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ROMA - Aperta la seduta, verificato il numero legale, l'annuncio della votazione e subito - prima del voto - sospensione di 20 minuti. E' iniziata così la giornata di votazioni a Palazzo Madama sul disegno di legge Boschi di riforma costituzionale, la "madre di tutte le riforme" impantanata in aula tra oltre 7800 emendamenti e la richiesta di voto segreto in 900 casi. Dopo un paio di lentissimi voti su emendamenti (bocciati), Grasso, poco prima delle 11, ha bloccato i lavori dell'aula e ha convocato la riunione dei capigruppo per cercare una soluzione.

Una richiesta di sospensione era stata appena avanzata in aula dal capogruppo del pd, Luigi Zanda. "Debbo constatare che anche stamattina l'andamento dei lavoratori" è stato lento, con "due emendamenti discussi in un'ora e mezza. Avevo fatto ripetuti appelli a tutti i gruppi per ridurre gli emendamenti. Ci sono temi che possono essere riassunti senza dilungarsi.

Il Pd, secondo fonti parlamentari, sarebbe pronto a chiedere la ghigliottina, per contingentare i tempi, ma il rischio è che la tensione cresca, visto che i senatori del M5S si sono piazzati davanti alla stanza che ospita la capigruppo "per fare pressione - come spiega l'ufficio stampa del Movimento - in modo che non approvino contingentamenti dei tempi o altri strumenti per zittire l'opposizione".

Ieri, nella prima giornata in cui si è davvero votato, solo tre gli scrutini in una giornata di lavoro. L'ostruzionismo delle opposizioni è portato avanti attraverso una battaglia procedurale fatta di interventi in dissenso e sull'ordine del giorno, solo per perdere tempo. Una melassa in cui non si va avanti e che ha fatto tuonare il presidente Napolitano: "Paralisi grave che danneggia il Parlamento".

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La battaglia di posizioni tra governo e forza che sostengono le riforme da una parte e opposizioni dall'altra va avanti. Anche il M5s accusa il governo di essere il vero colpevole dell'ostruzionismo. Luigi Di Maio, in un'intervista sull'Avvenire, pone le condizioni per sbloccare i lavori al Senato. "Queste riforme, così come sono state scritte, ci fanno paura. Il combinato disposto tra senatori non eletti e deputati nominati è da brividi. Ma noi non siamo frenatori nè conservatori. Siamo la seconda forza parlamentare, vogliamo migliorare le riforme ed è doveroso coinvolgerci". Il dialogo deve ripartire, dice il vicepresidente della Camera, da due punti: "Iniziamo dal Senato elettivo e dall'immunità. Diano un segnale di apertura e di dibattito su questi temi e l'ostruzionismo si può fermare".

Ieri Vendola aveva detto più o meno la stessa cosa: "Il governo cambi, mostri buona volontà e fermiamo l'ostruzionismo". Il leader di Sel è tornato oggi a parlare, con un laconico "comunque gli emendamenti stanno là".

Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha però escluso un rinvio a settembre del ddl: "No, noi andiamo avanti - ha risposto ai cronisti a Palazzo Madama prima della nuova convocazione della conferenza dei capigruppo - non è serio fare ostruzionismo in questo modo, ne va della dignità anche di questa istituzione. Ora vediamo...". Poi ribadisce che "il governo è disponibile ad approfondire alcune questioni purché non stravolgano l'impianto del testo" ribadendo che ad esempio "il Senato elettivo non si tocca perché è la base di tutta la riforma".