sabato 17 maggio 2014

Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che Pizzarotti oggi non sarebbe rieletto.

Europee, intervista a Nicola Dall'Olio, il renziano che sfida Pizzarotti nell'enclave grillina di Parma

Stefania Piras, l'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 17/05/2014 16:12 CEST
Il 26 maggio l’unico che potrebbe mettere d’accordo Grillo e Renzi si chiama Nicola Dall’Olio. E’ candidato alle Europee per il Pd ma soprattutto è di Parma. Stracciare il M5S qui, nell’enclave rinnegata, significherebbe giustificare gli affondi di Beppe su Capitan Pizza e, allo stesso tempo, consegnerebbe un messaggio al premier segretario di questo tipo: “Se è possibile cambiare verso qui…”.
Una missione niente male per questo semi sconosciuto funzionario della Provincia alle prese con una campagna elettorale glocal.
Mentre il sindaco Federico Pizzarotti partecipa alla presentazione di una festa anti proibizionista patrocinandola (primo comune in Italia), Nicola Dall’Olio, capogruppo del Pd di Parma scuote la testa e sembra dire: vedete, sono tutto fumo, questi pentastellati. Il luogo è Parma, piazzale Picelli. Dove quattro anni fa un anonimo Pizzarotti faceva capolino come candidato consigliere in Regione e solo due anni dopo, alle amministrative, sbaragliò il centrosinistra che andò in blackout e prese la più sonora delle batoste, figlia di una presunta superiorità morale della ditta.
Al punto che, narrano i retroscena, fu proprio questa sconfitta a far dire all’allora rottamatore Matteo Renzi “ok, mi candido alle primarie contro Bersani, con questa sinistra non si vince, al massimo non si perde”. Il mondo da allora è cambiato. Il M5S qui si è talmente normalizzato da entrare in rotta di collisione con il quartier generale, ed è cronaca recente l’ennesimo ping pong a distanza tra il Pizza e Beppe sulla sospensione del consigliere regionale Andrea De Franceschi. (“Uno a cui darei il pin del mio bancomat” lo difende a spada tratta Pizzarotti, consapevole dell’ennesima smagliatura arrecata ai pionieri emiliani del Vaffa day).
Dall’Olio capisce che la sua forza per cercare di racimolare quei voti per Strasburgo risiede proprio qui: pigiando sulle lacerazioni interne del movimento e sul “bluff grillino. Che quando vanno al governo fanno tutti la fine di Pizzarotti, perché promettono cose irrealizzabili”. E infatti punta il dito contro tutte le promesse mancate e contro tutti quegli atteggiamenti giudicati morbidi, troppo morbidi, per il sindaco della Stalingrado a 5 stelle. Un espediente squisitamente politico che hanno saputo utilizzare già i cugini grillini della vicina Reggio Emilia che, se riusciranno a eleggere un sindaco, potranno finalmente oscurare, almeno un po’, quella Parma ormai istituzionalizzata e sbiadita. Non a caso hanno pensato bene di non usare la mascotte Pizzarotti sul palco.
Troppo normale, quasi noioso con questa storia dolente dell’ “abbiamo fatto il possibile per fermare l’inceneritore”. “Sai che scoperta” ghigna Dall’Olio che per festeggiare il nuovo bagno di realtà l'altro giorno ha votato in consiglio un odg iperrealista presentato dai 5 stelle che ammette nero su bianco l'esistenza dei termovalorizzatori in Emilia Romagna. L'odg era ispirato alle strategie ambientali del sindaco di Forlì Roberto Balzani. Un Pd, anti inceneritore, ma pur sempre Pd e quindi un abbraccio mortale per ben 5 consiglieri grillini che non hanno votato compatti con la loro maggioranza. Uno di loro ha annunciato candidamente il proprio voto disgiunto dicendo "Io il programma elettorale l'ho scritto" e non si prendeva in considerazione di scendere a patti con il mostro brucia rifiuti.
"Ma sull'ambiente meglio andare per gradi, la spazzatura non sparisce" rintuzza Dall'Olio. La predica viene dal pulpito di questo funzionario della Provincia (“in aspettativa e senza stipendio”, ci tiene a precisare), 45 anni, capo dell’opposizione dem in Comune che si gioca tutto puntando su sostenibilità e ambiente, “temi cenerentola nel Pd mentre è il futuro della sinistra”.
Sconfitto alle primarie per il sindaco contro Vincenzo Bernazzoli (quello del calcio di rigore a porta vuota), ora gioca da outsider. A fargli le analisi del sangue ne escono fuori delle belle: già civatiano, ora renziano. “Ma io sono per la rottamazione delle correnti”. Insomma, un figlio della Leopolda, la prima. Non è una testa di serie in questa corsa per l’Europa ma ha un obiettivo: vincere nella città di Maria Luigia, capitale controversa di Grillo, significa lanciare un missile a doppia gittata: inguaiare ancora di più Capitan Pizza agli occhi dello Staff, farsi vedere a Roma, al Nazareno, che quassù tra l’Emilia e il West si può iniziare a cambiare verso. E poco importa dei numeri che in totale tirerà su questo quarantenne dagli occhi chiari con la passione per la regia in una circoscrizione sconfinata come quella del Nord Est (approdò in politica con un documentario sulla cementificazione girato nel 2010, “roba da grillini videomaker”, lo sfottono gli amici).
Più attivo sullo smartphone che sull' I pad, compulsa ogni poco l'agenda del suo tour elettorale: "Ma il tour dei vecchi big non funziona mica più. L’entusiasmo non lo crei portando qui i Fassino e i D’Alema”. Ma se si votasse domani, qui? “Pizzarotti? oggi non rivincerebbe. Il sindaco non ha un’idea e sta subendo una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Vedi il caso De Franceschi” Cioè? “Un’operazione costruita a tavolino. Non ci crede nessuno che la sera prima stava sul palco con Grillo, e poi lui lo sospende”. Che voto dà all’amministrazione Pizzarotti? “Non la sufficienza. Quattro e mezzo. Beh vabbè dai, è troppo poco. Cinque meno meno”. Non è una stroncatura su tutta la linea, sicuro che non riconosce proprio niente di buono? “Pizzarotti ha tradito la rivoluzione. Ma Grillo non ha capito che è il movimento 5 stelle che produce traditori. Ogni volta che andranno al governo non potranno che produrre altri mille Pizzarotti. Perché promettere di spegnere un inceneritore già bello che finito è un’utopia. E Pizzarotti non solo non lo ha spento ma ora va a braccetto con Iren, la società multiservizi che gestisce acqua, luce, gas e rifiuti a Parma. Ma non doveva mettersi di traverso? Fa le conferenze stampa con Profumo, il presidente di Iren. La verità è che si è accomodato coi poteri forti. Il debito? Stiamo galleggiando sulla voragine delle società partecipate di cui non è ancora dato sapere. La democrazia diretta? Non la fai con un’assemblea di 500 persone. Ci abbiamo pensato noi del Pd a creare una piattaforma web per segnalare criticità e disagi. Lui come consulta i cittadini?”
Ascolti Dall’Olio e sembra di ascoltare l’eco delle critiche di Casaleggio.
L’intervista finisce in piazzale Picelli, dove a pochi passi Pizzarotti sorride in conferenza stampa con i nipotini di Pannella, mentre afferma che non si è mai fumato una canna, che è per il dibattito organizzato e partecipato anche se annuncia che sabato alla tavola rotonda sulla legalizzazione della cannabis non ci sarà. Impegni di campagna elettorale a Cesena. (Cesena sì, Reggio no) La teoria dei due forni, anzi dei due tizzoni. La tavola rotonda sulla legalizzazione della cannabis non ci sarà. Impegni di campagna elettorale a Cesena. (Cesena sì, Reggio no) La teoria dei due forni, anzi dei due tizzoni.

Non abbiamo alcun dubbio sul fatto che Pizzarotti oggi non sarebbe rieletto.

Europee, intervista a Nicola Dall'Olio, il renziano che sfida Pizzarotti nell'enclave grillina di Parma

Stefania Piras, l'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 17/05/2014 16:12 CEST
Il 26 maggio l’unico che potrebbe mettere d’accordo Grillo e Renzi si chiama Nicola Dall’Olio. E’ candidato alle Europee per il Pd ma soprattutto è di Parma. Stracciare il M5S qui, nell’enclave rinnegata, significherebbe giustificare gli affondi di Beppe su Capitan Pizza e, allo stesso tempo, consegnerebbe un messaggio al premier segretario di questo tipo: “Se è possibile cambiare verso qui…”.
Una missione niente male per questo semi sconosciuto funzionario della Provincia alle prese con una campagna elettorale glocal.
Mentre il sindaco Federico Pizzarotti partecipa alla presentazione di una festa anti proibizionista patrocinandola (primo comune in Italia), Nicola Dall’Olio, capogruppo del Pd di Parma scuote la testa e sembra dire: vedete, sono tutto fumo, questi pentastellati. Il luogo è Parma, piazzale Picelli. Dove quattro anni fa un anonimo Pizzarotti faceva capolino come candidato consigliere in Regione e solo due anni dopo, alle amministrative, sbaragliò il centrosinistra che andò in blackout e prese la più sonora delle batoste, figlia di una presunta superiorità morale della ditta.
Al punto che, narrano i retroscena, fu proprio questa sconfitta a far dire all’allora rottamatore Matteo Renzi “ok, mi candido alle primarie contro Bersani, con questa sinistra non si vince, al massimo non si perde”. Il mondo da allora è cambiato. Il M5S qui si è talmente normalizzato da entrare in rotta di collisione con il quartier generale, ed è cronaca recente l’ennesimo ping pong a distanza tra il Pizza e Beppe sulla sospensione del consigliere regionale Andrea De Franceschi. (“Uno a cui darei il pin del mio bancomat” lo difende a spada tratta Pizzarotti, consapevole dell’ennesima smagliatura arrecata ai pionieri emiliani del Vaffa day).
Dall’Olio capisce che la sua forza per cercare di racimolare quei voti per Strasburgo risiede proprio qui: pigiando sulle lacerazioni interne del movimento e sul “bluff grillino. Che quando vanno al governo fanno tutti la fine di Pizzarotti, perché promettono cose irrealizzabili”. E infatti punta il dito contro tutte le promesse mancate e contro tutti quegli atteggiamenti giudicati morbidi, troppo morbidi, per il sindaco della Stalingrado a 5 stelle. Un espediente squisitamente politico che hanno saputo utilizzare già i cugini grillini della vicina Reggio Emilia che, se riusciranno a eleggere un sindaco, potranno finalmente oscurare, almeno un po’, quella Parma ormai istituzionalizzata e sbiadita. Non a caso hanno pensato bene di non usare la mascotte Pizzarotti sul palco.
Troppo normale, quasi noioso con questa storia dolente dell’ “abbiamo fatto il possibile per fermare l’inceneritore”. “Sai che scoperta” ghigna Dall’Olio che per festeggiare il nuovo bagno di realtà l'altro giorno ha votato in consiglio un odg iperrealista presentato dai 5 stelle che ammette nero su bianco l'esistenza dei termovalorizzatori in Emilia Romagna. L'odg era ispirato alle strategie ambientali del sindaco di Forlì Roberto Balzani. Un Pd, anti inceneritore, ma pur sempre Pd e quindi un abbraccio mortale per ben 5 consiglieri grillini che non hanno votato compatti con la loro maggioranza. Uno di loro ha annunciato candidamente il proprio voto disgiunto dicendo "Io il programma elettorale l'ho scritto" e non si prendeva in considerazione di scendere a patti con il mostro brucia rifiuti.
"Ma sull'ambiente meglio andare per gradi, la spazzatura non sparisce" rintuzza Dall'Olio. La predica viene dal pulpito di questo funzionario della Provincia (“in aspettativa e senza stipendio”, ci tiene a precisare), 45 anni, capo dell’opposizione dem in Comune che si gioca tutto puntando su sostenibilità e ambiente, “temi cenerentola nel Pd mentre è il futuro della sinistra”.
Sconfitto alle primarie per il sindaco contro Vincenzo Bernazzoli (quello del calcio di rigore a porta vuota), ora gioca da outsider. A fargli le analisi del sangue ne escono fuori delle belle: già civatiano, ora renziano. “Ma io sono per la rottamazione delle correnti”. Insomma, un figlio della Leopolda, la prima. Non è una testa di serie in questa corsa per l’Europa ma ha un obiettivo: vincere nella città di Maria Luigia, capitale controversa di Grillo, significa lanciare un missile a doppia gittata: inguaiare ancora di più Capitan Pizza agli occhi dello Staff, farsi vedere a Roma, al Nazareno, che quassù tra l’Emilia e il West si può iniziare a cambiare verso. E poco importa dei numeri che in totale tirerà su questo quarantenne dagli occhi chiari con la passione per la regia in una circoscrizione sconfinata come quella del Nord Est (approdò in politica con un documentario sulla cementificazione girato nel 2010, “roba da grillini videomaker”, lo sfottono gli amici).
Più attivo sullo smartphone che sull' I pad, compulsa ogni poco l'agenda del suo tour elettorale: "Ma il tour dei vecchi big non funziona mica più. L’entusiasmo non lo crei portando qui i Fassino e i D’Alema”. Ma se si votasse domani, qui? “Pizzarotti? oggi non rivincerebbe. Il sindaco non ha un’idea e sta subendo una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Vedi il caso De Franceschi” Cioè? “Un’operazione costruita a tavolino. Non ci crede nessuno che la sera prima stava sul palco con Grillo, e poi lui lo sospende”. Che voto dà all’amministrazione Pizzarotti? “Non la sufficienza. Quattro e mezzo. Beh vabbè dai, è troppo poco. Cinque meno meno”. Non è una stroncatura su tutta la linea, sicuro che non riconosce proprio niente di buono? “Pizzarotti ha tradito la rivoluzione. Ma Grillo non ha capito che è il movimento 5 stelle che produce traditori. Ogni volta che andranno al governo non potranno che produrre altri mille Pizzarotti. Perché promettere di spegnere un inceneritore già bello che finito è un’utopia. E Pizzarotti non solo non lo ha spento ma ora va a braccetto con Iren, la società multiservizi che gestisce acqua, luce, gas e rifiuti a Parma. Ma non doveva mettersi di traverso? Fa le conferenze stampa con Profumo, il presidente di Iren. La verità è che si è accomodato coi poteri forti. Il debito? Stiamo galleggiando sulla voragine delle società partecipate di cui non è ancora dato sapere. La democrazia diretta? Non la fai con un’assemblea di 500 persone. Ci abbiamo pensato noi del Pd a creare una piattaforma web per segnalare criticità e disagi. Lui come consulta i cittadini?”
Ascolti Dall’Olio e sembra di ascoltare l’eco delle critiche di Casaleggio.
L’intervista finisce in piazzale Picelli, dove a pochi passi Pizzarotti sorride in conferenza stampa con i nipotini di Pannella, mentre afferma che non si è mai fumato una canna, che è per il dibattito organizzato e partecipato anche se annuncia che sabato alla tavola rotonda sulla legalizzazione della cannabis non ci sarà. Impegni di campagna elettorale a Cesena. (Cesena sì, Reggio no) La teoria dei due forni, anzi dei due tizzoni. La tavola rotonda sulla legalizzazione della cannabis non ci sarà. Impegni di campagna elettorale a Cesena. (Cesena sì, Reggio no) La teoria dei due forni, anzi dei due tizzoni.

Grillo semplicemente indecente. E pensare che quando attacchi in rete un grillino ti ricorda che sei aggressivo. Ma dico.......ma il vostro capo generale Pound non lo avete mai visto?

Grillo: "Io sono oltre Hitler. E senza Stalin, Schulz avrebbe la svastica"

Il leader del M5s a Torino fa un appello alle forze dell'ordine: "La Digos è tutta con noi, la Dia è tutta con noi, i carabinieri pure. Basta scorte ai politici". E lancia insulti a sfondo sessuale contro la Merkel
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TORINO - Di sé dice di essere "oltre Hitler". Offende Napolitano e Renzi, riserva insulti sessuali alla Merkel. E lancia una critica a Martin Schulz che ricorda certe battute infelici di Silvio Berlusconi. Beppe Grillo in comizio a Torino (FOTO) attacca il candidato del Pse alla presidenza della commissione europea: "Bisogna ringraziarlo Stalin. La guerra contro i nazisti l'ha vinta lui. Se non vinceva Stalin, Schulz era dentro al parlamento con una svastica sulla fronte. E tu dai dello stalinista a me? Vieni a offendere 10 milioni di italiani? Schulz, vedi di andare affanculo...". 

Ma Grillo oggi non ha freni. Rincara la dose e urla alla folla, travalicando il limite delle parole: "Dicono che io sono Hitler. Ma io non sono Hitler...sono oltre Hitler!". E aggiunge: "Se non ci fosse il M5s adesso ci sarebbero i nazisti. Il nostro populismo è la più alta espressione della politica". 

Poi spara a zero contro i politici facendo un appello alle forze dell'ordine: "La Digos è tutta con noi, la Dia è tutta con noi, i carabinieri pure. Noi facciamo un appello, non date più la scorta a questa gente", perché "non ce la fanno più a scortare quella gente al supermercato o al festival. Loro sono noi", grida il leader del M5s. E assicura le migliaia di persone radunate in piazza Castello: "Siamo scesi in piazza per vincere e vinceremo queste europee con il 100 per cento". 

Anzi, ribadisce che "queste europee le abbiamo già vinte e lo sanno e cominciano di nuovo con il dossieraggio, la stesa tecnica non cambia di una virgola. Dicono che 32 anni fa prendevo soldi in nero, ma i risultati ci daranno ragione vinceremo con il 100%, non ce la faranno. Io non sono candidato, non sono il loro avversario sono un pregiudicato e li riconosco prima, il loro avversario è l'onestà di chi fa buona politica".

Come da copione, attacca anche il Capo dello Stato: "Io non mi stupisco quando allo stadio fischiano l'inno di Mameli. Fratelli d'Italia, dice. Ma fratelli di chi? Dei piduisti, dei massoni, della camorra? Chiediamoci perché si fischia un inno. Io invece inorridisco quando il presidente della Repubblica riceve al Quirinale un condannato in via definitiva".

E conia un nuovo soprannome per Berlusconi: "Non è più lo psiconano, ma Tinto Brass: Vediamo chi metteranno nel cesso Tinto...", riferendosi alla battuta dell'ex cavaliere di qualche giorno fa (guarda il video).

Contro Renzi dice: "Portano i bambini in piazza e li fanno gridare 'Matteo, Matteo'. Bisogna prendere quelle maestre e licenziarle in tronco perchè non possono fare queste cose con i bambini". E ironizza sull'efficacia delle politiche del governo Renzi in Europa con insulti a sfondo sessuale al cancelliere tedesco: "L'ebetino è andato a dare due linguate a quel culone tedesco della Merkel".

La risposta del premier alle frasi di Grillo su Hitler non si fa attendere. In comizio a Modena, Matteo Renzi è laconico: "Hitler non va citato neppure per scherzo" (video). Non mancano altre reazioni. Per Nichi Vendola (Sel - Altra Europa per Tsipras): "Quando un giorno ci si attribuisce la proprietà della magistratura, il giorno dopo quella di polizia e carabinieri, e poi ci si contende con Berlusconi la Marcia su Roma o le battute alla kapò, siamo ormai all'esibizionismo impudico di espressioni da fascisti comunque camuffati". PerMonica Frassoni (Green Italia): "Da Grillo non arriva una proposta per l'Europa ma un vero e proprio delirio. Noi vogliamo costruire un'europa dei cittadini che operi per il progresso e il benessere di tutti".

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...