venerdì 25 settembre 2015

Squinzi e Camusso sono in disaccordo su tutto. Concordano solo su una fatto: abbattere Renzi.

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Riforma dei contratti, Squinzi: «Con Camusso è dialogo tra sordi»

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(Sintesi Visiva)(Sintesi Visiva)
«Va innovato il modello di contratto e di relazioni industriali». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, protagonista di un duro botta e risposta oggi pomeriggio al Cortile di Francesco, ad Assisi, con la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha replicato così al numero uno degli industriali : «Le uniche indicazioni che arrivano riguardano la diminuzione dei salari». Squinzi si è definito «un uomo del dialogo», ricordando di aver «firmato da presidente di Federchimica sei contratti nazionali senza un'ora di sciopero. Però - ha ribadito - mi sembra un dialogo tra sordi: il nostro sistema del passato non è più praticabile, a partire dal fatto che l'aggancio all'inflazione si è rivelato un boomerang». 
Squinzi: non vogliamo riduzione delle retribuzioni
«Se la negoziazione deve essere solo monetaria dobbiamo recuperare quello che abbiamo dato in passato» ha sottolineato Squinzi, precisando di «non voler ridurre le retribuzioni né fare pause nei rinnovi». Ma ha aggiunto: «dobbiamo guardare avanti. Non si possono seguire le pratiche seguite per tanti anni. Va innovato il modello di contratto e di relazioni industriali: Confindustria auspica un contratto che favorisca le assunzioni a tempo indeterminato. Un'opera difficile, ma se si ha il solito approccio le cose non si fanno. Non possiamo pensare che si possa perpetuare un modello vecchio. Parte del monetario va trasferita su altri istituti, come apprendistato e passaggio scuola-lavoro: ma per fare questo serve visione diversa. E poi se non produciamo ricchezza, si fa fatica a redistribuirla». 
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Camusso: aumentare i salari
Camusso ha replicato sottolineando che «il confronto è cominciato con Confindustria che ha detto “intanto dovete restituirci dei soldi”. Non è un buon approccio. C'è poi un tema che non viene mai detto: la curva dei salari è piatta dal 1993. Poi so che Squinzi non è d'accordo ma anche le agenzie di rating parlano di bassi salari in Italia. Noi siamo convinti - ha continuato Camusso - che serva aumentare i salari perché il lavoro si è impoverito troppo. Non possiamo continuare ad avere da 20 anni il modello della moderazione salariale, sia che ci sia inflazione sia che ci sia deflazione». Per Camusso «non si ha voglia di costruire un nuovo modello di relazioni ma di cambiare soltanto i minimi salariali, che per noi devono invece avere anche un po' di aumento». «Vorremmo vedere partire i tavoli dei rinnovi contrattuali» ha auspicato infine Camusso. 
Squinzi: aspettiamo si consolidino segnali di ripresa
Quanto allo scenario economico «c’è qualche segnale positivo, ma per dire che sia veramente la ripresa aspettiamo che i segnali si consolidino» ha detto Squinzi a margine di un incontro al Sacro Convento di Assisi. «Soprattutto - ha sottolineato ancora il numero uno degli industriali - aspettiamo che questi segnali diventino stimolati dall'interno e non da fattori internazionali» 
Scandalo Volkswagen,«timori per Italia? Qualcuno sì» 
Sui timori per una ripercussione sull'industria italiana della scandalo Volkswagen sulle emissioni auto truccate, Squinzi ha ammesso: «Ho paura che ci sia qualche conseguenza, anche se qualche imprenditore dei miei mi ha rassicurato». E ha spiegato: «Le subforniture dall'Italia sono tantissime verso la Germania ed in particolare verso il gruppo Volkswagen».

Anche un cappuccino, un caffè e una brioche al giorno. Siamo proprio alla canna del gas.


"Quando il M5S sarà al Governo di questo Paese ogni italiano avrà una casa!"
Questa è la risposta che ho dato al conduttore di Coffee Break su La 7 questa mattina, quando si parlava di emergenza abitativa. E sulle tasse, chi ha di più deve pagare di più, per aiutare chi è in difficoltà.
Se siete d'accordo condividete il mio intervento. Questa è l'Italia 5 Stelle che vogliamo!

Ghezzi abbia il coraggio, se si va alle elezioni, di mandare a casa tutto il vecchiume del direttivo PD.

Ieri il Tar ha esaminato i ricorsi presentati dalle liste Torriani e Ghezzi. I due ex candidati si dicono molto fiduciosi
Voto a Voghera, verso il riconteggio
di Paolo Fizzarotti wVOGHERA Alla fine la bomba è esplosa, anche se manca ancora l’ufficialità del nero su bianco: a quanto sembra il Tribunale amministrativo regionale della Lombardia ha deciso di vederci chiaro nella complicata vicenda delle elezioni comunali di Voghera e ha manifestato l’intenzione di acquisire ed esaminare i relativi documenti. In pratica, il Tar avrebbe accolto i ricorsi delle liste capitanate dai candidati sindaci Aurelio Torriani (Lega, Fratelli d’Italia e due liste civiche) e Pier Ezio Ghezzi (Pd e Lista Ghezzi), respingendo le controdeduzioni della coalizione che ha portato Carlo Barbieri a confermarsi sindaco (Forza Italia, Udc, Ncd e quattro liste civiche). Ora c’è già chi aspetta il riconteggio dei voti e chi paventa o chiede addirittura nuove elezioni. Il colpo di scena, che sta già scuotendo la vita amministrativa vogherese, si è consumato ieri pomeriggio negli uffici del Tar di via Filippo Corridoni a Milano. L’udienza, fissata nel luglio scorso, inizialmente era prevista per le 12 di ieri, poi è slittata alle 16: una decisione accolta con sollievo, visto che quasi tutti temevano che ci fosse un rinvio alle prossime settimane. Alle 18 il giudice ha chiuso la seduta, spalancando scenari inediti sulla vita politica vogherese. «L’udienza c’è stata, ma il giudice naturalmente deve ancora redigere il dispositivo - spiega Ghezzi - Supponiamo che ci vorranno due o tre giorni per avere un documento scritto: fino a quel momento non sapremo nulla di certo. Ho parlato però con i nostri avvocati. A quanto sembra il Tar ha deciso di proseguire nell’esame dei ricorsi, avviando un’istruttoria. Per prima cosa chiederà quindi alla prefettura di Pavia le tabelle di scrutinio delle votazioni. Dall’analisi delle tabelle si deciderà se passare o meno al riconteggio dei voti. Il tutto a fronte della richiesta della controparte, che era quella di dichiarare legittimo il voto e quindi respingere i ricorsi. Siamo soddisfatti, è un punto a nostro favore: il Tar valuterà le incoerenze tra il verbale e le tabelle di scrutinio. Supponiamo di tornare in udienza al Tar a novembre e confidiamo di andare al riconteggio dei voti entro Natale». Soddisfatto anche Torriani. «In attesa della sentenza - spiega l’ex sindaco - sembra proprio che il Tar abbia accolto in pieno la nostra richiesta principale, che era quella di acquisire ed esaminare i documenti relativi al primo turno delle elezioni amministrative (lo scontro fra Barbieri, Torriani e Ghezzi, ndr) e poi al ballottaggio tra me e Barbieri (vinto poi da Barbieri, ndr). Nei nostri ricorsi avevamo segnalato una serie di irregolarità ed episodi poco chiari. Ora il Tar potrà esaminare le carte relative e decidere se le elezioni amministrative di Voghera si sono svolte regolarmente o no». In attesa del dispositivo, non è chiaro se il Tar ha deciso di unificare i ricorsi di Ghezzi e di Torriani, oppure se continuerà a trattarli separatamente. I documenti che il Tar chiederà alla prefettura sono comunque gli stessi che servono sia alla coalizione di Ghezzi che a quella di Torriani per dimostrare l’irregolarità del voto.

Nessuno dei due rappresenta il lavoro ed i lavoratori. Eppure mai come oggi sono sempre d'accordo. Ed è per questo che voto Renzi.

Assisi, Squinzi e Camusso litigano su tutto tranne che su una cosa: la ripresa non è merito di Renzi

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SQUINZI
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Divisi su (quasi) tutto, dai migranti al rinnovo dei contratti, ma d’accordo su un punto: non sono state le riforme del governo Renzi a generare i primi segnali di ripresa nell’economia italiana. Giorgio Squinzi e Susanna Camusso, ospiti del “Cortile di Francesco” nella piazza davanti alla grande basilica di Assisi, su questo concordano. “La ripresa viene dalla congiuntura internazionale, dalle scelte della Bce”, spiega il leader di Confindustria. “C'e qualche segnale positivo ma da qui a dire che c’è una vera ripresa…credo che si debba aspettare ancora un attimo che questi segnali si consolidino e che soprattutto diventino dei segnali stimolati dall’interno e non da fattori internazionali”. “Le riforme? Bisogna sburocratizzare, gli effetti delle nuove norme sulla Pa non si vedono. Io per aprire una finestra nella mia azienda ho aspettato un permesso per dieci anni…”. Concorde la leader Cgil: “Cosa ci ha messo l’Italia per sfruttare i fattori internazionali e far ripartire la ripresa? Tante riforme annunciate, ma non ci sono le cose fondamentali, come la politica industriale e gli investimenti per l’occupazione. La politica industriale mica la possiamo fare da soli noi con la Confindustria…”. 
Anche sul taglio della Tasi le posizioni non sono molto distanti. Squinzi è freddino, ci tiene a ricordare il peso fiscale sulle imprese. “Tra gli stabilimenti che abbiamo in Italia e quelli all’estero c’è una differenza di oltre 20 punti percentuali del carico fiscale, dal 34 a oltre il 50%”. Durissima la Camusso che lancia una stoccata a Maria Elena Boschi, che era stata sul palco di Assisi subito prima insieme alle colleghe ministre Giannini e Pinotti e il cardinale Gianfranco Ravasi. “Prima si è parlato su questo palco dei ritardi della politica in passato, in realtà mi sembra che sulla Tasi il governo stia riproducendo quello che abbiamo visto negli anni passati…”.
Tra Camusso e Boschi, poco prima dentro la Basilica, un saluto davanti ai flash dei fotografi, cui si è unita anche Stefania Giannini. Dopo un lungo saluto con Squinzi, Boschi si avvicina alla leader Cgil che, dalla prima fila, aveva ascoltato il dibattito. “Avete combinato una bella serie di guai, dal lavoro in poi”, dice Camusso al ministro delle Riforme. “Tu in particolare..”, aggiunge rivolta al ministro dell’Istruzione. “Speriamo di vederci almeno per la legge di stabilità”, aggiunge la segreteria Cgil rivolta alla Boschi. “Ci sarebbero molte cose di cui parlare, ricordalo al presidente…”. Sorrisi, foto, poi Boschi si infila in macchina, senza rispondere ai cronisti sul tema delle unioni civili, destinate all’ennesimo rinvio.
Tra Camusso e Squinzi, grande gelo sul tema dei contratti. “Un dialogo tra sordi”, sbotta alla fine il leader di Confindustria. “Io ero venuto qui per parlare di lavoro e umanità, mica di aspetti così tecnici…”. Ma si rinnoverà il modello contrattuale prima della fine del mandato di Squinzi a primavera? “Non faccio più previsioni”, dice il leader di Confindustria. “Per me sarebbe una sconfitta personale non arrivare all’accordo, io sono un uomo del dialogo…Forse è meglio prenderci una pausa di riflessione”.
Al tavolo tecnico di martedì scorso per discutere di modello contrattuale, Cgil e Uil non si sono presentate. Squinzi si dice “sorpreso” da questa assenza. Ma il sindacato rosso aspetta che Confindustria sblocchi i contratti di categoria per poi iniziare il negoziato. E su questo punto c’è stallo. “Il nostro sistema del passato non è più praticabile, a partire dal fatto che l'aggancio all'inflazione si è rivelato un boomerang”, arringa Squinzi. “Va innovato il modello di contratto e di relazioni industriali. Se la negoziazione deve essere solo monetaria dobbiamo recuperare quello che abbiamo dato in passato”, sottolinea. Dura la replica di Camusso: “Il confronto è cominciato con Confindustria che ha detto ‘intanto dovete restituirci dei soldi’. Non è un buon approccio. C'è poi un tema che non viene mai detto: la curva dei salari è piatta dal 1993. Anche le agenzie di rating parlano di bassi salari in Italia. Noi siamo convinti – insiste la leder Cgil - che serva aumentare i salari perché il lavoro si è impoverito troppo. Non possiamo combattere la deflazione con la moderazione salariale”. Per Camusso, “non si ha voglia di costruire un nuovo modello di relazioni ma di cambiare soltanto i minimi salariali, che per noi devono invece avere anche un po’ di aumento”. Squinzi avverte la leader Cgil: “Le imprese sono in difficoltà, guarda che dalle categorie vi arriverà un messaggio più duro del mio. Come si fa a investire se il mercato interno è crollato?”. Chiude Camusso: “Il mercato interno non si sblocca se non si trasferisce ricchezza sui ceti più deboli”. Sul tema contratto, il dialogo non fa passi avanti. E, complice la serata gelida, il dibattito finisce in anticipo.

I gufi continuano a gufare e l'Italia piano piano si riprende.

In ripresa l’industria e i consumi. Renzi: “Ciao gufi, l’Italia riparte”
Il premier celebra su twitter i dati diffusi dall'Istat: importante balzo degli ordinativi soprattutto grazie balzo degli ordini con le auto e gli elettrodomestici. Bene anche i dati sulle vendite al dettaglio e sul mercato immobiliare.

ECONOMIAULTIME NOTIZIE 24 SETTEMBRE 2015 11:59 di Biagio Chiariello

"Gli ordini a luglio 2015 aumentano del 10,4% in un anno. Quelli interni aumentano del 14% #italiariparte #ciaogufi". E’ quanto ha twittato poco fa il presidente del Consiglio Matteo Renzi, celebrando l'aumento degli ordinativi dell'industria reso noto oggi dall'Istat: un fatturato che seppur in calo dell'1,1% a luglio rispetto a giugno, cresce del 2,3% rispetto allo scorso anno, nel dato corretto per gli effetti di calendario. Percentuali positivi anche per gli ordinativi: +0,6% rispetto a giugno e +10,4% sul 2014. Bene anche il commercio, con le vendite al dettaglio in crescita, e il mercato immobiliare.

Benissimo i mezzi di trasporto
 Nel confronto con il mese di luglio 2014, l'indice grezzo degli ordinativi fa registrare una crescita del 10,4%. I numeri migliori si segnalano nella fabbricazione di mezzi di trasporto (+61,3%), mentre la flessione maggiore si osserva nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-1,9%). Vola anche la fabbricazione di apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche e la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+12,6%). In contrazione, invece, le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-1,9%) e la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi(-0,4%).

Fatturato

Al netto dell'energia il calo del fatturato totale si ridimensiona a -0,5%. Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 23 come a luglio 2014), il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 2,3%, con incrementi dell'1,2% sul mercato interno e del 4,2% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi, l'indice complessivo aumenta dell'1,4% rispetto ai tre mesi precedenti (+1,7% per il fatturato interno e +1,0% per quello estero.

Vendite al dettaglio
Sempre secondo quanto indicato dall'Istat a luglio l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio è cresciuto dello 0,4% dopo il calo dello 0,4% di giugno. Nella media del trimestre maggio-luglio 2015, il valore delle vendite registra una salita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Su base annua l'indice grezzo è salito dell'1,7%, confermando la lettura del mese precedente. Si tratta del dato migliore dall'aprile del 2014 quando si attestò al +2,7%.Nei primi sette mesi del 2015, il valore delle vendite ha segnato un aumento tendenziale dello 0,7%.

Case
Bene anche il mercato immobiliare, che riparte nel secondo trimestre dell'anno con un +6,8% rispetto allo stesso periodo del 2014. E’ quanto sottolinea l'Osservatorio dell'Agenzia delle Entrate. Il settore commerciale registra un +10,3%, il residenziale un +8,2% e le pertinenze un +6,1%. Restano col segno meno il comparto produttivo (-8%) e il terziario (-3,8%).



continua su: http://www.fanpage.it/in-ripresa-l-industria-e-i-consumi-renzi-ciao-gufi-l-italia-riparte/
http://www.fanpage.it/

Guardate il grande leader Grillo. Questo dovrebbe governare l'Italia?

http://youtu.be/41AJWeDvVQQ

Il sindaco grillino di Gela non ha aperto il blog di Grillo.

domenico-messineseA Gela, il comune guidato dal grillino Domenico Messinese, esiste un protocollo d’intesa con Eni, firmato il 6 novembre scorso, che prevede trivellazioni a mare ed investimenti per 1 miliardo e 800 milioni di euro.

Per questo motivo il comitato No Triv di Licata ha scritto una mail al sindaco Messinese. «Inutile dire – affermano gli attivisti – che la comunità di Licata si aspetta che venga ridimensionata la smania devastatrice di Eni e che vengano fermati i progetti di trivellazioni, coerentemente con quanto da lei promesso in campagna elettorale».

Un appello al quale Messinese però non ha finora risposto. Interpellato al telefono da Meridionews, il sindaco pentastellato si giustifica: «Rientro domani, sono stato tra Roma e Milano per parlare di Gela all’Expo e non ho letto la mail». Per poi ribadire un messaggio implicitamente rivolto anche alla frangia dissidente dei Cinquestelle, con le due fazioni ormai separate in casa e con due meetup diversi: «Quel protocollo e l’accordo di programma su cui stiamo lavorando sono due cose distinte e separate».

Resta il fatto che i progetti Eni in Sicilia, al netto di una riconversione finora rimasta sulla carta, si incentrano sul progetto offshore ibleo. «Col prezzo attuale del petrolio e con la scoperta del giacimento in Egitto, sono convinto che sia un progetto che muore da solo – conclude Messinese – Non conviene metterci il becco».

É divertente sentire leghisti che attaccano la Germania dopo lo scandalo auto. E non sanno che questo trucco probabilmente é stato usato da tutte le grandi case automobilistiche.

ANCHE IN ITALIA IL DIESEL NON È MAI STATO ECOLOGICO, ANZI... 

Anche in Italia il Diesel non è mai stato ecologico, anzi...
Mentre deflagra il caso Volkswagen, riemergono i dubbi più volte sollevati anche da Report sui filtri antiparticolato. Dispositivo obbligatorio su tutti gli autoveicoli diesel, dovrebbe ridurre l’inquinamento, ma in realtà emette polveri di dimensioni estremamente piccole tali da comportare rischi per la salute più gravi di quelle del particelle trattenute.

Un'alternativa, forse, potrebbe esserci, e Report ne ha già parlato due volte: già nel 2008 l’azienda Dukic Day Dream aveva completato lo sviluppo di un sistema che non trattiene ma elimina alla fonte il particolato. Il Ministero dei Trasporti ha tuttavia sempre negato l’omologazione. La Dukic si rivolse alla magistratura, ma ora la Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta contro cinque funzionari ministeriali per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Proprio ieri i legali della Dukic Day Dream hanno presentato opposizione all’archiviazione all’ufficio del gip. Nell’atto l’azienda ipotizza che il dispositivo della Dukic non sarebbe stato omologato perché le "ditte costruttrici di Fap, ora la Pirelli e la Iveco, non volevano un concorrente scomodo". In  sostanza ciò sarebbe "stato congetturato sin da principio per far godere di questo mercato solo alcune ditte, a danno di tutte le altre”. Per i magistrati, invece, a "ostacolare le tecnologia alternative” non sarebbe stato “il comportamento di uno o più funzionari infedeli, bensì l'assetto normativo e regolamentare”, non idoneo “a dare accesso a nuovi sistemi di riduzione del particolato”.
 Il procuratore capo Giuseppe Pignatone, in una missiva ai ministeri di Trasporti, Salute e Ambiente, ha sottolineato che "la normativa di settore è stata scritta chiaramente per consentire l'omologa di quel tipo di sistemi, per l'appunto i Fap, e si è rivelata insuscettibile di corretta applicazione a sistemi alternativi come quello presentato dalla Dukic Day Dream, la cui procedura di omologa è rimasta in una situazione di stallo". Per Pignatone "il rilascio delle omologhe dei Fap è avvenuto per anni e si ha modo di ritenere che avvenga ancora senza alcuna verifica del corretto funzionamento dei suddetti   sistemi nel lungo periodo".
Guarda l’inchiesta “E’ tutto fumo” di Luca Chianca, del 26 maggio 2014

Salvini si é perso. Si sta cercando sul tablet.

Sondaggi politici: Pd e M5S in crescita, Lega in calo. Aumenta fiducia nel governo

Sondaggi politici: Pd e M5S in crescita, Lega in calo. Aumenta fiducia nel governo
Politica

Il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle mantengono la tendenza e registrano rispettivamente +0,5 e +1,1 per cento nell'ultima settimana. Il leader politico più apprezzato è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Crescono il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle. Cala ancora la Lega Nord. Secondo un sondaggio dell’Istituto Ixè di Roberto Weber, il partito del presidente del Consiglio Matteo Renzi si attesta al 34,7% (+0,5% in una settimana). Il M5S si consolida secondo partito, balzando al 24,2% (+1,1%) mentre la Lega Nord cala dal 14,9% al 14,6%. Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 60 per cento.
Nessuna variazione per la fiducia in Matteo Renzi, stabile al 31%, mentre quella nel governo sale dal 28 al 29 per cento. Secondo l’Istituto Ixè che ha realizzato un sondaggio in esclusiva per Agorà (Raitre), il leader politico che più ispira la fiducia degli italiani rimane il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al 62%. Nella settimana del viaggio a Cuba e negli Stati Uniti, Papa Francesco veleggia all’85%. Tornando agli esponenti politici, Di Maio è al 27%, Salvini e Grillo al 21%, Berlusconi al 12% e Alfano al 9%.
Questo il quadro completo delle intenzioni di voto (tra parentesi la variazione percentuale sulla settimana precedente): Pd 34,7% (+0,5). M5S 24,2% (+1,1). LEGA NORD 14,6% (-0,3). FI 10,3% (-0,5). SEL 4,8% (-0,1). FDI 3,4% (-0,4). NCD 2,2% (-0,1). PRC 1,1% (+0,1). VERDI 0,7% (-0,2). UDC 0,4% ( = ). SC 0,2% (-0,1).
La rilevazione è stata effettuata da Ixè per Agorà-RAI 3 il 23 settembre 2015. Metodologia di rilevazione: sondaggio CATI-CAMI su un campione casuale probabilistico stratificato di 1.000 soggetti maggiorenni (su 8.726 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Il margine di errore massimo considerato è +/- 3,1%.

Detto fatto. In Italia il vecchio AD lo avrebbero subito riciclato in un'altra azienda.

Matthias Mueller, numero uno di Porsche, è il nuovo ad. Classe 1953, ha iniziato come operaio in Audi. Ed è un fedelissimo del vecchio patriarca Piëch.

25 Settembre 2015
Adesso è ufficiale. Il consiglio di amministrazione di Volkswagen ha nominato l'ormai ex numero uno di Porsche, Matthias Mueller, nuovo amministratore delegato del gruppo, dopo lo scandalo emissioni che ha portato all'addio di Martin Winterkorn. La casa automobilistica tedesca ha dichiarato: «Lo scandalo è un disastro morale e politico, faremo di tutto per riconquistare la fiducia, passo dopo passo».
«SUBITO STANDARD PIÙ SEVERI». Mueller ha annunciato da subito, in conferenza stampa, l'introduzione di controlli più severi: «Accolgo con piacere questo incarico, malgrado il momento difficile che dobbiamo affrontare. Ma sono fiducioso. Introdurremo degli standard più severi, perché non si possa più ripetere quello che è accaduto. La mia priorità è riconquistare la fiducia perduta, una sfida senza precedenti, ma possiamo superare e supereremo questa crisi».
L'ex numero uno di Porsche, prima azionista del gruppo Volkswagen con il 31,5%, era indicato da giorni come il candidato favorito.
UN CEO 'OPERAIO'. Classe 1953, Matthias Mueller ha iniziato la sua carriera in Audi nel 1977 dopo il diploma, con un apprendistato da operaio. Dopo la laurea in Scienze applicate è tornato in Audi nel dipartimento di Innovation Technology nel 1984. Nel 1993 è stato project manager di Audi A3, mentre nel 2002 ha coordinato le linee Audi e Lamborghini nel gruppo Volkswagen. Dal 2010 ha assunto il ruolo di amministratore delegato di Porsche, brand di punta del gruppo di Wolfsburg, e dal 1 marzo 2015 era entrato anche nel consiglio di amministrazione della casa madre.
IN GERMANIA 2,8 MILIONI DI AUTO IRREGOLARI. In Germania intanto lo scandalo emissioni assume dimensioni sempre più vaste, sia in termini di numeri di veicoli coinvolti, sia per la gravità delle azioni intraprese dai manager del gruppo automobilistico. I veicoli circolanti coinvolti nel Dieselgate sono 2,8 milioni e fra questi ci sarebbero anche vetture di cilindrata 1.200, contrariamente a quanto finora pensato, nonché alcuni furgoni. A dichiararlo il ministro dei Trasporti tedesco Alexander Dobrindt, che ha definito le manomissioni «senza dubbio illegali».
VALZER DI NOMINE, MA HORN RESTA AL SUO POSTO. Un'altra notizia è che nel valzer di nuove nomine decise da Volkswagen Michael Horn, presidente e Ceo per l'America, rimane al suo posto. L'interessato si era detto pronto a dimettersi. Lasciano invece il capo delle vendite e marketing Christian Klinger, sostituito dal capo di Seat Juergen Stackmann. Al posto di Stackmann va l'italiano Luca De Meo, ex manager Fiat.
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dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...