giovedì 3 dicembre 2015

Perché non sono nato in Finlandia.

Helsinki, entro il 2050 sarà una città senza auto

Previsti quartieri completamente pedonali

Helsinki, entro il 2050 sarà una città senza autoHelsinki, 3 dic. (askanews) - Helsinki, una delle città più verdi d'Europa, ha l'ambizione di rendere "superflue" le automobili per il 2050, senza per questo vietarle. La capitale finlandese, dove vivono circa 600mila persone, è in continua crescita demografica ma ciò nonostante vuole riuscire a mantenere le sue caratteristiche di città a dimensione umana. Le previsioni indicano una crescita della popolazione del 40% nei prossimi 35 anni. Per tutelare la purezza dell'aria e gli spazi verdi, che occupano il 47% della sua estensione, le autorità hanno concepito un piano che prevede una circolazione ridotta, quindi meno emissioni di CO2, e quartieri completamente pedonali. Le famiglie non avranno bisogno di auto poiché avranno a disposizione negozi, scuole e altri servizi, mentre i lavoratori potranno raggiungere gli uffici in treno, metro e tram. "Manterremo gli spazi veri indirizzando la maggior parte dei nuovi progetti edilizi nelle zone attualmente già collegate da autostrade e vie ad alta velocità". "Helsinki è gia riuscita a ridurre in misura significativa le emissioni, ma per essere carbon-free nel 2050 è necessaria una marcia in più", ha commentato uno degli urbanisti della capitale, Alpo Tani. int4

Riceviamo e pubblichiamo.

Anche per Ballarò il preside della scuola di Rozzano ha "cancellato il Natale" e tolto i crocefissi dalle aule. Nel frattempo i fascisti citano Gramellini e Michele Serra per difendere le proprie idee
GIOVANNI DROGO
Per coronare un’intensa settimana di indagini sui fatti di Rozzano mancherebbe solo il plastico dell’Istituto Garofani a cura di Bruno Vespa con indicati i muri sui quali vengono affissi i crocifissi e il luogo dove veniva festeggiato il Santo Natale. Ma ieri a Ballarò si sono impegnati molto per continuare a raccontare la storia del Natale rubato dal Dirigente Scolastico Marco Parma, rappresentato come un cattivissimo Grinch. In realtà come abbiamo spiegato su NeXt le cose non stanno così, il Natale a Rozzano non è stato né vietato né cancellato. L’unica cosa che è stata considerata poco opportuna è stata l’insistenza di alcuni genitori cattolici nel voler insegnare canti religiosi durante l’orario di mensa.
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Per Ballarò è colpa di tutti, tranne che dei giornalisti

Dal punto di vista giornalistico la ricostruzione dei fatti è abbastanza semplice, c’è una lettera del Dirigente Scolastico che spiega come stanno le cose e dove è scritto nero su bianco che non è stata annullata nessuna festa di Natale. Eppure molti giornali e illustri opinionisti si sono affrettati in questi giorni a spiegarci che non è così che si fa accoglienza, così ci si piega in modo vile al volere dello straniero. Ieri sera Ballarò (che ha avuto tutto il tempo per approfondire i pochissimi elementi della vicenda) ha voluto continuare la gloriosa tradizione della disinformazione, permettendosi anche di punzecchiare i politici (Salvini e Gelmini) accusandoli di strumentalizzare quello che era successo a Rozzano e di averne approfittato per “inzuppare il biscotto”. Visto che siamo in tema di presepe si può proprio dire che è un classico caso di bue che dice cornuto all’asino. Perché il servizio di Alessio Lasta inizia spiegandoci che alla scuola primaria Garofani di Rozzano quest’anno non ci sarà la festa di Natale. Lasta lascia sfogare i genitori, cattolici, laici e musulmani, e non dice nulla quando i genitori raccontano che il preside ha tolto i crocefissi dalle aule. Ma le cose non stanno così perché attualmente nelle aule non ci sono da tempo: “un paio di genitori ha proposto di metterli nelle aule e il Consiglio di Istituto a giugno ha respinto la proposta”, ha fatto sapere Parma. La vicepreside, invece, spiega “che in due aule i crocifissi c’erano e nelle altre no. La decisione del Consiglio di Istituto è stata quella di uniformare e togliere i crocifissi che c’erano”. Ecco che arrivano i genitori che dicono che vogliono andare a chiudere le moschee (ma che c’entra) e quello che spiega che sono gli immigrati a essere in prestito in Italia e che quindi si devono adeguare alle nostre tradizioni. Viene da sorridere, e a qualcuno potrebbe venire la tentazione di dire che questi genitori sono intolleranti e ignoranti, ma le stesse cose le ha scritte Massimo Gramellini ieri sulla Stampa, come possiamo allora farne una colpa ai genitori preoccupati™:
Chi approda in Italia per migliorarsi la vita o per istinto di sopravvivenza può confessare la religione che gli garba, perché anche il liberalismo fa parte della nostra identità. Ma deve accettare senza troppi turbamenti il fatto di non essere precipitato sulla Luna, ma arrivato in una terra che ha alle spalle, e sulle spalle, millenni di memoria. Se le nostre usanze lo irritano, si faccia in modo di spiegargliele, trovando i punti di contatto con le sue. Ma se si rinuncia a farlo per compiacerlo, non si diventa più accoglienti. Soltanto più vili.
Certo, dopo aver fatto sentire le voci di chi “vuole il Natale a scuola” quando in realtà la festa di Natale negli anni scorsi si è tenuta al Teatro Fellini di Rozzano e non a scuola Lasta cita di sfuggita il comunicato di Parma, ma non va mica a chiedere conto di questo ai genitori di cui sopra. Preferisce invece incalzare il preside accusandolo di aver esacerbato gli animi ed aver causato polemiche e discussioni. Lanza continua tallonandolo dicendo che non è possibile che il preside se ne vada così, senza dire nulla di quello che sta succedendo nella sua scuola. Il fatto è che quello che sta succedendo nella scuola di Marco Parma avviene a causa del cattivo giornalismo, non del fallimento della scuola e nemmeno dei politici. Qualcuno dovrebbe incalzare i vari Lanza, Serra, Gramellini e gli altri che da giorni continuano a raccontare una storia che non c’è.
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I fascisti fanno quadrato attorno al presepe di Rozzano

Non potendo fare il suo lavoro, ovvero raccontarci i fatti e cercare di mettere ordine nella ridda d’opinioni contrapposte e campate in aria Lanza va alla ricerca dello scontro, che prontamente arriva. Ad un certo punto infatti qualcuno, dalla folla, grida «Viva il Duce!», prontamente l’inviato di Ballarò lo raggiunge per chiedergli cosa ne pensa di quello che sta succedendo
Sono fascista e credo… Le nostre tradizioni sono cattoliche, cristiane.
Ma che c’entra il Duce?
Mi è scappato perché sono fascista
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Chi può sfoggia con orgoglio la pelata mussoliniana
Qualcun altro commenta sconsolato dicendo che ce ne vorrebbero mille di Mussolini, davvero, la situazione è così disperata? Per fortuna un altro bravo signore -fascista- lo rassicura, tranquillo che se ci fosse Mussolini tutto questo non c’era. Poi ovviamente il nostro fascista se la prende con il giornalista accusandolo di essere un comunista di merda servo di partito.
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Poi è il turno dei rapper fascisti, due tabbozzi della periferia milanese che hanno studiato all’università della strada e lavorano presso sé stessi:
Siamo due giovani ma sputiamo verità sul microfono, viva il Duce ci vuole un nuovo Mussolini e Salvini è lui. Quest’anno Salvini deve salire al potere.
Ma come, quando c’era il Duce c’era la dittatura, chiede il giornalista. Ma va là, gli rispondono i due della Gioventù Italiana Littorio, quando c’era il Duce la gente studiava, lavorava e viveva bene. Ed in fondo non c’è molto di cui stupirsi, ieri il leader di Forza Nuova Roberto Fiore ha pubblicato un post che sembra copiato dai due pezzi di Gramellini e Serra.
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Per i quali probabilmente c’è spazio qualora volessero partecipare a questa interessantissima conferenza sul Mistero del Natale
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Ed ecco che oggi Massimo Gramellini e Michele Serra si trovano a condividere le stesse opinioni degli squadristi di natale, quelli che ti vogliono far mangiare a viva forza pandoro e olio di ricino. Ma da quelli di Forza Nuova ce lo possiamo anche aspettare, così come pure da Salvini, in fondo questo è il loro gioco per fare campagna elettorale continua. Quello dei giornalisti però dovrebbe essere un lavoro diverso.

Pensierino della sera.

Quanto mi danno fastidio quelli del PD si riempiono la bocca con parole come "merito, capacità e competenza" e distaccano nei ministeri o nelle USR o negli uffici territoriali della scuola le persone più incapaci ma che hanno in tasca tessera di partito o tessera della CISL.  Povero Berlinguer, pensava ai militanti del PCI come anime nobili e incorruttibili. Fanno quello che per anni ha fatto la DC e Berlusconi. Viva l'Italia e i tanti uomini e donne mediocri che fanno carriera in politica grazie alla capacità di dire sempre yes.

Non ci siamo proprio. Non avevamo detto che occorreva premiare il merito e non l'appartenenza?

L'Unità e ministeri: il Pd piazza gli ex giornalisti Europa

Sensi portavoce di Renzi. Menichini 'assunto' da Delrio. Cocconi allo Sviluppo. Lavia a Unità.tv. Così il Pd sistema le firme di Europa. Con ricche consulenze.

01 Dicembre 2015
Le vie della comunicazione sono infinite.
Quelle che apre il Partito, anche.
MENICHINI DA DELRIO. Accade così, come raccontato da Il Fatto Quotidiano, che l'ex direttore di Europa, Stefano Menichini - visto l'epilogo del quotidiano de La Margherita - abbia trovato posto come esperto della comunicazione istituzionale al ministero dei Trasporti, gestione Graziano Delrio.


 
Stefano Menichini.
(© Imagoeconomica) Stefano Menichini.
Con un compenso di tutto rispetto: 120 mila euro in tre anni, più di 3 mila euro al mese.
Un po' meno dei 5 mila euro mensili che intascava come direttore di un quotidiano che negli anni, come ha fatto notare il Fq, ha percepito qualcosa come 30 milioni di euro di fondi pubblici per l'editoria.
Il contratto, stipulato il 14 luglio del 2015, scade a fine legislatura, quindi verosimilmente nel 2018.
Contattato da Lettera43.it, il ministero dei Trasporti non ha né fornito il decreto di nomina né spiegato in cosa consista concretamente il suo lavoro.
IL SITO DI EUROPA CONGELATO. Una cosa è certa: quell'«Europa vive anche senza di noi, trattatela bene», con cui lo scorso dicembre Menichini salutava i lettori è rimasto lettera morta.
La testata, infatti, è stata sì salvata dal Pd grazie alla fondazione Eyu, creata ad hoc dai dem nel 2014 per gestire i media della galassia Pd (Europa, YouDem, l'Unità) nella sua edizione online, però di fatto è congelata da un anno.
Ma che fine hanno fatto le altre firme storiche del quotidiano?

Filippo Sensi, Richelieu di Palazzo Chigi

Filippo Sensi con Matteo Renzi.
(© Imagoeconomica) Filippo Sensi con Matteo Renzi.
Il primo a imbarcarsi nel governo Renzi è stato Filippo Sensi, che di Europa fu vice direttore.
Spin doctor, portavoce, capo ufficio stampa, direttore di YouDem, curatore dell'immagine del premier, Sensi aka @nomfup è un po' il Richelieu di Palazzo Chigi, anche se c'è chi preferisce paragonarlo ad Alastair Campbell, ombra di Tony Blair.
GENIO DELL'HASHTAG. Depositario del Matteo-pensiero che viene centellinato ai giornalisti la sera, dopo il tg via WhatsApp, Sensi è lo stesso che pubblica foto del capo su Instagram e che tesse, da genio dell'hashtag, lo storytelling dell'Italia renziana, quella che riparte, della volta buona, della buona scuola e dei 'ciao gufi'.
170 MILA EURO LORDI. Una grossa responsabilità, non c'è dubbio. Pagata circa 170 mila euro lordi l'anno (più di 91 mila di 'trattamento economico fondamentale', circa 60 mila euro di 'retribuzione di posizione variabile' e oltre 18 mila di 'indennità di collaborazione').
IMPRINTING DELLA MARGHERITA. Sia Menichini sia Sensi prima dell'esperienza in Europa, sono stati rispettivamente responsabile dell'Ufficio per la comunicazione istituzionale del Comune di Roma, durante la seconda giunta Rutelli, e portavoce sempre di Rutelli.
Dunque cresciuti all'ombra della Margherita.

Cocconi al ministero dello Sviluppo economico

Giovanni Cocconi.
(© Imagoeconomica) Giovanni Cocconi.
Ma altri ex del quotidiano hanno trovato riparo negli uffici ministeriali.
L'ex vice direttore Giovanni Cocconi, per esempio, ha ottenuto il 31 dicembre 2014 una collaborazione come portavoce del sottosegretario alle Comunicazioni  (ministero dello Sviluppo economico) Antonello Giacomelli.
CONTRATTO DI UN ANNO.Incarico da 70 mila euro lordi l'anno che termina però alla fine del 2015.
A quanto si apprende, Cocconi si occupa di tutti gli aspetti che riguardano la comunicazione. Oltre ai rapporti con la stampa, quindi anche l'organizzazione e la partecipazione ai convegni, gli interventi pubblici anche all'estero, le missioni e lo studio dei dossier.
Dal canto suo Giacomelli - che ha in mano tutte le deleghe dell'ex ministero delle Comunicazioni - tra l'altro, è stato coordinatore toscano della Margherita e poi uno dei leader regionali dell'Ulivo. Responsabile enti locali del partito, è entrato nell'esecutivo nazionale del neonato Pd come capo della segreteria politica di Dario Franceschini.
 

BIONDI, SPEECHWRITER DI LADY PESC. Ma non è finita qui: un altro ex Europa, Lorenzo Biondi, responsabile della sezione Esteri, da otto mesi ha trovato posto in Europa come speechwriter (come si definisce lui stesso su Twitter) di Federica Mogherini, Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri.

Lavia ha trovato posto su Unità.tv

Mario Lavia.
(© Imagoeconomica) Mario Lavia.
Chi non ha trovato posto come consulente di un ministero, invece, è stato dirottato su Unità.tv.
È il caso di Mario Lavia, uno dei responsabili del sito, e Rudy Francesco Calvo.
«Classe ’81, siciliano di Scicli. Antropologo del Partito democratico», si legge nella sua presentazione su Europa, «Ha iniziato a lavorare a Europa e non se n'è più andato».
Una mezza verità, visto che è Europa che se n'è andata (almeno per il momento) e che Unità.tv fa capo totalmente alla fondazione Eyu, quindi ha un proprietario diverso dall'edizione cartacea.
SITO NON REGISTRATO. A quanto si apprende, tra l'altro, il sito non ha un vero direttore responsabile e non è registrato.
Riprende sì, ci è stato spiegato, alcuni articoli de l'Unità, ma la produzione autonoma è slegata dalla direzione di Erasmo D'Angelis e dà lavoro, oltre a Lavia e Calvo, anche ad alcuni ex giornalisti di YouDem.

Riceviamo e pubblichiamo

Il Paese dove i lavoratori sono più felici? Non lo indovinerete mai

Ai primi posti ci sono tutti gli scandinavi, ma il primato spetta a un altro. E anche se ha dimostrato di avere altri tipi di problemi, riesce a fare felice la sua forza-lavoro

Hulton Archive / Getty Images

1 Dicembre 2015 - 09:15
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E anche quest’anno, è uscita una nuova classifica. Questa spiega quale sia il Paese con la forza-lavoro più felice. La ricerca, cioè la The Global Workforce Happiness Index, portata avanti dalla Universum, società svedese esperta di employer branding, ha preso in considerazione almeno 250mila dipendenti in tutto il mondo.
La domanda era semplice: dare un giudizio al proprio posto di lavoro, basandosi sul desiderio di restare (e non di cambiare), sul fatto che lo raccomanderebbe agli amici e su quanto a lungo intendono restarci. Ai primi posti, come sempre, i Paesi scandinavi. Ma – e qui c’è una sorpresa – in cima c’è un altro Paese. Forse non avrà i migliori poliziotti del mondo, forse non gode di un controllo nei servizi segreti eccellente, forse ha delle pecche nel processo di integrazione degli stranieri, ma almeno, in Belgio si lavora bene. Così bene da essere arrivato al primo posto.

Belgio

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I suoi lavoratori non ci pensano nemmeno a cambiare posto, sono molto soddisfatti di quello che fanno e dimostrano spirito e coraggio. Si sentono bene, sono felici.

Norvegia

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Subito dopo, gli scandinavi. Battuti per poco. Lì è pieno di lavori sicuri, ben pagati e soddisfacenti. Se non fosse per il clima, sarebbe il paradiso.

Costa Rica

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Ma come è possibile? Il Costa Rica appare sempre in cima alle classifiche sulla felicità. Forse sono un popolo allegro, che si accontenta. E forse, visto che la maggior parte dei loro impieghi riguarda il turismo, il mare e le vacanze, non soffrono mai i problemi della nebbia, della noia da ufficio, delle malattie di stagione.

Ah, ah, ah......

Un consiglio a Travaglio: leggi di più il Fatto

Il Fattone
Il premier Matteo Renzi (D) alla presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa 'Donne d'Italia' a Roma, 1 dicembre 2015. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
Sulla partecipazione di Renzi alla presentazione del libro di Vespa, il direttore finisce fuori linea. Rispetto al suo stesso giornale
Il Fatto si appresta a festeggiare i primi due anni dell’“Era Renzista” – l’8 dicembre del 2013 l’allora sindaco di Firenze vinse le primarie per la segreteria del Pd – promettendo per i prossimi giorni un “bilancio completo”. Nell’attesa, Marco Travaglio dedica il suo editoriale odierno a “quattro notizie fresche e sparse che riassumono meglio di qualunque analisi i pro e i contro del renzismo”. Le prime tre riguardano la guerra all’Isis (promosso: “Renzi ha iniziato a dire e soprattutto a fare cose sensate”), l’occupazione e la ripresa economica (bocciato), l’evasione fiscale (bocciato).
La quarta notizia è la partecipazione alla presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. Anche in questo caso il premier è bocciato: “Il fatto che Renzi non abbia la forza di dirgli di no la dice lunga sulla truffa della rottamazione”, sentenzia Travaglio. Per capire meglio che cosa sia successo di tanto grave, abbiamo ripreso in mano il Fatto di ieri. A pagina 2 il titolo recita: “Omaggio a Vespa (ma neanche troppo)”, e l’occhiello insiste: “Sottotono”.
Leggiamo: “Renzi cerca la battuta che possa giustificare l’evento e allo stesso tempo sminuirlo. […] Non c’è la claque renziana. Neanche un fedelissimo. ‘Noi da Vespa? No’, sono perentori i suoi. Ordine di scuderia. Il premier non ha potuto o voluto sottrarsi, ma non senza imbarazzo. […] Il tutto è durato meno di un’ora. […] Vespa chiede: ‘Sicuro che i diciottenni [con il bonus dei 500 euro] non vadano a comprarsi il flipper?’. Matteo affonda: ‘Vespa, mi casca sul flipper. La sfido a trovare un diciottenne che ancora gioca a flipper’. L’antichità dell’altro, che non si diverte troppo, è sancita. Le presentazioni ci sono ancora. Ma non sono più quelle di una volta”.
Lo avevamo già notato in passato, e lo ripetiamo oggi: Travaglio dovrebbe leggere di più il Fatto. Magari non tutti i giorni come facciamo noi, però ogni tanto sì.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...