Ieri da Bruno Vespa il vicepresidente della Camera ha fatto di tutto per giustificare la posizione del suo partito sullo ius soli. Ma l'unico dato di fatto è che sul tema dei diritti civili il M5S ha scelto posizioni di destra. Non male per un partito che si definisce post-ideologico per non doversi mai scoprire e perdere qualche elettore
Ieri il Vicepresidente della Camera Luigi Di Maio era ospite a Porta a Porta. Da Bruno Vespa Di Maio ha parlato del MoVimento 5 Stelle e del posizionamento politico del partito dopo il voto al Senato sullo ius soli. I portavoce pentastellati in questi giorni hanno un bel da fare a giustificare l’astensione del M5S. Astensione che in realtà non è una novità perché anche durante il passaggio alla Camera il partito di Grillo si è astenuto sulla legge di riforma della cittadinanza.
Perché il M5S vuole discutere lo ius soli “a livello europeo”
Si può dire che i 5 Stelle sono stati coerenti con la scelta di non votare lo ius soli temperato alla Camera. Ma in realtà le cose sono più complesse. Perché nel 2013 il MoVimento aveva presentato una proposta di riforma alla legge che introduceva una forma temperata di ius soli e anche quello che viene definito ius culturae. Quella proposta, firmata anche da Luigi Di Maio, è stata assorbita nel testo unico che poi è stato votato alla Camera. Inoltre nel preambolo il M5S spiegava che lo ius soli temperato era una legge “idonea a produrre inclusione sociale”. Ieri invece Di Maio ha detto che ritene che «Il tema debba essere portato in un pacchetto di provvedimenti che deve interessare le istituzioni europee». Insomma il M5S vuole solo rimandare.
Ma c’è di più, perché al Senato il voto di astensione equivale al voto contrario. Quindi il M5S è riuscito a fare il capolavoro di votare contro la sua stessa proposta di legge (perché le due proposte sono davvero uguali). Ieri da Vespa Di Maio ha detto che durante la campagna delle amministrative si dovrebbe parlare di acqua pubblica, dei trasporti, delle strade e della pubblica amministrazione. Ma così dicendo ha dimostrato due cose: la prima è che ha usato il voto in Senato per fare campagna per le amministrative. La seconda è che votando contro il M5S ha quindi voluto mandare un segnale ai propri elettori. Di Maio dimentica però che – anche se ci sono le amministrative – i lavori del Senato non si possono certo fermare.
Di Maio ha detto che la votazione in Senato è stata inutile perché il testo non è passato per la commissione. In realtà il Senato ha votato per “incardinare” la legge. La Commissione ha rinunciato a lavorare sugli emendamenti perché ne sono stati presentati 80 mila. La vera discussione nel merito per approvare la legge si farà dopo i ballottaggi. Chissà che in quell’occasione, non essendoci più la campagna per le amministrative, il M5S possa cambiare idea.
Cosa significa essere post-ideologici
La questione del voto sullo ius soli però ha portato allo scoperto l’intrinseca debolezza della posizione “post-ideologica” del M5S. Al Senato il MoVimento ha votato come la Lega e si è opposto allo ius soli trovandosi sulla stessa sponda dei neofascisti di Casa Pound e Forza Nuova che manifestavano fuori da Palazzo Madama. Di Maio sostiene che loro non sono né di destra né di sinistra, ma alla Camera due anni fa il MoVimento non ha presentato emendamenti e non è mai intervenuto in commissione sul testo. C’erano le amministrative anche all’epoca?
Contrariamente a quanto cinguettò Riccardo Nuti nel 2015 la platea dei possibili beneficiari di una nuova legge sulla cittadinanza è di circa 800 mila persone nell’immediato e di quasi sessantamila ogni anno per gli anni a venire. Il M5S avrebbe preferito dare la cittadinanza a tutti gli stranieri residenti in Italia? Dovrebbe prima spiegare cosa c’entra con con una legge che riguarda il diventare italiani “per nascita”. Ma anche così non se ne viene fuori, perché nel 2015 il M5S preferì non consultare gli elettori certificati tramite una votazione sul blog.
Tutta la sceneggiata del M5S sullo ius soli più che dimostrare che il 5 Stelle è un partito post ideologico, come vorrebbe farci credere Di Maio, è un partito confuso. Di Maio ha detto che nel MoVimento coesistono i valori di destra e sinistra che al suo interno «c’è chi si rifà ai valori di Enrico Berlinguer, chi a Giorgio Almirante, e chi invece a quelli dei leader della DC». All’occorrenza il M5S pesca a destra, a sinistra e al centro. Nel caso della legge sullo ius soli il MoVimento ha attinto ai valori di destra, come spesso fa quando si parla di diritti civili. E per non farsi mancare nulla ha riscoperto – in extremis – anche un certo fervore europeista. Ma è proprio la richiesta di un accordo europeo (da parte di un partito che è alleato con l’UKIP di Farage) che dimostra che post-ideologico è solo un termine per nascondere il vuoto pneumatico del MoVimento.
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