sabato 12 settembre 2015

Io mi chiedo:" Ma l'Ungheria ed il suo leader definito nazista dal suo collega austriaco devono per forza stare nella UE? Non possiamo eliminare il debito Greco e farci ridare indietro i soldi che l'Ungheria ha preso in questi anni dalla UE?

https://news.vice.com/video/police-resistance-at-the-gateway-breaking-borders-dispatch-2

Tutto il mondo si mobilita per i migranti. Solo Meloni e Salvini continuano la solita litania.....Prima gli italiani.....

Le manifestazioni per i migranti in tutto il mondo

La più grande si sta tenendo a Londra per chiedere al governo di ricevere più rifugiati: ma si manifesta anche a Hong Kong e Melbourne, per esempio

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 L'Aia, Paesi Bassi (BART MAAT/AFP/Getty Images)
Per tutto il giorno di sabato 12 settembre sono state organizzate diverse manifestazioni in tutto il mondo a sostegno dei migranti che in queste settimane stanno arrivando in Europa. Le manifestazioni sono state organizzate per chiedere ai vari governi europei di adottare politiche più inclusive sull’immigrazione, rendendo per esempio più facile alle persone che arrivano in un paese europeo ottenere lo status di rifugiato politico. La manifestazione più importante è stata la marcia organizzata a Londra col nome “Solidarity with Refugees” e appoggiata anche da diverse importanti ONG come Amnesty International: secondo Sky News stanno attualmente partecipando alla marcia decine di migliaia di persone che chiedono al governo britannico di accogliere un numero superiore di rifugiati rispetto a quanto preventivato. Altre manifestazioni sono state organizzata all’Aia, nei Paesi Bassi, e in altre città europee. Ma anche a Hong Kong e a Melbourne, in Australia.
Il governo britannico di David Cameron ha ricevuto di recente molte critiche per avere accettato di ospitare 20mila siriani da qui al 2020, mentre diversi paesi europei hanno accettato di ospitarne molti di più: la Germania, per esempio, ha stimato che entro l’anno riceverà circa 800mila richieste di asilo e ha già detto che accetterà tutte quelle avanzate dai siriani. Solo poche settimane fa Cameron aveva lasciato intendere che nell’ambito della gestione dei rifugiati il Regno Unito stesse già facendo abbastanza e aveva spiegato che «non esiste una soluzione che può essere raggiunta semplicemente accogliendo ancora più rifugiati». Nei giorni scorsi, anche a causa di questa frase, era stato molto criticato anche da giornali tradizionalmente conservatori come il TelegraphUna petizione pubblicata sul sito governativo del Regno Unito, che chiede al governo di accettare un numero maggior di rifugiati, è stata firmata da più di 430mila persone: teoricamente una volta raggiunte le 100mila firme ciascuna petizione pubblicata sul sito va discussa in Parlamento. Anche per questi motivi la marcia di oggi aveva come tappa finale Downing Street, la via del centro di Londra dove abita il primo ministro in carica.
Un’altra manifestazione piuttosto grossa è stata organizzata a Copenhagen, in Danimarca, dove secondo la polizia hanno partecipato circa 30mila persone. La Danimarca è un altro paese che recentemente è stato criticato per le sue posizioni piuttosto rigide sui rifugiati: di recente il governo di centro-destra ha ridotto della metà i benefit statali per i rifugiati e negli ultimi giorni, in seguito all’arrivo di alcune migliaia di migranti, aveva sospeso i collegamenti stradali e ferroviari con la Germania.

Sembrerà strano ai leghisti ma io avrei fatto la stessa cosa che hanno fatto i migranti se mi fossi trovato in Siria. Sarei scappato con la mia famiglia per non morire.

Siria, un Paese distrutto da quattro anni di guerra

Conflitto esploso nel 2011. Oltre 250 mila morti. Il regime di Assad e il fattore Isis. Bilancio di un'emergenza umanitaria. Che ha creato la crisi dei profughi in Ue.

09 Settembre 2015Share on facebook
Fino all’esplosione della crisi dei rifugiati che ha scosso le coscienze dell’Europa, il dramma siriano è stato per quattro anni una delle tante guerre dimenticate in cui la crudeltà e la violenza sembravano essere direttamente proporzionali all’indifferenza del mondo.
Il conflitto è entrato nel suo quinto anno con un bilancio spaventoso: 250 mila morti di cui più della metà civili, 2 milioni di feriti.
POPOLAZIONE DIMEZZATA. La popolazione prima della guerra era di circa 23 milioni, oggi oltre la metà di questi ha dovuto lasciare le proprie case creando la più grande emergenza umanitaria del XXI secolo.
I rifugiati sono 10 milioni di cui 4 milioni in Paesi esteri.
SANITÀ IN FRANTUMI. Il sistema sanitario, un tempo fiore all’occhiello del Paese, è in rovina.
Metà degli ospedali è stata colpita, un terzo ha cessato di funzionare. Alla fine del 2013 si calcolava che più 15 mila dottori erano fuggiti all’estero.
I disordini in Siria iniziarono nel marzo del 2011 nel cuore della stagione delle Primavere arabe come manifestazioni contro il presidente Bashar al Assad e il suo governo corrotto e dittatoriale.
REPRESSIONE BRUTALE. Le proteste divennero subito violente con assalti alle sedi del partito di governo Ba'ath e uccisioni di poliziotti.
La repressione fu brutale. A maggio si contavano già circa mille civili e 150 militari morti.
All’inizio dell’estate aveva di fatto inizio la guerra civile con la costituzione di milizie come il Free Syrian Army, composto di ex militari dell’esercito regolare, e la successiva nascita della Coalizione nazionale Siriana con sede a Doha.
Il conflitto non fece che accrescere la propria violenza.
IN UN ANNO 9 MILA MORTI. A un anno dallo scoppio delle proteste, le Nazioni unite calcolavano già 9 mila morti nei combattimenti.
La soglia dei 100 mila morti è stata superata nel luglio 2013.

Il campo: l'Isis nel centro del Paese e l'insurrezione curda a Nord

Oggi la situazione sul campo non potrebbe essere più complicata.
L’Isis - Stato islamico dell'Iraq e del Levante, nato come emanazione di al Qaeda in Iraq e alimentato dai foreign fighter da tutto il mondo - ha guadagnato territori nella parte centrale della Siria, un corridoio che si estende dall’Iraq.
Nel Nord-Ovest del Paese altri gruppi di estremisti islamici, tra cui il fronte qaedista al-Nusra, hanno conquistato spazio occupando la capitale provinciale di Idlib.
ANTI-ASSAD NEL SUD. I gruppi militari di opposizione che diedero inizio alla guerra contro Assad e combatterono con il vessillo del Free Syrian Army sono asserragliati nelle città del Sud dove hanno il controllo di Quneitra e Deraa.
Il Fronte islamico, forte di milizie salafite come Ahrar ash-Sham, è attivo nel Nord-Ovest del Paese e in diversi grossi centri.
Al Nord, dove sorge Kobane - una delle città simbolo del conflitto -, i curdi hanno organizzato una insurrezione armata contro l’avanzata dell’Isis che controllava l’area fino a gennaio 2015.
Le milizie delle Unità curde di Difesa del Popolo hanno riconquistato a giugno anche la città di Tal Abyad.
IL REGIME A DAMASCO. Il regime di Assad e le truppe regolari dell’Esercito arabo siriano (nutrito da truppe di leva) tiene Damasco, ma è sempre più debole, impoverito di uomini e di risorse.
A inizio settembre nella contesa sono entrati anche i Drusi. Un attentato dinamitardo ha ucciso il leader religioso Wahid Balous nella città meridionale di Sweida, in un’area che fino a ora era ai margini dei massacri.
L’attacco ha scatenato la rabbia e la reazione violenta dei Drusi contro Assad, anche se il regime ha accusato e arrestato per l’episodio alcuni terroristi di Al Nusra.

Gli appoggi esterni: l'ultima a voler intervenire è la Francia

Ogni attore di questo conflitto ha un appoggio dall’estero.
Assad può contare sull’aiuto dell’Iran (che finanzia e arma forze paramilitari sciite) e dei libanesi di Hezbollah.
COINVOLGIMENTO RUSSO.Nelle ultime settimane però il governo ufficiale ha ottenuto un crescente sostegno dalla Russia che ha iniziato a mandare uomini e armi.
Alcuni militari siriani interpellati da Al Arabya hanno confermato il crescente coinvolgimento russo nel conflitto: «I nostri legami sono sempre stati forti», ha affermato una fonte del canale arabo, «ma in questi giorni c’è stato un deciso salto di qualità».
RAID AEREI AMERICANI. Gli americani e i britannici sono intervenuti con raid aerei e con attacchi di droni contro i terroristi dell’Isis, operazioni che hanno aiutato le milizie curde nella loro lotta per Kobane.
L’Arabia Saudita e il Qatar appoggiano le milizie ribelli del Free Syrian Army la cui organizzazione è stata in parte creata con l’appoggio della Turchia.
INCURSIONI ISRAELIANE. Il Fronte islamico ha avuto appoggio dalla Turchia e dal Qatar e ci sono stati anche contatti diplomatici con gli Stati Uniti.
La Francia ha dichiarato guerra all’Isis e ha annunciato l'inizio delle operazioni aeree nelle aree occupate dal Califfato.
Israele ha compiuto nel 2013 alcuni attacchi aerei (mai confermati ufficialmente) sulle milizie Hezbollah e iraniane.

Le città come campi di battaglia: Aleppo è un cumulo di macerie

Le maggiori città sono dei campi di battaglia.
La capitale è in mano ancora ad Assad che è riuscito a tenerne il controllo con quella che è stata definita la battaglia di Damasco, svoltasi nell’estate del 2012.
L’opposizione militare arrivò in quell’occasione ad attaccare l’aeroporto e i quartieri centrali.
Vennero uccisi il ministro della difesa Dawoud Rajiha e alcune figure di vertice dell’esercito.
Sembrò la svolta definitiva, ma i ribelli non riuscirono a consolidare le posizioni anche per l’opposizione di parte della popolazione e il regime riuscì a lanciare una feroce controffensiva che ristabilì il controllo sui quartieri centrali della città.
I quartieri che avevano appoggiato i ribelli vennero rasi al suolo.
HOMS È TORNATA DEL GOVERNO. Homs, un tempo la terza città del Paese, è stata battezzata 'la capitale della rivoluzione' perché fu il cuore delle proteste del 2011.
Conquistata dai ribelli è stata poi rioccupata dalle truppe governative.
Ma la guerra per la città non si ferma e la zona a Est del centro è un fronte in cui si confrontano esercito, Isis e milizie d’opposizione.
Aleppo è un cumulo di macerie. Il 60% del centro storico, patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, è andato distrutto.
La città è ancora un campo di battaglia in cui i quartieri sono suddivisi tra regolari, ribelli e jihadisti.


KOBANE LIBERATA DALL'ISIS. Kobane ha scacciato le milizie del Califfo nel gennaio del 2015 dopo mesi di durissimi combattimenti, ma lo Stato islamico continua a colpire con attacchi terroristici e offensive al confine con la Turchia. Nuovi fronti si aprono ogni giorno.
La città costiera di Latakia (Laodice), roccaforte di Assad, in passato oggetto di colpi di mortaio e lanci di razzi, è stata oggetto il 2 settembre di un grave attentato da parte del fronte al-Nusra. Segno che i miliziani stanno guadagnando supporto all’interno della città.
OLTRE 100 MORTI AL GIORNO. I bollettini giornalieri del conflitto sono una lista interminabile di attacchi, contrattacchi ed esecuzioni in una carneficina di tutti contro tutti che lascia sul terreno più di 100 vittime ogni giorno.
Il 7 settembre una colossale tempesta di sabbia ha coinvolto una larga parte del Paese oscurando interi centri abitati. L’aviazione dell’esercito siriano ha dovuto sospendere gli attacchi aerei.
Solo le nuvole di polvere del deserto sono in grado di fermare per qualche ora il bagno di sangue.

Salvini è un ottimo leader politico. Per l'Ungheria di sicuro.

Migranti: Ungheria costruisce 'porta' blocca-ferrovia 

Orban: 'Gli arresti per gli illegali scatteranno dal 15/9'. Ungheria convoca ambasciatore austriaco

Circa 3.600 migranti e profughi sono giunti in mattinata a Monaco di Baviera (sud della Germania) e, come ha detto una fonte del governo federale tedesco, il numero di arrivi salirà a 10 mila entro la mezzanotte di oggi. Una portavoce del governo bavarese, citata dai media, ha detto che nella giornata di ieri erano stati 5.800 i migranti e profughi giunti a Monaco.
Sono stati finora 181.014 i migranti e profughi della 'rotta balcanica' che dall'inizio dell'anno sono entrati in Ungheria. Lo ha riferito oggi la polizia a Budapest. Si tratta in grande prevalenza di siriani, afghani, iracheni e pachistani in fuga dalla zone di guerra e diretti nei Paesi del nord Europa, in primo luogo Germania, Gran Bretagna, Svezia, Olanda.
L'Ungheria ha 'convocato' l'ambasciatore austriaco per protestare contro le critiche del cancelliere austriaco che ha evocato le deportazioni naziste parlano della politica ungherese verso i migranti. Per il ministro degli Esteri Peter Szijjarto i commenti sono "totalmente indegni di qualsiasi leader politico europeo".

Intanto le ferrovie ungheresi hanno cominciato i lavori per la costruzione di una 'porta' lungo i binari della linea tra Subotica (Serbia) e Szeged (Seghedino, Ungheria), una sorta di barriera per le migliaia di migranti e profughi che passano illegalmente il confine fra i due Paesi, lungo la ferrovia per evitare il muro metallico alla frontiera. Seguire i binari inoltre serve ai migranti a non sbagliare strada e orientamento nella Marcia verso nord. La 'porta', destinata a bloccare il flusso di migranti, dovrebbe essere pronta entro lunedi'. Martedi' 15 settembre e' prevista l'entrata in vigore in Ungheria delle nuove norme in fatto di immigrazione, con l'arresto di chi entrera' illegalmente nel Paese e condanne fino a tre anni di carcere. Il premier Viktor Orban ha detto a piu' riprese che da martedi' I clandestine verranno rimandati nel Paese di provenianza, vale a dire in Serbia.
"Dobbiamo lavorare con i partner europei", ha detto Barack Obama, sottolineando l'intenzione degli Usa di fare la loro parte nell'emergenza migranti. "Ho già parlato con il primo ministro italiano Matteo Renzi, coi greci e altri" su come potenziare la collaborazione. "Siamo incoraggiati dagli sforzi dei Paesi Ue".  "La crisi dei rifugiati non è solo un problema europeo, è un problema del mondo e noi abbiamo obblighi".
E' afflusso record di migranti in Ungheria dalla Serbia: lungo i binari verso Rozske sono passati oltre duecento migranti nell'arco di dieci minuti, come ha constatato l'inviato dell'ANSA. A Horgos, in Serbia, i migranti arrivano con gli autobus. E il premier ungherese Viktor Orban, conservatore, assicura che "sal 15 settembre, quando entrera' in vigore la nuova normativa piu' restrittiva sull'immigrazione, i migranti che entreranno illegalmente in Ungheria saranno arrestati. I migranti -  ha lamentato il premier conservatore -  si rifiutano di collaborare con le autorita', non si vogliono registrare e assediano le stazioni ferroviarie". Per finire di costruire il muro al confine con la Serbia, vengono utilizzati anche detenuti. Lo ha constatato l'inviato ANSA a Rozske: sono almeno 50, scortati da polizia e militari armati di ak47, e piazzano filo spinato e reti.
E stamani un italiano  è stato fermato vicino Budapest, alla guida di un furgone con 33 siriani a bordo diretto in Germania.Lo riferisce la polizia sul suo sito. L'uomo, 53enne di Como, è stato intercettato nei pressi del lago di Balaton. L'ambasciata italiana sta facendo verifiche. L'accusa per la polizia ungherese è di traffico di esseri umani. L'uomo, secondo Sky, avrebbe affermato invece di aver raccolto i profughi infreddoliti. C'erano anche due donne siriane a bordo del furgone, riferisce la polizia, che ha diffuso un video che mostra l'uomo in manette. Il mezzo, su cui erano stipati 33 migranti, è un Fiat Ducato di colore rosso.
Prosegue incessante l'esodo verso l'Ungheria: nel corso delle ultime 24 ore sono entrati altri 3.226 migranti e profughi dalla vicina Serbia. Si tratta in maggioranza di siriani, afghani, iracheni, pachistani. Ma c'è anche la rotta balcanica: circa 7.600 migranti e profughi, provenienti in prevalenza dalla Siria, sono entrati nelle ultime ore in Macedonia dalla Grecia
Diverse centinaia di migranti stanno attraversando il confine tra Ungheria e Serbia nei pressi di Rozske, dove sorge il campo di raccolta flagellato dalle piogge di questi giorni. Alcuni gruppi di profughi lasciano i binari e attraversano i campi per evitare di essere identificati. Lo constata l'inviato dell'ANSA sul posto.
In Ungheria i profughi vengono portati sui bus verso l'Austria, anche senza identificazione. "Salite, vi portiamo al confine con l'Austria": è quello che hanno detto gli agenti a decine e decine di migranti ancora non identificati, tra i quali tante donne e bambini, stipati nella stazione di Szeged, non lontano dal confine con la Serbia, dove avevano trovato rifugio da pioggia e freddo. Quasi tutti erano arrivati dal campo di raccolta di Rozske, travolto dal fango dopo una una valanga d'acqua caduta dal cielo che ha flagellato tutta la regione.
I mezzi della polizia, compreso uno con targa olandese della missione Frontex, erano arrivati alla stazione presidiata da una ventina di volontari ungheresi e cechi. Dopo una specifica richiesta dell'ufficiale di polizia in comando, hanno convinto i profughi a salire su alcuni mezzi delle forze di sicurezza ed altri civili.
Dapprima, molti migranti hanno deciso di restare all'interno della stazione, non fidandosi della promessa degli agenti.  Infine, sono saliti tutti a bordo dei bus e minivan, anche i più dubbiosi. La stazione ora è deserta. All'esterno è rimasta solo una famiglia di profughi, ospitata in una delle tende messe a disposizione dai volontari austriaci.
L'Ungheria ha chiesto di essere cancellata dai Paesi beneficiari (lo è assieme a Grecia e Italia) dei 120mila ricollocamenti intra-Ue proposti da Bruxelles. La richiesta - si apprende - é stata presentata alla riunione degli ambasciatori dei 28 che torneranno a vedersi domenica, in vista del consiglio Affari interni di lunedi'.
Ieri la Danimarca ha sbloccato i treni con la Germania ma l'Austria ha interrotto il transito ferroviario "da e per" l'Ungheria a causa di un imminente "sovraccarico" per l'afflusso di migranti.
Maggiori aiuti da parte della Ue per fronteggiare l'emergenza migranti sono stati sollecitati dai ministri dell'interno di Serbia e Ungheria, incontratisi a Subotica, nel nord della Serbia a ridosso della frontiera fra i due Paesi. "Noi ci aspettiamo un appoggio da parte della Ue per risolvere questo problema, poiché né Serbia né Ungheria possono farlo da sole, e questo sia in termini finanziari che di capacità logistiche", ha detto il ministro dell'interno serbo Nebojsa Stefanovic al termine di un colloquio con il collega magiaro Sandor Pinter. Entrambi hanno espresso la volonta' di rafforzare la collaborazione nella crisi migratoria. La Serbia, ha detto Stefanovic, concederà l'asilo a coloro che ne hanno diritto e ne fanno domanda, mentre lascerà proseguire il viaggio a tutti quelli che intendono raggiungere i Paesi del nord Europa. Per Pinter, l'Ungheria vorrebbe che il problema si risolvesse ai confini dell'area Schengen, distinguendo tra coloro che hanno diritto all'asilo e i migranti economici, che non hanno diritto a entrare nella Ue.
L'Ue fa sapere che il Patto di Stabilità si applica "a tutti gli Stati in modo coerente, prendendo in considerazione tutti i fattori rilevanti. Viene fatto e sarà fatto alla luce delle circostanze specifiche e a tempo dovuto. Per ora non speculiamo" su possibili flessibilità per le spese sostenute per rifugiati e migranti. 
La Polonia intanto ha aperto al sistema di ricollocamento per quote proposto dalla Commissione. E il presidente Juncker ha avuto una colazione di lavoro con gli ambasciatori dei 28 (Coreper), che oggi si riuniscono in vista del consiglio Affari interni straordinario di lunedì.
I migranti che "volontariamente abbandonano Darul-Islam (la casa dell'Islam) per recarsi nelle terre degli infedeli compiono un grave e pericoloso peccato e mettono a rischio la vita e le anime dei loro figli". E' l'anatema lanciato dall'Isis, nella loro rivista Dabiq, dove campeggia una foto di Aylan, il piccolo siriano annegato su una spiaggia turca. 
Gli Usa sono pronti a potenziare la loro risposta all'emergenza umanitaria relativa ai rifugiati, fino a considerare di accogliere 10mila migranti siriani nel prossimo anno. Lo ha riferito il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest, sottolineando che Obama ha dato indicazione di lavorare in questa direzione.

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...