi meno – li asseconda, quasi li sobilla: “Avete ragione! Che vergogna! Non dovete permettere che vi umilino così!”.
Io scelgo oggi una posizione scomoda. Da fondatrice e direttrice di una testata che si chiama "Repubblica degli Stagisti", da giornalista che nell'ultimo decennio ha fatto ogni possibile battaglia per i diritti degli stagisti (vincendone anche di importanti, come quella per introdurre un rimborso spese obbligatorio – previsto a partire dal 2014 per tutti i tirocini extracurriculari – e rendere illegali gli stage gratuiti), per me sarebbe davvero facile oggi schierarmi dalla parte dei giovani che hanno scioperato. Dire che hanno ragione. Che passare due settimane a servire hamburger non ha nulla di formativo.
Ma non è così, e per molti validi motivi. E allora, oggi, io scelgo di parlare non alla pancia dei giovani, ma alla loro testa. E qui è quel che ho loro da dire sul valore dell'alternanza scuola lavoro.
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