mercoledì 9 maggio 2012

Questo è l'articolo grazie al quale il giornalista ("giornalista" direbbe Totò, "ma mi faccia il piacere") della famosa testata La Provincia Pavese prenderà il premio Pulitzer per il giornalismo di fantascienza. Leggete e giudicate in quale mani siamo per avere informazioni. Con la speranza che dopo aver letto l'articolo ed il mio commento domani questo giornale ed il suo direttore siano premiati con il non acquisto di copie.


PAVIA Mentre in tutta Italia i partiti tradizionali venivano sommersi dallo tsunami a cinque stelle, in provincia di Pavia nessuno dei tredici Comuni in cui si votava offriva liste di grillini. Forse il “segreto” del loro successo sta in questo paradosso. L’ansia di esserci, di partecipare e possibilmente di vincere è stata sostituita dalla necessità di offrire proposte meditate. E a Pavia il movimento non era ancora pronto. Nonostante una storia che prende avvìo più di quattro anni fa. Esattamente a Pavia, dove si formano i primi nuclei aggregati intorno ai meet up. Il tratto, da subito, è quello della rete. I meet up sono gruppi di discussione, gli antesignani di Facebook e Twitter. Mentre in giro per l’Italia si celebrano i primi «V day», in riva al Ticino un gruppo di seguaci di Beppe Grillo si mescola a personalità provenienti dal mondo dell’associazionismo. Irene Campari, per fare un esempio, o Cesare Del Frate e Luis Alberto Orellana. Il risultato, nella primavera del 2009, è la lista civica “Cittadini in Comune” che propone Irene Campari, consigliere comunale uscente (e spina nel fianco della giunta Capitelli) come candidato sindaco. Le cinque stelle, nel simbolo, ci sono già, ma la Campari resta fuori per un soffio dall’assemblea del Mezzabarba con il 2,9 per cento. Il Movimento 5 stelle per come lo conosciamo oggi nascerà solo nel settembre successivo, al teatro Smeraldo di Milano, alla presenza, oltre che di Grillo, di Adriano Celentano e don Andrea Gallo. Prende vigore la Carta di Firenze, che prevede alcuni dei punti salienti del movimento, come la partecipazione attiva, la politica come servizio, il limite alla candidabilità, l’esclusione di chi abbia riportato condanne. Il tempo di tirare il fiato e, nella primavera del 2010, si vota per il rinnovo dell’amministrazione comunale di Voghera. È il primo, autentico “botto” del movimento in provincia. I grillini sfiorano il dieci per cento delle preferenze e piazzano a palazzo Gounela due consiglieri: il preside Francesco Rubiconto (che verrà poi espulso dal Movimento) e Antonio Marfi. La Lomellina, in tutto questo tempo, resta un po’ sullo sfondo. Ci sono i meet up, c’è l’attivismo di Salvatore Mandarà (che si trasferità poi ad Abbiategrasso), ma al momento del voto per il Comune, una parte di attivisti confluisce in una lista civica a vocazione ambientalista. E si arriva, così, ai giorni nostri. Con un centinaio di “militanti” in tutta la provincia e una quantità imponderabile e fluida di simpatizzanti, che si incontrano, si focalizzano su temi concreti e poi, magari, passano ad altri temi. Niente tessere, nessuna sede. A Pavia, per dire, i Cinque stelle si ritrovano saltuariamente nella saletta di un bar di viale Bligny. Per il resto si fa tutto su internet, usando i gruppi di discussione messi a disposizione da Google gratuitamente. Tutto si basa sull’autofinanziamento. Ma il candidato per il Mezzabarba è già pronto. Anche se è “top secret”. (f.m.)


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