sabato 5 settembre 2015

No, non è nazista. E' come Grillo. Non è nè di destra né di sinistra che in italiano vuole dire che è di estrema destra.


Grillo difende il premier ungherese Orban: “Non è un nazista” 

sabato, settembre 5th, 2015  
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Grillo Orban
(ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
Sul blog di Beppe Grillo è comparsa una discutibile difesa a spada tratta di Viktor Orban, il premier ungherese famoso per la sua intransigenza verso gli stranieri e per la sua scelta di innalzare un muro a difesa dei confini magiari. Sul sito di Grillo è stato pubblicato un articolo in cui si fa un elogio del governo Orban: “L’Ungheria era in fallimento, con la spirale austerity-debito/PIL solita. Oggi viaggia al 3,6% di PIL, con un deficit/PIL sotto il 3% e inoltre ha ridotto il debito dall’80,9% al 77,3% dove ovunque in Europa invece è aumentato. Ha ridotto il debito estero, ha aumentato le riserve valutarie. Tutto questo in un’Europa dove la crescita è asfittica e cresce solo il debito. L’Unione europea rosica infuriata e non potendo dire niente manda fuori analisi “che non durerà”. I giornali intanto parlano solo «del muro» e del fatto che Orban ha detto chiaro e tondo che l’Ungheria accetta stranieri ma non vuole essere un Paese multietnico con una immigrazione forzata di massa. Ma non dicono una riga sul resto, né fanno un confronto con gli altri Paesi sotto il profilo economico e sociale”.
Del resto Grillo aveva già espresso personale apprezzamento per il leader ungherese unendosi a lui nelle critiche feroci ad Angela Merkel per la sua gestione dell’emergenza migranti in Europa.

Se ci fosse stato un corridoi umanitario non sarebbero morti migliaia di uomini, donne e bambini.

«Se ci fosse stato un corridoio umanitario, oggi non piangeremmo Aylan»

Marco Lombardi, esperto di rotte migratorie: «Quella balcanica esiste da sempre, ma in Italia pensiamo solo a Lampedusa. Il pericolo Isis è reale»
BULENT KILIC/AFP/Getty Images

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Non si doveva aspettare di essere travolti e sconvolti dall’immagine del corpo inerte del piccolo Aylan, riverso sulla battigia della spiaggia turca di Bodrum per scoprire la rotta balcanica dei trafficanti e le tracce di duemila profughi, che in media arrivano ogni giorno in Ungheria diretti in Germania, in Francia e in Svezia. Per smettere di subire l’esodo e cercare di governarlo, prima che deflagrasse, bastava usare meglio le facoltà della ragione, dell’esperienza e della conoscenza. È questo, in sintesi il sensato ragionamento del sociologo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Marco Lombardi, studioso di rotte migratorie, ricercatore e direttore dei siti web di analisi e di informazione su sicurezza, emergenze e terrorismo
«Basta con il buonismo e il cattivismo, bisogna affrontare l’esodo con raziocinio e senso della governance - esorta Lombardi, durante una conversazione con Linkiesta -. La rotta balcanica occidentale è sempre esistita: è la stessa su cui viaggiano medicinali contraffatti, armi e soprattutto droga, visto che il 14% del traffico globale della cocaina passa dall’Africa ed entra in Europa attraverso la rotta balcanica. Ora la attraversano profughi e migranti, ma per gli addetti ai lavori non è affatto una novità, anzi». E infatti basta soffermarsi sui numeri: secondo le stime del Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati,  fra il 2012  e il 2014 nei Balcani occidentali (e non in Germania) sono state registrate 20mila richieste d’asilo.
La rotta balcanica occidentale è sempre esistita: è la stessa su cui viaggiano medicinali contraffatti, armi e soprattutto droga. Il 14% del traffico globale della cocaina passa dall’Africa ed entra in Europa attraverso la rotta balcanica
Nei primi cinque mesi del 2015 le cifre sono cresciute vertiginosamente: 22mila domande di asilo solo in Serbia, di cui 10mila solo nel mese di maggio: «Fino ad ora l’attenzione mediatica si è concentrata sulla rotta del Mediterraneo, ma è da un anno che la rotta balcanica desta preoccupazione - continua Lombardi -. Purtroppo l’agenda mediatica è troppo concentrata su ciò che accade all’interno dei nostri confini nazionali, piuttosto che, come invece dovrebbe essere, su quella del governo continentale europeo. Frontex nel primo quadrimestre del 2015 aveva fornito stime significative: 23mila ingressi attraverso il Canale di Sicilia, e 34mila verso la Slovenia e l’Ungheria. Al primo settembre Iom (International Organization for Migration) aggiornava i dati: 351.314 migranti (e 2643 morti) transitanti per il Mediterraneo, di cui 234.778 arrivati in Grecia per proseguire verso la Macedonia e la Serbia. Questi dati dimostrano la centralità della via Balcanica per migranti provenienti da Siria, Iraq, Libano e Turchia». 
BULENT KILIC/AFP/Getty Images

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L’esodo che ora preme anche alle frontiere dell’Ungheria e sta creando panico e caos in tutta l’Europa, non è solo dovuto al fatto che si tratta di una rotta più sicura per non affidarsi ai trafficanti libici, che riempiono le stive di carrette fatiscenti per “smaltire”  - termine cruento ma purtroppo veritiero - la “merce umana” che si è concentrata in Libia in attesa di partire.  O costretta a salire sui barconi dagli stessi miliziani/trafficanti  per decongestionare l’affollamento nei magazzini clandestini in cui vengono tenuti soprattutto i migranti sub sahariani, provocando l’aumento di vittime, morte per annegamento e per asfissia. Ora la pressione verso i Balcani è prodotta anche dalla Turchia, dove si trovano quasi 2 milioni di profughi, e dove si sta cercando di «fluidificare i flussi», sottolinea Lombardi. 
«I Balcani occidentali rappresentano un’area dove gli scarsi controlli hanno favorito i circuiti di criminalità organizzata per poi diventare un bersaglio della strategia di espansione dello Stato Islamico»
Inoltre, a differenza della rotta mediterranea, pattugliata dalle navi militari italiane e degli altri paesi europei, quella balcanica desta anche un serio allarme per la sicurezza: «I Balcani occidentali rappresentano un’area geografica travagliata, dove gli scarsi controlli hanno favorito i circuiti di criminalità organizzata per poi diventare, considerate le tensioni etniche e religiose che l’attraversano, un bersaglio della strategia di espansione dello Stato Islamico» , spiega Lombardi. Infatti il 5 maggio 2015, l’Is ha divulgato attraverso la sua casa di produzione al-Hayat media center un video rivolto ai musulmani balcanici, per esortarli alla guerra santa, a punire miscredenti, piazzando esplosivi sotto le loro macchine, o avvelenando il loro cibo. Titolo del video propagandistico: “Honor is in Jihad. A message to the people of the Balkans”. E le intelligence balcaniche sono convinte che nel flusso migratorio, difficile da controllare e da gestire, ci siano anche islamisti, provenienti dalla Siria del Califfato islamico per estendere la loro influenza nei paesi che compongono la frammentata rotta balcanica. 
I migranti visti da una stronza

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Tornando ai flussi migratori, il sociologo Marco Lombardi, ne è convinto: l’imperativo oggi più che mai è quello di fermare i trafficanti con la creazione di corridoi umanitari laddove si genera il traffico: in Turchia, in Libano,  e nelle regioni sub sahariane che ingrossano le file dell’esodo dei migranti diretti in Libia: «Bisogna poterli identificare, con una missione internazionale umanitaria e di polizia prima che partano - conclude -. Per dividere i profughi che devono essere accolti e protetti dai migranti economici. Quando arrivano qui, è troppo tardi per rimandarli indietro. E invece, purtroppo l’unica politica europea comune a tutti gli stati membri è la fluidificazione dei flussi per scaricare verso i paesi limitrofi il peso delle migrazioni. Se l’Europa avesse optato per i corridoi umanitari, oggi non saremmo qui, col cuore in mano, a piangere la morte di Aylan, dei tanti piccoli Aylan, né ad analizzare la rotta balcanica. La governance dei flussi migratori deve essere costruita con la testa, non sulla base dei sentimenti di indignazione o di paura». 

Viva l'Italia dei privilegiati. E dire che sono anni che scrivo contro la casta sindacale.

Inps: pensioni sindacalisti più vantaggiose lavoratori

Le pensioni dei sindacalisti sono, a parità di regole per il calcolo della pensione, in media più vantaggiose di quelle dei lavoratori dipendenti

Le pensioni dei sindacalisti sono, a parità di regole per il calcolo della pensione, in media più vantaggiose di quelle dei lavoratori dipendenti. Emerge dall'indagine 'Porte aperte' dell'Inps che ricorda come per uno stesso periodo i sindacalisti possono cumulare la contribuzione figurativa del lavoro in aspettativa a quella dell'impegno nel sindacato. 
I sindacalisti in aspettativa non retribuita o in distacco sindacale (aspettativa retribuita utilizzata nel settore pubblico) hanno diritto nel periodo di assenza dal lavoro all'accreditamento dei contributi figurativi ma spesso hanno per lo stesso periodo versati anche contributi dal sindacato che, per i dipendenti del settore pubblico, vengono ancora valorizzati applicando le regole precedenti al 1993 che prevedono il calcolo della pensione sull'ultima retribuzione percepita. I sindacalisti - spiega l'Inps - ''hanno regole contributive e previdenziali diverse dagli altri lavoratori perché possono vedersi ugualmente versati i contributi (o addirittura lo stipendio) da enti terzi rispetto al sindacato presso cui prestano effettivamente il proprio lavoro e perché possono, prima di andare in pensione, farsi pagare dalle organizzazioni sindacali incrementi delle proprie pensioni a condizioni molto vantaggiose''. Secondo le banche dati dell'istituto, i lavoratori in aspettativa non retribuita nel settore privato sono stati 2.773 nel 2013 mentre è molto rara in questo settore l'aspettativa retribuita. Viceversa, è frequente nel settore pubblico. Le banche dati dell'Inps evidenziano che nel 2013, i lavoratori del settore pubblico in distacco sindacale erano 1.045 mentre i dipendenti in aspettativa sindacale erano 748. ''Per compensi per attività sindacale non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore - sottolinea l'Inps - l'organizzazione sindacale non paga mai alcun contributo. I contributi sulla retribuzione figurativa del lavoratore sono a carico della gestione previdenziale di appartenenza , quindi della collettività dei lavoratori "contribuenti" della gestione''.
   

Questo è ormai è l'esito dell'alleanza tra Lega Nord e Casapound.

Migranti: sindaco minacciato dopo il sì all’accoglienza

FIVIZZANO (MASSA CARRARA) -Il sindaco di Fivizzano (Massa Carrara) Paolo Grassi, ha dato la sua disponibilità ad accogliere 30 migranti nel piccolo paese della Lunigiana. Dopo poco il sindaco ha però ricevuto minacce tramite Facebook: “I migranti qui non li vogliamo, Grassi stai attento” e ancora “cooperative rosse e Grassi state attenti alla schiena“.

Il sindaco Grassi ha acconsentito, su richiesta della Regione Toscana, a far arrivare a Fivizzano dopo il 10 settembre i primi 15 migranti e ad accoglierne altri 15 nel corso del 2016, dando la disponibilità dell’Ostello degli Agostiniani, attualmente ancora occupato da turisti. Il primo cittadino ha sporto denuncia ai Carabinieri e ha detto: “Non mi sconvolgo e non ho paura. Aspetto i migranti e farò il mio dovere”.

Nessun commento.

http://bit.ly/1OhJ53o

Riceviamo e pubblichiamo.

http://it.euronews.com/2015/09/05/migliaia-di-profughi-in-arrivo-a-monaco/

Migliaia di bambini morti in mare eppure i leghisti continuano a parlare di falsi migranti con il tablet e il cellulare. Come si possa dormire la notte è per me un mistero.

Le ultime parole del piccolo Aylan: "Papà ti prego non morire"

  

<p>Il corpo di Aylan (Afp) e una foto del bimbo (da Twitter)</p>
Il corpo di Aylan (Afp) e una foto del bimbo (da Twitter)
"Papà, ti prego, non morire!". Sarebbero state queste le ultime parole pronunciate dal piccolo Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni, annegato insieme al fratellino Galip di cinque anni e alla madre Rehan, nelle acque dell'Egeo tra Turchia e Grecia. A raccontarlo, in un'intervista rilanciata dal Telegraph, è la zia Fatima Kurdi, sorella del padre di Aylan, Abdullah, che nella tragica traversata ha perso l'intera famiglia. Le grida del bambino negli istanti che ne hanno preceduto la morte, ha raccontato la donna, che vive a Toronto, in Canada, erano il disperato appello al padre affinché salvasse dalle onde lui e il fratello Galip.
Le immagini del corpo senza vita di Aylan, riverso sulla spiaggia di Bodrum, hanno fatto il giro del mondo e hanno rappresentato un punto di svolta nel dibattito in Europa sull'accoglienza dei profughi siriani. Fatima Kurdi, in un'intervista al Times, ha riferito quanto le è stato raccontato al telefono dal fratello Abdullah, che ora ha fatto ritorno a Kobane per seppellire la moglie e i figli. "Quando la barca si è capovolta e le onde si ingrossavano, i bambini erano tra le braccia del padre -ha detto la donna - lui ha tentato con tutte le sue forze di farli stare a galla per respirare e loro urlavano: 'papà, ti prego, non morire'".
Dopo essersi reso conto che Galip era già morto, l'uomo "ha tentato di salvare il secondo, Aylan. Lo ha guardato, ma c'era del sangue che gli usciva dagli occhi e lo ha lasciato andare. Si è guardato intorno per cercare sua moglie e il suo corpo galleggiava nell'acqua". La donna ha poi raccontato di sentirsi in colpa per avere inviato al fratello in Siria una parte dei soldi necessari ad organizzare il viaggio verso l'Europa. Ma è stato lui stesso a confortarla: "Non sentirti colpevole, lo hai fatto per aiutarci", le ha detto.
Abdullah Kurdi aveva già tentato all'inizio dell'anno di emigrare in Canada con la moglie e i figli per raggiungere la sorella. Ma, secondo il racconto della famiglia, le autorità respinsero la sua domanda di asilo. E questo nonostante l'uomo avesse spiegato che la sua città, Kobane, era sotto l'assedio delle milizie dello Stato Islamico.

Perché i leghisti non vano a manifestare a Caserta contro la camorra? Prima gli italiani? Perché questi due delinquenti che hanno ucciso una brava persona non sono italiani? Leghisti da vergogna.

A CASTELLO DI CISTERNA, NEL NAPOLETANO 

Ucraino morì per sventare una rapina
Confessano i due uomini fermati

rapina castello di cisterna carabinieri fermano 2 sospetti
Sono a una svolta le indagini sulla rapina finita in tragedia a Castello di Cistern(Napoli). Hanno confessato i due uomini fermati per l’omicidio Anatoliy Korol, 38 anni, il muratore eroe ucciso sabato scorso in un supermercato perché aveva tentato di sventare una rapina.
Marco Di Lorenzo e Gianluca Ianuale,fratellastri, figli del boss Ianuale, erano stati rintracciati in Calabria. Intanto domenica si svolgeranno in Ucraina i funerali di Anatoliy.
Applausi ai carabinieri dei dipendenti del supermercato al passaggio dei due giovani che sono stati condotti in caserma, a Castello di Cistern

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...