giovedì 7 aprile 2016

M5s, spintarelle e familismo per fare carriera

Stagisti, assistenti, portaborse. Colleghi di onlus. Ma anche fidanzati, mariti, figli. Da Corrado e Calise ai Cancelleri, le scalate dei candidati grillini. Coincidenze?

04 Aprile 2016
Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
(© Ansa) Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Un tempo c'erano le scuole di formazione politica: quelle vere, non i seminari dove la platea di imberbi fischia quando una giovane ministra si toglie la giacca.
Le Frattocchie, per esempio, dove la classe dirigente del Partito comunista italiano si formava.
Per poi cominciare la gavetta.
L'iter era più o meno lo stesso negli altri partiti della Prima Repubblica: per guadagnarsi una candidatura 'pesante' occorrevano anni di militanza, persino volantinaggio, vita in sezione, prove di fiducia a una o all'altra corrente. Oppure conoscenze, legami di parentela, spintarelle.
CAMBIARE TUTTO PER NON CAMBIARE NULLA. Poi arrivarono il Blog, lo staff, i MeetUp, la democrazia partecipativa, l'«uno vale uno»... e non cambiò nulla.
O, meglio, qualcosa è cambiato: i tempi.
Da attivista, stagista, portaborse o assistente a candidato sindaco o portavoce in parlamento bastano pochissimi anni. Mesi in qualche caso.
Qualche conoscenza o fidanzamento. E soprattutto la stima di Gianroberto Casaleggio.
Insomma, a differenza di altri partiti, le candidature del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo sono «scalabilissime».

Un esempio? La carriera folgorante di Corrado, attivista dal 2012

Gianluca Corrado.
(© Facebook) Gianluca Corrado.
Casualità, coincidenze o altro: i casi si sprecano.
Prendiamo Gianluca Corrado, attivista solo dal 2012.
Prima di essere folgorato sulla via pentastellata nella sua Lipari, ha raccontato ad Affari Italiani, ha sempre votato, deluso, «moderatamente a destra e moderatamente a sinistra».
Un democristiano perfetto. Tutto suo nonno, verrebbe da dire.
Era il favorito alle Comunarie per Milano, battuto però da Patrizia Bedori e Livio Lo Verso.
Il passo di lato della prima e il ritiro del secondo gli hanno spianato la strada per la candidatura, consacrata da una sorta di referendum sul Blog.
GAVETTA CON CALISE. Corrado però si è distinto, nel M5s ambrosiano, lavorando dal 2014 al fianco di Mattia Calise, il consigliere comunale facente funzioni di segretario cittadino del Movimento.
I tre 'assistenti' di Calise - Gabriella Fiore, Claudio Morgigno e Andrea Galluzzi - lo hanno lasciato per andare a lavorare per i portavoce ed europortavoce Bruno Marton, Daniele Pesco e Marco Valli dove evidentemente erano pagati. O comunque pagati meglio.
Ad 'abbandonare' Mattia furono pure Vincenzo Agnusdei (ex consigliere di zona 9) e Alessandro Battaglia (ex consigliere zona 2) che poi si è 'arruolato' con la senatrice Laura Bottici.
Corrado quindi è arrivato al momento giusto. Per essere candidato e 'scalare' il Movimento milanese.
GULISANO IN SQUADRA. Ma tutto torna, visto che il neo candidato al suo fianco ora ha l'attuale compagno di Bottici e fedelissimo della consigliera regionale lombarda Silvana Carcano, Vincenzo Gulisano.
A sua volta ex di Magda Andreola, candidata alle Regionali a Brescia passata alla Comunicazione del Senato e poi a quella di Bruxelles sulla scia di Claudio Messora aka Byoblu. Il tutto per 4.200 euro al mese.

Calise, giovane cercato da Casaleggio, viaggia verso Roma

Mattia Calise e Beppe Grillo (foto Ansa)
Mattia Calise e Beppe Grillo (foto Ansa)
Vero, tutti hanno le stesse possibilità: si è iscritti, si manda un video, ci si presenta e si cercano voti interni.
Le cose in realtà sembrano andare diversamente.
Lo ha dimostrato la vicenda Bedori. Disoccupata e sconosciuta, non ha retto «la pressione mediatica».
E allo stesso modo lo dimostrano le vittorie di Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, nemmeno passata per le Comunarie ma acclamata.
ENDORSEMENT PESANTI. Anche Mattia Calise, figlio di due simpatizzanti M5s (padre manager e mamma psicologa), come Corrado, non aveva dalla sua un lungo attivismo visto che entrò nel Movimento a novembre 2010 e si ritrovò candidato dopo due mesi, a gennaio 2011.
Vicine a lui però aveva l'attuale deputata Paola Carinelli e Gabriella Fiore che, detto per inciso, non solo è una attivista molto conosciuta e influente, ma ha lavorato in passato presso l'onlus Amka che si occupa di cooperazione internazionale.
Dove, caso vuole, hanno prestato servizio pure Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano (un po' come gli scout del governo Renzi? Il paragone potrebbe reggere, non ce ne voglia l'ex lupetto Vito Crimi).
Fiore era candidata nel 2012 sia alle Comunali di Palermo sia alle Regionali in Sicilia.
PIÙ ATTITUDINI CHE COMPETENZE. A gettare qualche ombra sulla candidatura di Calise è stata l'ex M5s Cinzia Bascetta.
«In una riunione per la lista civica Milano a 5 stelle», scrisse, «Filippo Pittarello (che lavora per la Casaleggio associati e segue Beppe nei suoi tour, nonché i contatti con i meetup e che ora lavora a Bruxelles, ndr) ha dichiarato che il candidato ideale avrebbe dovuto avere più soft skill che hard skill, cioè più attitudini che competenze. Una volta eletto, doveva essere bravo con internet per mandare tutto a una ‘squadra di esperti’ che gli avrebbero detto cosa dire. Capite ora perché è stato scelto un ragazzino di 20 anni inesperto ma con tanta voglia di emergere? Vedi video su YouTube».
CONDORCET, MA NON TROPPO. Non solo: «Calise è stato eletto democraticamente con il metodo Condorcet, che non è stato applicato correttamente perché sono state considerate valide anche le schede in cui comparivano solo i nomi dei primi due, o di uno solo (bisognava mettere gli 8 candidati in ordine di preferenza, ndr) in questo modo viene sballato il calcolo delle preferenze».
Comunque in questa tornata milanese Calise ha spiegato di non avere intenzione di ripresentarsi per terminare l'università. Ma i maligni sostengono che per lui sia pronta una candidatura romana.

Vuoi un posto in lista? Fai il portaborse

Paola Taverna, senatrice del Movimento 5 stelle.
Paola Taverna, senatrice del Movimento 5 stelle.
La carriera degli assistenti nel M5s è una costante.
Marco Valli, già candidato alle Regionali 2013 e ora eurodeputato, era stato 'a servizio' del portavoce alla Camera Daniele Pesco.
A Roma viveva a casa sua, in modo da tagliare le spese. Dopo il trasferimento a Strasburgo, il suo posto in Transatlantico e nell'appartamento è stato preso da Claudio Morgigno, che si era candidato alle Comunali nel 2011 e alle Regionali nel 2013.
Ma attenzione: Morgigno è il fidanzato di Cristina Mariniello, sorella di Sara, fidanzata del deputato Vincenzo Caso. Insomma, tutto in famiglia.
FEDELISSIMI DAL FUTURO ASSICURATO. Fabio Massimo Castaldo, anche lui europarlamentare, era assistente della romana Paola Taverna.
Il siciliano Ignazio Corrao, invece, prima di arrivare in Europa aveva collaborato con il gruppo M5s all'Ars.
Come Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria.
È andata male, invece, al candidato Stefano Girard, valsusino che scriveva nella sua presentazione «collaboratore parlamentare del M5s presso il Senato». In particolare dava una mano a Marco Scibona.
Ma anche a Giorgio Burlini, pure lui collaboratore a Palazzo Madama per il supporto «dell'attività legislativa e politica», scrive su Linkedin.
E a Salvatore Cinà, aiutante di Nunzia Catalfo attuale capogruppo al Senato, che però fece un passo indietro prima delle urne.
Insomma l'esperienza - più o meno retribuita - di portaborse è un po' un'assicurazione.
O STAGISTA O CONSIGLIERE. Anche uno stage può tornare utile.
Si prenda Marta Minuzzo: era capolista a Cormano. Esclusa a sorpresa, venne presa come stagista dall'europarlamentare Eleonora Evi, guarda caso sempre di Cormano.
Dopo le dimissioni del capogruppo Ivan Iaffaldano (attaccato a più riprese da Simone Abbruzzi, fidanzato di Evi), Minuzzo poté insediarsi come consigliere nel Comune di casa.
Altro giro, altra poltrona. Massimiliano Mantovani da collaboratore del gruppo regionale lombardo (era addetto alla partecipazione) si è candidato sindaco a Bollate nel 2015.
Ora è collaboratore e consigliere comunale. Due piccioni, ops carriere, con una fava.
LA ''CANDIDITE'' DI SILVESTRI. Per le Comunarie l'aria non cambia.
Nel 2016 a Roma si è presentato tale Francesco Silvestri, ottenendo 102 voti.
Silvestri non solo è affetto da ''candidite'' acuta visto che era in una lista civica nel 2010 per la Regione, nel 2011 era candidato sindaco a Morlupo, vicino Roma, e nel 2013 proprio nella Capitale, ma è anche collaboratore del senatore Giovanni Endrizzi.
L'espulsa Serenella Fucksia rivelò pure la sua relazione con Ilaria Loquenzi, già assistente di Taverna, responsabile comunicazione con Rocco Casalino.

  • Il video di presentazione di Francesco Silvestri alle Comunarie romane.

DI BATTISTA SALVA CAPUTO. Nel 2013, alcuni attivisti romani sollevarono un polverone, e volarono pure espulsioni, per alcune candidature dubbie come quella di di Roberto Salviani, ufficio stampa della Camera.
Ma nel M5s non solo i portaborse diventano candidati ed eletti.
Accade anche il contrario, come nel caso di Selena Caputo, candidata alla Regione nel 2013, ''fatta fuori'' e assunta come assistente di Alessandro Di Battista.
MI MANDA CASALEGGIO. Direttamente dalla Casaleggio associati, dove è diventato socio nel maggio 2015, arriva invece Maurizio Benzi candidato alla Camera senza successo.
Benzi era stato anche il fondatore del primo MeetUp degli amici di Beppe Grillo a Milano nel 2005.

Cinque stelle, una passione che unisce coppie e famiglie

Sonia Toni, ex compagna di Beppe Grillo.
Sonia Toni, ex compagna di Beppe Grillo.
La passione pentastellata unisce: coppie e familiari.
Normale dunque che il compagno della lombarda Silvana Carcano, Emiliano Abbiati, sia consigliere comunale nel loro feudo di Paderno Dugnano.
Anche a Cinisello Balsamo la consigliera, poi dimessa, Irene Lodi era la cognata del portavoce alla Camera Massimo De Rosa.
FRATELLI IN CARRIERA.Senza parlare poi della deputata Azzurra Cancelleri, sorella di Giancarlo capogruppo M5s in Regione Sicilia. O di Maurizio e Tiziana Buccarella, entrambi candidati alla Camera: lui ancora seduto nell'emiciclo, lei si è ritirata.
Paola Sabrina Sabia, candidata a Trieste tra le polemiche e poi battuta da Paolo Menis, è la moglie dell’europarlamentare Marco Zullo.
Anche tra i fuoriusciti esistono legami di parentela.
La senatrice ex pentastellata Cristina De Pietro, che ha lasciato il Movimento nel 2014 per ragioni legate alle polemiche del dopo alluvione a Genova, ha il fratello Stefano consigliere comunale nella città della Lanterna.
CHE CAOS A RIMINI. Infine a Rimini, Sonia Toni, ex signora Grillo, ha fatto il diavolo a quattro contro il candidato votato dal MeetUp Davide Grassi.
Il risultato? Il Movimento non correrà alle Amministrative 2016 in città, forse perché nessuno dei due schieramenti ha convinto il quartier generale milanese.
Ma non è certo finita qui.
La senatrice ex M5s Laura Bignami è la moglie di Giampaolo Sablich, ex consigliere grillino di Busto Arsizio. Ora hanno organizzato una lista per le Comunali di Busto.
E sono ex pure Ivana Simeoni e Cristian Iannuzzi: madre e figlio al Senato e alla Camera.
MANGILI E L'ODORE DI CORDATA. Infine c'è la senatrice Giovanna Mangili, la cui candidatura fece storcere il naso a molti visto che non era attivista da molto tempo.
Ma soprattutto perché moglie di Walter Mio, consigliere a Cesano Maderno che fu accusato di aver addirittura organizzato una cordata brianzola contro quella milanese.
Più di un sospetto, visto che per gettare acqua sul fuoco servì un post sul Blog. «Il voto è individuale e bisogna evitare che sia pilotato da fantomatiche assemblee o comitati, entrambi esclusi categoricamente dal Non Statuto. Dobbiamo evitare la replica delle congreghe partitiche su base locale create per favorire uno o più candidati a scapito di tutti gli altri. Chi cercherà di pilotare il voto sarà diffidato e escluso dalle votazioni, sia che si tratti di candidato che di votante. Ci vediamo in parlamento. Sarà un piacere».
IL BALLETTO DELLE DIMISSIONI. Per più volte Mangili diede le dimissioni.
Nel balletto durato due mesi la sostituì la 'non senatrice' Tiziana Pittau che dopo aver sostenuto le spese di trasferta finì cornuta e mazziata.
Perché le dimissioni di Mangili non vennero accettate. Né l'amica Giovanna divise con lei l'indennità, visto che l'aveva già versata interamente al fondo del M5s.
I maligni sostennero che in realtà Pittau si fregò con le sue stesse mani avendo espresso la volontà di votare Pietro Grasso alla presidenza del Senato. Ma questa è un'altra storia.

Twitter @franzic76

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