martedì 13 novembre 2012

Nonno Peppe aveva scomunicato il consigliere regionale Favia dopo che quest'ultimo aveva, in un fuori onda, dichiarato che nel Movimento 5 Stelle non vi è democrazia. A Piacenza si è svolto uno di quei riti stupidi che la setta a cinque stelle chiama "democrazia diretta". Ebbene la bellezza di 81 persone hanno i deciso che Favia può rimanere al suo posto ancora per altri sei mesi. Un rito barbaro: perché è anti costituzionale e in più assomiglia ai processi fatti dalle Brigate Rosse ai loro "prigionieri politici". Ma vi sembrano normali delle persone che credono attraverso questo rito barbaro di esercitare la democrazia diretta in 81? Ma a prescindere da questo modesto punto di vista, se per i pirla grillini questa è la democrazia diretta io pongo la seguente domanda: " Ma se in questa setta vale il principio dell'uno vale uno perché adesso non vengono mandati a casa Grillo e Casaleggio visto che 78 "cittadini informati" hanno votato per Favia e contro nonno Peppe? Ma se Grillo non si dimette vuol dire che l'articolo del non statuto non ha alcuno valore perché uno vale almeno 78, per non dire che uno vale per tutti i pirla, compresi quelli vogheresi, che ancora credono alle ca.......di Grillo.


MOVIMENTO 5 STELLE

Dall'Emilia un segnale a Grillo
Favia il ribelle riconquista il Movimento

Il consigliere emiliano riconfermato con un plebiscito: «Beppe? Non va in Parlamento»

Giovanni Favia (Emblema)Giovanni Favia (Emblema)
MILANO - La scomunica non piace al movimento. Neppure se la fatwa èemessa da lui, Beppe Grillo in persona. Giovanni Favia da Bologna, classe 1981, è il consigliere regionale emiliano che si è fatto pizzicare, in un fuori onda di «Piazzapulita», a lamentarsi della scarsa democrazia interna al Movimento 5 stelle. A stretto giro, era arrivato l'anatema di Beppe Grillo. Soltanto sei parole, ma di ghiaccio: «Non ha più la mia fiducia».
Eppure, sorpresa. Se non quella del fondatore, la fiducia del movimento Favia ce l'ha ancora tutta. L'altra sera si è svolto a Piacenza un appuntamento che per il consigliere regionale poteva essere da brivido: la prima delle assemblee semestrali in cui gli eletti a 5 stelle si presentano, provincia per provincia, a rendere conto del proprio operato. Con tanto di voto a confermare, oppure ritirare, la fiducia. Ebbene, Giuseppe Favia è stato abbracciato da 78 voti a favore contro tre contrari. Un plebiscito.
Lui, se gioisce in cuor suo, preferisce non darlo a vedere: «Certo, non mi aspettavo un risultato del genere. Però, sono uno che dorme tranquillo: mi faccio in quattro per il movimento da quando è nato, in Regione facciamo un'opposizione di qualità ma dura, non ho mai tradito i nostri principi. Perché non avrei dovuto avere il sostegno della gente?». Tutto vuole, Favia, tranne che rinfocolare le polemiche: «Però - dice - io già al momento della presa di posizione di Grillo avevo ricevuto tantissima solidarietà». E in ogni caso, «chi si prende la briga di alzarsi dal divano per venire a un'assemblea del movimento è abbastanza informato, si fa influenzare solo da quello che vede e che misura. Se lavori, le persone lo sanno». Inoltre, il consigliere regionale osserva che «Grillo è straordinario, bravissimo nel catalizzare l'attenzione e creare consenso. Ma i cittadini devono sapere che Grillo non va in Parlamento, e la gente sta imparando a conoscere noi». Favia mostra qualche imbarazzo soltanto se gli si chiede un giudizio sul regolamento delle primarie del M5S, assai restrittivo: «Non è tempo di polemiche, è inutile far processi in anticipo. Io voglio essere fiducioso. Vedrò a candidature decise se il metodo ha funzionato».
Nei prossimi giorni sarà la volta di un nuovo appuntamento significativo. Mercoledì, a Bologna, si sottoporrà al giudizio dell'assemblea un'altra libera pensatrice. Federica Salsi è la consigliera comunale che si è presentata a «Ballarò» sfidando uno dei divieti più volte ribaditi da Grillo, quello di andare in televisione. In realtà, nel suo vademecum «Grillo for dummies», il leader precisa che, se in futuro saranno vietate, al momento le partecipate ai talk show sono solo «fortemente sconsigliate». Abbastanza sconsigliate da spingere il fondatore a lanciarsi in una metafora pochissimo raffinata sulla televisione come «punto G», capace di suscitare orgasmi.
Ma Salsi non si è fatta impressionare. Ha tenuto botta e pare tutt'altro che pentita delle sue decisioni: nell'aula consiliare bolognese ha anche detto di essersi presentata a «Ballarò» perché non vuole, parole sue, che «il movimento si trasformi in Scientology o in un mostro».
È vero, l'assemblea di mercoledì non prevede voto. Eppure, se la consigliera comunale ricevesse eccessive solidarietà - e la cosa appare tutt'altro che impossibile - certamente anche Beppe Grillo avrebbe parecchio su cui riflettere. Anche perché l'Emilia non è un posto qualunque: è la Xanadu del movimento, la terra che ha dato ai suoi sostenitori le soddisfazioni più grandi e le affermazioni ad oggi più significative. Non soltanto il primo sindaco di un capoluogo, con Federico Pizzarotti a Parma e il suo impressionante 60,2% al secondo turno. Ma anche un ormai radicato bacino di consenso che ha portato agli stellati un eccesso di candidature per le primarie, ora da selezionare: in cinque Regioni, infatti, Grillo ha dovuto derogare dalla sua decisione di candidare soltanto coloro che già si erano presentati alle elezioni senza riuscire ad essere eletti. E così, in Basilicata, Calabria, Molise, Trentino e Umbria saranno candidabili tutti coloro che erano già iscritti alla fine dell'anno scorso.
E appunto, se si verificasse che anche Salsi è tutt'altro che sola, si potrebbe scoprire che ad essere isolati sarebbero Massimo Bugani e Marco Piazza. I due consiglieri «grillini» che l'altro giorno, in aula, si sono platealmente allontanati dalla reproba.

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