Sul Corriere della Sera di oggi Luigi Ferrarella, che ha annunciato sul giornale qualche tempo fa l’avviso di garanzia a Roberto Formigoni, oggi racconta le accuse al governatore della Lombardia. L’attacco del pezzo è fenomenale:
Ancora martedì notte in tv Roberto Formigoni assicurava serioso di non essere indagato, «hanno scritto e riscritto il falso, la riprova è che la Procura di Milano nulla ha trovato da ridire né sul presidente di Regione Lombardia né sull’ultimo degli uscieri ». Sugli uscieri in effetti no, ma sul presidente di Regione Lombardia qualcosa sì: corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (da 2 a 5 anni di carcere), aggravata dal carattere transnazionale del reato (aumento da un terzo alla metà), per quasi 7 milioni di euro di controvalore patrimoniale dei molteplici benefit messigli a disposizione da Pierangelo Daccò, ilmediatore ricompensato con 70milioni in 10 anni dalla Fondazione Maugeri per il suo ruolo di «facilitatore» nei rapporti tra questo importante polo privato della sanità italiana (con base a Pavia) e i meandri amministrativi del Pirellone.
E il legame tra i due portava tanti vantaggi al mediatore:
Un pianeta nel quale Daccò spopolava per la sua capacità di «aprire le porte in Regione Lombardia» anche «sfruttando la conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi presso i miei clienti» e muovere «nell’ente pubblico le leve della discrezionalità». Leve cruciali per il riconoscimento agli ospedali delle «funzioni non coperte da tariffe predefinite», pingue capitolo del bilancio della sanità (7%, per quasi 1 miliardo l’anno) parametrato su attività d’eccellenza e di ricerca in aggiunta ai normali rimbor si delle prestazioni erogate
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