sabato 13 febbraio 2016

I puri!!!!!!!!!

M5S. Ecco come Casaleggio controlla gli eletti, presenti e futuri

M5S
Beppe Grillo sul palco della due giorni ''Italia5stelle'' all'autodromo di Imola (Bologna), 17 ottobre 2015. A destra Gianroberto Casaleggio, fondatore del Movimento 5 stelle. ANSA/ MARCO ISOLA
L’ex senatrice 5 Stelle Bencini: “Sugli obblighi della comunicazione era già tutto scritto nel regolamento, ma per noi era difficile capire”
Quello di Roma, se sarà a Cinque stelle, sarà un sindaco commissariato e sotto tutela. Ed è bene che lo sappia in partenza. Più in generale tutti i sindaci e gli eletti nelle varie amministrazioni sono già commissariati, da un paio di giorni: la loro comunicazione, infatti, è stata ufficialmente affidata a Rocco Casalino e Ilaria Loquenzi, già responsabili dei pensieri e delle opere di senatori e deputati e ora anche di sindaci e assessori. L’investitura è stata emanata direttamente dal blog. Di Grillo, è consuetudine dire. Ma «Grillo deve chiedere il permesso a Casaleggio anche per scrivere sul suo blog, che è di proprietà di Casaleggio» ha detto Paolo Becchi, ex ideologo dei Cinque stelle, uno che le cose le sa dall’interno perché ne è stato ideatore prima di prendere atto che era tutto un trucco. “Grillo non c’è più- sostiene Becchi – Ora c’è un nuovo partito, ibrido, che ha sostituito il M5S e che si chiama partito a Cinquestelle diretto da Casaleggio e Associati”.
Controllo totale. Sulle persone. Sui programmi. Sul blog è in corso da qualche ora la selezione dei punti del programma per Roma, hastag #romaairomani, undici titoli, undici aree di intervento. Hanno vinto mobilità e manutenzione strade, trasparenza e stop agli sprechi, emergenza rifiuti e cura del territorio. Non serviva scomodare il web per avere queste risposte. Ma chi ha votato, chi controlla voti e condivisioni? La base degli aventi diritto (e sarebbe un innegabile esercizio di democrazia) o lo schiera di fake, falsi utenti, generati in questi anni dalla Casaleggio associati per fare numeri e traffico?
Il sogno 5 Stelle perde fascino e assume fattezze da incubo. Un luogo senza libertà. Dove si teorizzano multe, pugno duro e punizioni. Decise dal Grande fratello blog che fa e disfa all’improvviso e in modo inaspettato. Un po’ Truman show un po’ The Villa ge, per citare film che hanno sbancato ai botteghini. In fondo bastava leggere bene il regolamento della Parlamentarie, nel 2013, quello che obbliga i cittadini-eletti ad usare il sito-blog beppegrillo.it per qualsiasi tipo di comunicazione e a prendere ordini e direttive dai Gruppi di comunicazione di Camera e Senato. Quello che succede oggi era già tutto scritto e previsto. “Li per lì quando lo firmammo molti di noi non si resero conto di quello che sarebbe accaduto dopo. Io stessa sono stata imbeccata per anni su quello che dovevo dire e fare, insopportabile”, dice la senatrice Alessandra Bencini, attivista 5 Stelle dal 2006, eletta a palazzo Madama nel 2013, uscita nel 2015 per approdare poi all’Italia dei valori. “Oggi siamo finalmente liberi dall’azienda Casaleggio che tutto governa e tutto eterodirige” si sfoga la senatrice. “Le persone devono sapere che con il loro voto scelgono non un programma ma Casaleggio e la sua azienda. Ora – si chiede allarmata la senatrice – chi è in grado di liberare il Movimento-azienda di Casaleggio dalla stessa Casaleggio associati? Aprite gli occhi anche se non è mattino”.
Una Spectre ricca e potente
Così raccontano oggi la Casaleggio associati: un gruppo di 5 persone che ha fatto della comunicazione ai tempi del web l’essenza stessa del potere. I fatti sono accessori, secondari. L’importante è comunicare, avere esche buone (webstar come Di Battista, Fico e Di Maio con milioni di follower) obbligate dal contratto (tutti i loro contributi audio e video devono essere gestiti dalla Casaleggio) a fare da traino, fake (più di centomila dicono i bene informati) per lanciare e amplificare i flussi di traffico, e trasformare clic e condivisioni in azioni consapevoli e conseguenti. Una macchina per generare traffico sul blog e sui social su cui poi guadagnare con la pubblicità. Al sospetto di guadagnare sulla pelle delle giovani webstar, Grillo avrebbe reagito con rabbia sul blog con un post scritto però non si sa da chi (secondo La Stampa sarebbe Pietro Dettori). “Da giorni ci attaccano parlando di chissà quali oscuri interessi economici che stanno dietro il Movimento 5 Stelle. La verità è che da Gianroberto in questi anni abbiamo avuto un supporto straordinario e gratuito”. Le visure camerali sono disponibili. I bilanci anche. “E chi vuole scoprirà con sorpresa che nessuno ha guadagnato con i 5 Stelle”. Una precisazione puntuta e immediata. A cui ha contribuito anche Di Battista con un video diventato virale caricato sul blog. Altra pubblicità. Ma se cade questo punto, è come quando si strappa la tela finale del Truman show.
Casalino, dietrofront sulle unioni
Il disincanto rispetto a quello che certamente è stato il sogno 5 Stelle è ormai un virus che si manifesta ogni giorno in testimonianze e decisioni perentorie. Quello che segue è il racconto di un senatore che ha preso parte alla riunione di martedì mattina in cui i senatori hanno preso atto a voce, dopo i post sul blog nel fine settimana, dell’improvviso cambio di linea sul capitolo unioni civili. “È stato Casalino a darci la linea. Ci ha detto che lui stesso, che pure convive con un compagno, non poteva sopportare l’idea di andare a scuola a prendere il figlio di due papà. Quindi si doveva votare le unioni civili ma affossare la stepchild adoption. Airola, a quel punto, ha cominciato ad urlare che lui ‘ci aveva messo la faccia su questo disegno di legge’, che ‘non era possibile fare marcia indietro’ e che lui l’avrebbe votata. La maggior parte dei senatori ha solidarizzato con lui ma si deve sapere che l’ordine di Casalino è di affossare le adozioni”. Non a caso ieri Carla Ruocco, membro del Direttorio, ha ufficializzato questa linea. Cosa faranno i senatori M5S? Qualcuno, quella mattina, ha detto che voterà la legge e poi lascerà il gruppo “perché uno non è arrivato in Parlamento per obbedire ai diktat di Casalino portavoce di Casaleggio”. Questo giornale ha chiesto un’intervista a Casalino ma è stata rifiutata.

Nel processo contro Favia (ex M5S) per diffamazione

Grillo e Casaleggio dovranno mostrare i bilanci di M5S al giudice


Grillo e Casaleggio dovranno mostrare i bilanci di M5S al giudice
11/02/2016, 16:46
BOLOGNA - Colpo al cuore per il duo Beppe Grillo-Gianroberto Casaleggio. l'ha sferrato Giovanni Favia ex consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che è stato querelato da Grillo.

Infatti Favia aveva accusato il leader del M5S di avere una gestione poco chiara degli introiti del blog. E Grillo l'aveva querelato. Mercoledì si è tenuta l'udienza davanti al Gip, che ha fissato l'udienza per il 17 ottobre prossimo. Durante la discussione, la difesa aveva chiesto di togliere dalla lista testimoniale presentata dai legali di Favia il nome di Beppe Grillo, ritenuto superfluo. Secondo i suoi legali, era sufficiente l'atto di querela (in realtà non è mai esistito un processo per diffamazione in cui il querelante non venga chiamato ad illustrare il contenuto della querela, ndr). Il Gip ha respinto la richiesta e anzi ha disposto l'audizione anche di Gianroberto Casaleggio, in modo che vengano esplicitati e illustrati i rapporti economici tra il Movimento 5 Stelle e la Casaleggio Associati, per verificare se Favia abbia detto il vero o abbia diffamato Grillo. 

Siamo sempre in attesa di vedere un giornalista intervistare esponenti locali della Lega Nord sull'argomento. Se la lega Nord ha chiesto le dimissioni di Boschi perché i rappresentanti locali della Lega Nord non si dimettono? Perché deputati e senatori del PD e di SEL non chiedono le loro dimissioni sfiduciandoli in senato e parlamento? Vi abbiamo eletti, cari senatori e deputati del PD e allora adesso mettete alla sbarra i veri responsabili politici del disastro ASM: La Lega Nord di Salvini.

Respinta la richiesta di scarcerazione per l’ex presidente accusato di peculato. Ieri interrogato il suoi vice Mitsiopoulos
Il giudice tiene Chirichelli a San Vittore
di Maria Fiore w PAVIA Giampaolo Chirichelli resta in cella a San Vittore. Il giudice Erminio Rizzi ha respinto la richiesta di libertà o arresti domiciliari presentata dalla difesa e ha confermato il carcere. La decisione del giudice arriva a una settimana esatta dall’interrogatorio dell’ex presidente di Asm Pavia, accusato di peculato per avere firmato assegni e bonifici intestati all’ex contabile Pietro Antoniazzi e quindi di avere avuto un ruolo nella sottrazione di 1,8 milioni di soldi pubblici dalle casse della società di via Donegani. L’interrogatorio si era svolto davanti al giudice Stefania Donadeo, che aveva trasmesso in seguito gli atti al collega di Pavia. Rizzi aveva preso tempo per decidere e ieri ha sciolto la riserva, dopo avere ricevuto anche il parere, negativo, del procuratore Mario Venditti. «Dobbiamo ancora conoscere le motivazioni del giudice, ma ricorreremo di sicuro al Riesame», si limita a dire l’avvocato di Chirichelli, Giovanni Beretta di Milano. É evidente che per il gip, lo stesso che aveva firmato l’ordinanza di custodia in carcere, le esigenze cautelari stanno ancora in piedi. Chirichelli, dunque, potrebbe ancora inquinare le prove, visto che le indagini sono in pieno svolgimento. In queste ore, infatti, i finanzieri e i carabinieri stanno sentendo diverse persone, tra dipendenti e dirigenti di Asm e stanno finendo di esaminare la documentazione acquisita durante le perquisizioni. Già nell’ordinanza di custodia cautelare il gip aveva ritenuto «inadeguata l’applicazione di misure cautelari meno afflittive, in quanto inidonee a garantire dal pericolo che gli indagati abbiano contatti o colloqui con soggetti coinvolti». Lo scopo, dice il gip, è poter assumere «informazioni attendibili da soggetti coinvolti nelle procedure mediante le quali sono stati deliberati i pagamenti». Non è bastata a ottenere quantomeno i domiciliari, dunque, la difesa di Chirichelli durante l’interrogatorio davanti al gip e al magistrato Venditti, che conduce le indagini insieme al collega Paolo Mazza. L’ex presidente di Asm Pavia aveva negato di avere mai firmato assegni «intestati ad Antoniazzi o a qualunque dipendente di Asm» e aveva anche detto di voler vedere gli assegni per verificare le firme. Nessun dubbio secondo i magistrati, che si sono appoggiati a un perito: le firme sono proprio quelle dell’ex presidente di Asm Pavia. Le indagini, intanto, proseguono a ondate di interrogatori nella caserma della finanza e dei carabinieri. Ieri sono stati interrogati, come indagati, Matteo Mitsiopoulos, vice presidente di Asm Pavia fino al febbraio 2015, e Raffaella Cantoni, l’impiegata che secondo l’accusa avrebbe sottratto 27mila euro dalla cassa minuta della società simulando l’acquisto di valori bollati. «I miei assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere – spiega l’avvocato Claudia Sclavi – perché non hanno ancora copia della documentazione, sequestrata, e quindi non avrebbero saputo rispondere».

venerdì 12 febbraio 2016

Kombat Ermini umilia Ferraresi : 5 stelle sudditi della Casaleggio Assoc...

Le purghe romane del M5S: un espulso ci mostra le mail di Grillo

M5S
Mentre il M5S è impegnato nella stesura del programma per Roma, un ex attivista racconta l’incomprensibile espulsione dal movimento
La testimonianza dell’avvocato Paolo Palleschi, attivista romano del M5S e aspirante consigliere comunale, espulso dal movimento a fine gennaio senza alcun preavviso. Nell’intervista il racconto dello scambio di mail avuto con lo staff di Beppe Grillo subito dopo la scelta di candidarsi. A Unita.tv spiega di aver ricevuto una comunicazione di allontanamento dal movimento alla quale avrebbe dovuto rispondere entro dieci giorni per fornire i chiarimenti richiesti. Ma nonostante le diverse mail inviate nei tempi indicati, dallo staff di Grillo non arriva alcuna risposta se non la conferma dell’espulsione, giunta per altro prima della scadenza dei dieci giorni.
All’interno dell’intervista trovate tutte le mail dello staff di Grillo oltre alle risposte, rivelatesi inutili, dell’avvocato Palleschi. Il quale rivolge una critica molto forte alle modalità di gestione e controllo politico dei vertici del movimento romano.

Ma io dico.......ma sei' grillini ci piagliano per fessi?

Luigi Di Maio  

   

"Abbiamo rinunciato a 42 milioni di euro di rimborsi elettorali. [...] E per aver osato tanto, ci faranno pagare una multa di 200.000 euro". 

 istituzioni | Pubblicato:10.02.2016 | Origine:06.02.2016 | Fonte dichiarazione

Di Maio riprende l'accusa lanciata dal deputato Danilo Toninelli sul blog di Beppe Grillo, in merito al fatto che la rinuncia, da parte del Movimento Cinque Stelle, ai rimborsi elettorali abbia causato l'arrivo di una multa da 200 mila euro. Vediamo come sono andate le cose
L'emendamento
Nel post si parla di un emendamento - precisamente il 4.20 - che modifica l'articolo 4 del ddl C3513 (Milleproroghe 2015). L'emendamento, firmato dai deputati Carbone e Boccadutri, chiede che sia slittato a giugno 2016 il termine per la consegna dei rendiconti 2013-2014 (1 bis) e che i partiti che non ottemperino all'obbligo di trasmissione degli atti richiesti siano sanzionati per un importo di 200.000 euro (1 ter). L'articolo che l'emendamento andrebbe a modificare - il numero 9 della legge n. 96 del 2012- non riguarda però il tema dei rimborsi elettorali (che è trattato all'articolo 3 e 4 della stessa legge), quanto le "Misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici". Se il Milleproroghe - ancora fermo alla Camera - passasse con l'emendamento (che ad oggi risulta approvato), il M5S sarebbe dunque costretto a presentare la documentazione richiesta per scansare la multa, ovvero i rendiconti di esercizio e la relazione di controllo dei rendiconti da parte di una delle società di revisione accreditate. E' richiesto che a presentarli siano " i rappresentanti legali o i tesorieri dei partiti e movimenti politici", che sono figure definite dagli statuti stessi dai partiti. La definizione di uno statuto e la produzione dei documenti di bilancio non obbligherebbero comunque il Movimento a ricevere automaticamente i rimborsi elettorali, per i quali deve essere in ogni caso fatta una ulteriore richiesta ai presidenti di Camera e Senato.
Anche se, come sostiene Di Maio, la decisione di non presentare lo statuto nel 2013 (osteggiato dal M5S in quanto simbolo della casta partitica e dei rimborsi elettorali) ha come effetto la multa l Movimento, è pur vero che 1) l'emendamento riguarda il tema della trasparenza e del rendiconto dei movimenti politici e non i rimborsi elettorali che il M5S può continuare a non richiedere; 2) non è solo questo emendamento a rendere fondamentale per il M5S l'adozione di uno statuto: in base alle nuova legge elettorale n. 52/2015, art. 2 comma 7 lett. b. - che modifica l'articolo 14, comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, e successive modificazioni - viene stabilito che "i partiti o i gruppi politici organizzati, che intendono presentare liste di candidati nei collegi plurinominali, debbono depositare presso il Ministero dell'interno il proprio statuto [...]". Lo statuto quindi serve per candidarsi alle prossime elezioni.
A quanto ammontavano i rimborsi elettorali?
I rimborsi a cui il M5S ha rinunciato ammontano a circa 43 milioni di euro, come sottolineato in questa infografica di Openpolise, più o meno, come dice Di Maio. 
Il verdetto
La consequenzialità tra la premessa e le conclusioni nella frasi di Di Maio è un po' opaca. Riassumendo, la multa ancora non è stata data e, laddove la legge dovesse passare con l'emendamento proposto, non verrebbe comunque data per aver rifiutato i rimborsi elettorali ma per la mancata rendicontazione dei bilanci. Lo statuto risulta essere tra i documenti necessari per questo e le motivazioni - pure da molti condivise - che hanno portato il Movimento nel 2013 a non redigerne uno conforme alla legge rischiano oggi di causare non solo una perdita finanziaria al movimento, ma anche la idoneità alle elezioni.

Ma i politici della Lega Nord locali dove sono andati? Nessuno li vede. Nessuno li sente.

Sotto torchio per ore il responsabile dell’ufficio acquisti. Pioggia di convocazioni per altri dirigenti dei settori
Al setaccio i contratti con i fornitori
di Maria Fiore wPAVIA Pioggia di convocazioni per il caso Asm. Sulla sparizione di 1,8 milioni di euro i finanzieri hanno cominciato a sentire, come persone informate sui fatti, i dipendenti e i dirigenti dei vari settori all’interno della società di via Donegani. Nella giornata di ieri i militari hanno dedicato alcune ore ad ascoltare il responsabile dell’ufficio acquisti, Francesco Agnelli, per approfondire la gestione degli ordini di merce e dei macchinari. Un ufficio chiave all’interno della struttura, per quanto riguarda i conti della società. I finanzieri stanno ancora facendo le loro verifiche, ma dagli accertamenti che erano stati già compiuti lo scorso anno dai vertici subentrati al vecchio consiglio di amministrazione erano emerse diverse irregolarità, che erano costate al responsabile dell’ufficio anche due giorni di sospensione e avevano spinto gli amministratori a sostituire il responsabile. Erano emerse, ad esempio, irregolarità nei contratti con i fornitori, in alcuni casi del tutto mancanti o posticipati rispetto agli ordini di acquisto. Di certo, secondo quell’indagine interna, c’era una gestione caotica dell’ufficio. Che, al di là delle responsabilità penali, avrebbe comportato quantomeno uno spreco di denaro pubblico. In un caso, ad esempio, si è scoperto che un apparecchio per lavare le strade aveva un costo di noleggio annuo due volte più alto del suo prezzo di acquisto. L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che potrebbero essere stati fatti ordini di acquisti o servizi per prestazioni inesistenti, come ha sostenuto l’ex contabile Pietro Antoniazzi nell’interrogatorio dello scorso novembre. Questo significa che i magistrati non si stanno concentrando solo sulla distrazione di 1,8 milioni di euro dalle casse della società – soldi finiti sul conto di Antoniazzi attraverso assegni firmati dall’ex presidente di Asm Pavia Giampaolo Chirichelli e, in due casi, dall’ex dg Claudio Tedesi – ma anche sull’ipotesi di false fatturazioni per cifre anche più alte. Nei prossimi giorni sono previsti gli interrogatori di altri dirigenti dei diversi settori di intervento ( igiene, idrico, patrimonio), tra cui Gabriele Tedeschi, Giuseppe Massarotti, Andrea Vacchelli, Renato Baldiraghi e Paolo Razzano, dell’ufficio Gestione calore. Questa mattina sono previsti invece gli interrogatori di Matteo Mitsiopoulos, consigliere di Asm Pavia fino al febbraio 2015, e Raffaella Cantoni, l’impiegata che secondo l’accusa avrebbe sottratto 27mila euro dalla “cassa minuta” di Asm Pavia simulando l’acquisto di valori bollati per alcuni documenti. I due risultano indagati insieme a Donato Scova, procuratore speciale per alcuni mesi in Asm, e Maurizio Lazzari, amministratore unico di Asm Lavori fino alle dimissioni nel luglio 2014.

Grandissimi gl amministratori leghisti.

Tessera del tifoso, i numeri di un fallimento

Juve-Napoli vietata ai tifosi azzurri: un altro flop per la tessera voluta da Maroni. In sei anni gli spettatori sono diminuiti del 20%. E le violenze non si arrestano.

12 Febbraio 2016
Gonzalo Higuain e Paulo Dybala
(© Ansa) Gonzalo Higuain e Paulo Dybala
Centinaia di Paesi collegati da tutto il mondo per trasmettere l'evento in diretta.
Juventus e Napoli si apprestano a dar battaglia nel match dell'anno, in programma sabato 13 febbraio allo Stadium di Torino.
Un impianto che farà registrare il tutto esaurito per la sfida destinata a imprimere, in un senso o nell'altro, una svolta alla corsa scudetto.
Un grande spot per il calcio italiano, non fosse per l'assenza della tifoseria ospite, ancora una volta costretta alla rinuncia dalla decisione del prefetto di Torino Salvatore Longo, nel timore che gli incidenti tra supporter possano rovinare la partita più importante della stagione.
ALL'ANDATA PROVVEDIMENTO ANALOGO. Il settore tradizionalmente riservato alla tifoseria avversaria, così, sarà occupato dai ragazzi delle giovanili bianconere.
Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi, ricordando come un analogo provvedimento sia già stato preso alla vigilia dell'incontro d'andata, conclusosi per la cronaca con la vittoria dei partenopei per 2-1, lo scorso 26 settembre.
E invece occorre sottolineare come ancora una volta la resa incondizionata delle autorità abbia impedito a migliaia di appassionati, pur dotati di tessera del tifoso, di seguire la propria squadra in trasferta.
TESSERA DEL TIFOSO INUTILE. Una decisione che sa di pietra tombale sulla reale efficacia della tanto vituperata carta introdotta dalla circolare ministeriale firmata Roberto Maroni nel lontano 2009.
Già, perché ormai non si contano più le situazioni in cui il divieto non fa eccezioni di sorta e i possessori della tessera, che nelle intenzioni del progetto avrebbero dovuto costiture una tifoseria al di sopra di ogni sospetto, vengono accomunati a quelli che ne sono privi e costretti a seguire il match in televisione.
Sorte che, in questo caso, toccherà a tutti i residenti in Campania, dopo il recepimento del prefetto piemontese delle indicazioni dell'Osservatorio sulle manifestazioni sportive, secondo cui ci sarebbe troppa tensione tra le tifoserie che potrebbe sfociare in minaccia alla sicurezza pubblica.
UNA PAR CONDICIO USCITA MALE. All'andata il settore ospiti del San Paolo rimase chiuso anche per le condizioni precarie dell'impianto ma, ci si chiede a Napoli, come mai succede la stessa cosa in una struttura all'avanguardia come lo Juventus Stadium?
In parte si è voluto utilizzare lo stesso metro di giudizio di Napoli-Juventus, come a non scontentare nessuna delle parti, in una sorta di par condicio uscita male.
Anche se non vanno dimenticati i danni riportati al settore ospiti dell'impianto torinese nelle trasferte napoletane recenti, con rotture di lavandini e sanitari nei bagni.

I biglietti riservati agli ospiti sarbbero stati poco più di 2 mila

Lo Juventus Stadium
Lo Juventus Stadium
Il concetto di reciprocità, a ogni buon conto, è più una foglia di fico che una solida motivazione: i biglietti riservati agli ospiti sarebbero stati poco più di 2 mila, destinati soltanto ai possessori della tessera che, vale la pena ricordarlo, viene rilasciata dalle società su autorizzazione della questura solo a chi risponde a un preciso codice etico.
Esclusi dunque i Daspo in corso e i condannati per reati da stadio negli ultimi cinque anni.
La realtà, come è evidente dalla somma di episodi accumulati negli ultimi mesi, è invece un’altra.
NIENTE TIFOSI, NIENTE INCIDENTI. Il Viminale ha deciso di affrontare la questione sicurezza negli stadi nel modo più semplice: cancellando cioè i tifosi dagli spalti. Meno tifosi, meno incidenti. Pazienza se lo spettacolo di uno stadio vuoto è avvilente. E pazienza pure se siamo l’unico Paese ad aver scelto questa strada.
Viene da chiedersi allora quali siano stati i reali risultati conseguiti della tessera del tifoso, ammesso che ce ne siano stati. Ricordando anche il fiume di proteste col quale la maggior parte delle tifoserie organizzate accolse un'iniziativa che molti assimilarono a un tentativo dei club di lucrare sul tifo, visto l'utilizzo di carte di credito di durata pluriennale per il rilascio della tessera.
A sei anni dall'introduzione, in ogni caso, sembrano essere più gli effetti negativi di quelli positivi.
DA 25 A 21 MILA SPETTATORI DI MEDIA. La stagione 2009-2010, l’ultima nella quale ci si poteva abbonare a una squadra di Serie A senza avere la tessera del tifoso, aveva visto oltre 25 mila spettatori di media a incontro.
Oggi la media è di 21 mila circa: una diminuzione di quasi il 20%.
Si dirà, la tessera è servita almeno ad alleviare il fenomeno della violenza negli stadi.
Neanche per sogno, come certificato dal rapporto annuale dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive divulgato lo scorso mese di dicembre.

Quasi 77 mila agenti negli stadi. E il numero di quelli feriti aumenta

Il capo della Polizia Alessandro Pansa.
Il capo della Polizia Alessandro Pansa.
La stagione 2014-15, nello specifico, ha presentato «un trend negativo», come sottolineato dal capo della Polizia Alessandro Pansa: «Rispetto all'anno precedente è aumentato il numero di feriti sia tra le forze dell'ordine che tra gli steward, a fronte di un massiccio dispiego di forze dell'ordine» - quasi 77 mila agenti in serie A.
Fortunatamente, diverso sembra essere invece l'inizio della stagione in corso (2015/2016), «ove si riscontra un bilancio positivo e un calo dei feriti».
MARONI SMENTITO DAI FATTI. Complessivamente, tuttavia, il trend degli ultimi anni parla di un aumento della violenza negli stadi italiani, in particolare nelle serie inferiori, mentre diminuiscono le situazioni critiche nelle zone esterne agli impianti e cala leggermente il numero dei Daspo.
E pensare che Maroni aveva assicurato: «La tessera del tifoso? È uno strumento valido per tenere fuori dallo stadio i violenti».
Alla luce di questi dati è giusto arrivare a oscurare la partita dell'anno? Per Maurizio Beretta, presidente Lega Serie A, «il calcio ha fatto e continuerà a fare tutto quello che è nelle sue possibilità per promuovere una cultura di valori sportivi. Noi ci sentiamo danneggiati, ma se capitassero episodi di violenza ci sentiremmo danneggiati ancora di più. Non è giusto scegliere il male minore, bisogna lavorare per far crescere una cultura positiva, ma anche aiutare chi gestisce la sicurezza a fare le scelte giuste».
IL PRECEDENTE CON LA LAZIO. Lo scorso 3 febbraio, di fronte a un analogo provvedimento, un gruppo di tifosi azzurri era riuscitp ad assistere alla partita contro la Lazio, che pure era stata vietata.
In occasione del match dell'Olimpico, i supporter possessori della tessera del tifoso avevano infatti acquistato singolarmente i biglietti, arrivando a un gruppo di oltre 1.000, e per garantire la loro sicurezza erano stati posti nel settore ospiti.
«Sono anni», ha spiegato uno di loro, «che portiamo avanti questa battaglia. Abbiamo la tessera del tifoso, ma poi vengono vietate le trasferte, che senso ha? Quest'anno ho pagato 31 euro tra il costo del rinnovo e le spese accessorie. Forse dovremmo chiederne il rimborso».

Twitter @LorenzoMantell

Preso d.a Facebook

Luca Gaspari
Ieri mi è capitata una cosa singolare.
Ero in un ospedale milanese con mia mamma ed a un certo punto è arrivato il prof. Mario Monti con sua moglie.
La signora Monti si doveva sottoporre alla stesso intervento per il quale era in attesa anche mia mamma.
La cosa inaspettata è che il Professore è arrivato senza scorta, ha fatto la coda come chiunque e la moglie ha aspettato il suo turno come chiunque.
È rimasto seduto sulle scale in attesa per tutto il tempo, poco prima c'era anche la moglie, nessun salottino privato o quant'altro.
Ha parlato con chiunque gli chiedesse qualcosa senza nessun problema ed ha lavorato tutto il tempo.
Vorrei dedicare tutto ciò a quei beceri che ci rappresentano che in continuazione sfruttano la loro posizione per avere un proprio tornaconto sempre e comunque.
Il senso di tutto è che quando si è grandi lo si è senza bisogno di doverlo palesare ed ostentare !
Personalmente resto con un solo dubbio ........ non so se preferisca l'acqua gassata o naturale !
Complimenti

giovedì 11 febbraio 2016

Credit Suisse sotto inchiesta: 14 miliardi portati all'estero da 13 mila italiani. Lo scoop dell'Espresso

Pubblicato: Aggiornato: 
CREDIT SUISSE
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"Una maxi-evasione targata Credit Suisse". A svelarlo il settimanale L'Espresso, nel numero in edicola da domani, in base a "un'inchiesta della Procura di Milano sul colosso bancario elvetico".
Il settimanale scrive come "dopo mesi di indagini la Guardia di Finanza" abbia "identificato più di 13 mila clienti italiani che hanno trasferito all'estero, attraverso società controllate dal gruppo Credit Suisse, somme enormi: secondi i conteggi delle Fiamme gialle, si tratta di oltre 14 miliardi". Secondo l'Espresso "ora i magistrati, guidati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, sono pronti a chiudere l'inchiesta-base con accuse pesantissime. L'indagine milanese - viene spiegato - potrebbe segnare uno storico salto di qualità nella lotta alla grande evasione fiscale internazionale: se le accuse verranno confermate, infatti, la banca stessa rischia di finire sotto accusa, per la prima volta, perché indiziata di aver organizzato e gestito un'evasione sistematica, per importi colossali, garantendo a migliaia di clienti il più assoluto anonimato. La Guardia di Finanza, scrive sempre il settimanale, ha identificato singoli beneficiari italiani che avrebbero nascosto all'estero oltre 600 milioni di euro".
L'Espresso fa sapere che l'indagine è "legata ai risultati di una perquisizione a sorpresa nella sede milanese del gruppo elvetico, a pochi passi dal Teatro alla Scala. Tra i documenti sequestrati dalla Guardia di Finanza, che ora i magistrati si preparano a inserire negli atti d'accusa, compare una sorta di manuale aziendale, con una dettagliata serie di istruzioni ai funzionari per aggirare le indagini". Viene inoltre chiarito che "il gruppo Credit Suisse, che è informato dell'indagine milanese da più di un anno, non ha ammesso alcun addebito e ha già contattato una squadra di grandi avvocati italiani per replicare alle accuse"

Bill Emmott: fuori dall'Europa il Regno Unito muore

Secondo l'ex direttore dell'Economist sul referendum Brexit la politica di Cameron è tutta sbagliata: giocare sulle paure degli elettori è il grande errore dei conservatori britannici

Foto Marina Zaninelli

11 Febbraio 2016 - 15:27
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Un nuovo Premier, l'indipendenza scozzese e l'apertura di una parentesi lunga due anni e dagli esiti incerti per rinegoziare il proprio rapporto con Bruxelles. E' questo lo scenario che secondo Bill Emmott aspetta l'Inghilterra in caso di Brexit. Da una Londra fin troppo calma per essere vicina all'avvio di una campagna referendaria nella quale è in gioco molto di più del futuro di David Cameron, l'ex direttore del The Economist ammette in modo placido: «sono poco ottimista sugli esiti del referendum». 
Dalla minaccia per l'occupazione da parte dei migranti europei, al rischio, una volta fuori dall'Ue, di ritrovarsi isolati a gestire il doppio del flusso attuale di arrivi di rifugiati, fino a oggi David Cameron ha puntato gran parte della sua campagna mediatica sulla Brexit calcando la mano sul tema dell'immigrazione. «Questo perché è il tema più emotivo e anche più simbolico per i britannici. Si tratta secondo quanto dicono i sondaggi dell'aspetto a cui gli elettori sembrano interessarsi di più» spiega a Linkiesta.it Emmott: «L'immigrazione è da sempre un tema sensibile. Negli ultimi anni, anche a causa della crisi economica, questa è stato associata all'Unione europea, diventando quasi lo stesso tema. Per i cittadini britannici i migranti europei in arrivo nel Paese rappresentano la causa del peggioramento delle condizioni generali di vita. Ecco perché Cameron ha scelto questo argomento, almeno inizialmente».
Ora Cameron sembra aver spostato l'interesse sui rifugiati. Davvero il Premier britannico si è reso conto solo ora che una volta fuori dall'Ue il Regno Unito potrebbe trovarsi solo a gestire un flusso sicuramente più alto di quello attuale? 
Non credo che se ne sia reso conto ora, lo ha sempre saputo. Credo si tratti piuttosto di una tattica ben precisa. Nel momento in cui a Bruxelles si definisce la bozza di accordo sulle riforme richieste da Londra, compresa quella del cosiddetto "freno di emergenza" (l'esclusione per 4 anni dai sussidi statali agli immigrati europei freschi di arrivo nel Regno Unito, Cameron si trova nella posizione di dover difendere quanto fatto. A mio avviso non è una scelta molto lungimirante. Cameron potrà riuscire a vincere la battaglia interna al Partito Conservatore, ma credo che perderà quella con gli elettori.
Quali altri argomenti ha dalla sua parte Cameron per cercare di vincere il referendum? 
Per quello che posso osservare fino a ora, David Cameron sta giocando molto sulle paure degli elettori. E questo è un errore. La chiave dovrebbe essere quella di sottolineare le opportunità di cui il Paese ha goduto, gode e potrà godere in futuro restando in Europa. Ma è sicuramente un argomento molto più complesso. Del resto anche chi farà campagna per la Brexit scenderà in campo giocando sulle paure.
Ma oltre all'immigrazione, quali altre paure possono agire sui britannici? 
Ad esempio quella legata al concetto di sovranità. Per i fautori della Brexit si tratterà di avvicinare gli elettori con la domanda: "Chi è che oggi governa il tuo Paese?" . O anche quella: "Non pensate riuscireste a governare meglio il vostro Paese se fosse fuori dall'UE?". E' uno degli argomenti tipici degli euroscettici. L'aspetto che non viene mai sottolineato è che rappresenta anche la grande difficoltà per i gruppi che si schiereranno contro la Brexit è come riuscire a spiegare che "Siamo noi a governare il nostro Paese e che lo facciamo bene perché siamo parte dell'Unione europea".
Perché è così difficile?
Perché dallo scoppio della crisi economica l'Unione europea ha smesso di essere percepita come una soluzione ai problemi e ne è diventata la causa. Le nuove generazioni non associano valori come la libertà di circolazione con l'Unione europea. Considerano questi aspetti come dati in assoluto. In questi ultimi anni l'Unione europea, la Commissione europea sono state percepite come fortemente inefficaci e anzi in alcuni casi anche dannose. E' stato così durante gli anni della crisi economica e finanziaria ed è così oggi con l'emergenza rifugiati. Quando vedi che un milione di rifugiati una volta varcato il confine europeo sono liberi di muoversi ovunque, la prima reazione che si ha è quella di chiudere le frontiere, di provare a risolvere il problema da sé.
Dobbiamo rassegnarci alla fine di Schengen? 
Ho già scritto altrove che sarebbe intelligente sospendere Schengen e attivare dei meccanismi alternativi. Questo per evitare che il sistema collassi in modo disordinato come purtroppo sta accadendo oggi.
Tornando al referendum britannico, in caso di vittoria degli euroscettici quale futuro aspetta il Regno Unito? 
Credo siano tre gli effetti immediati di una Brexit alle urne. Per prima cosa ci saranno le dimissioni di David Cameron. Poi molto probabilmente la Scozia, che intende restare nell'Ue, chiederà un nuovo referendum sull'indipendenza e dunque si potrebbe assistere alla potenziale disintegrazione del Regno Unito. Terzo si apriranno i negoziati per il tipo di relazioni da stringere con l'Ue. Si tratta di negoziati che potrebbero durare fino a due anni. Durante i quali non so immaginare quale potrebbe essere la situazione interna.
Quanto è plausibile l'arrivo di Corbyn al potere? 
Tutto dipende da come andranno le cose negli anni immediatamente successivi a una potenziale Brexit. Se il Paese dovesse risentire in modo negativo dell'allentamento dall'Ue e dell'indipendenza scozzese potrebbe verificarsi il caso di un Governo targato Corbyn. Sarebbe, però, un chiaro paradosso per un elettorato che votando la Brexit ha chiesto maggiore libertà di mercato di ritrovarsi con un Premier che di fatto procederebbe con la nazionalizzazione dell'economia dando vita a una svolta protezionista.
In caso di Brexit quali sono le conseguenze per il resto dei Paesi Ue? 
Sicuramente in un primo momento la vittoria degli euroscettici potrebbe fare da volano per gli altri partiti nazionalisti. Il Front National, la Lega Nord, i veri finlandesi, etc..potrebbero usare il referendum britannico per mandare acqua alla loro causa. Il vero punto da cui guardare gli eventi, però, è proprio quello del tipo di conseguenze reali davanti le quali si troverebbe sin da subito il Regno Unito. Se lo scenario appena descritto diventasse realtà è probabile che nessun altro Paese in Europa vorrebbe seguire la strada britannica.

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