domenica 31 maggio 2015

Cara Bindi le bugie hanno le gambe corte.

marco-di-lello-matteoderrico“Bugia. Ha detto una bugia e ha fatto peccato”. È quanto riferisce Il socialista Marco Di Lello, segretario della commissione Antimafia intervistato da Carmelo Lopapa per la Repubblica.

Chi ha detto una bugia, onorevole Marco Di Lello?
“La presidente Bindi. Ha detto una bugia nel momento in cui ha sostenuto che quella lista è stata condivisa con la commissione, che quei nomi sono stati ponderati uno per uno, addirittura per giorni”.

In conferenza stampa veramente ha spiegato che sono stati discussi per giorni in commissione.
“Ma quando mai? Per i quattro pugliesi, forse, nei giorni scorsi”.

E per i 13 campani?
“Mai visti quei nomi. Col pretesto della segretezza, ha gestito in assoluta autonomia i rapporti con le procure e le prefetture campane. Ha curato lei, col suo staff, coi suoi consulenti, la compilazione della lista della quale noi non abbiamo saputo nulla”.

Come è possibile? Ci spiega?
“L’ho incalzata personalmente in ufficio di presidenza. Ci ha liquidato sostenendo che avrebbe portato i nomi in assemblea plenaria dell’Antimafia e poi in conferenza stampa. E così è stato. Peccato che la commissione sia durata i pochi minuti necessari alla distribuzione dei fogli coi nomi. Stop. Nessun dibattito, nessun approfondimento “.

Dunque di De Luca non eravate al corrente?
“Mai nessuno ci ha informato dell’inserimento del nome nell’elenco. Parliamo di un candidato governatore sotto processo per un reato del ’98 per il quale ha rinunciato alla prescrizione. Sa di beffa. Per non dire dell’inserimento tra i “cattivi” di assolti in primo grado e di prescritti. Poi c’è un’altra anomalia che non è riuscita a spiegarci”.


Ovvero?
“Come sia stato possibile arrivare a venerdì, a poche ore dalla chiusura della campagna. Di chi è la responsabilità se tutto è stato gestito da lei? Quale prefettura ha tardato? Abbiamo chiesto conto anche di questo, invano. Col risultato che alla fine la figuraccia l’ha fatta l’intera commissione. Non ci stiamo. Un fatto così grave non può rimanere impunito”.

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