domenica 16 novembre 2014

Andiamo avanti senza paura di quelli che hanno sempre impedito il cambiamento. I sindacati populisti e corrotti italiani.

Riforme, Renzi: «Il governo non cadrà per colpa della piazza»

Matteo Renzi tira dritto. E non saranno le manifestazioni a mettere in crisi il governo. Perché, a detta del premier, «quel tempo è finito».
È un presidente del Consiglio battagliero quello volato in Australia per il G20. E, confortato proprio dal vertice dei grandi del mondo che ha lanciato un messaggio chiarissimo, soprattutto all'Europa, su crescita e occupazione, Renzi ha spiegato di non volersi sottomettere alla piazza, pur rispettandola, così come merita rispetto anche la «stragrande maggioranza degli italiani che vuole che l'Italia torni a esser ciò che deve essere, cioè leader e non fanalino di coda in Europa».
Insomma, il segretario del Partito democratico ha avvertito chi  'rema contro' in casa: «La realtà», ha affermato il premier dall'Australia, «convincerà anche i più scettici ad arrendersi».
SOLDI DALLA COMMISSIONE UE. Serve cambiare l'Italia, ha insistito il presidente del Consiglio anche dall'altro capo del mondo. Ma per farlo bisogna passare da Bruxelles.
Consapevole di questo, e archiviate le polemiche degli ultimi giorni, Renzi ha incontrato Jean-Claude Juncker a Brisbane, in un faccia a faccia che ha segnato, se non proprio la pace, l'inizio del confronto sul piano da 300 miliardi di euro del presidente della Commissione Ue che Roma vuole sia incentrato sulla massima flessibilità per ridare fiato all'economia e creare lavoro.
ATTENZIONE ALLA CRESCITA. Nessuno dei due ha voluto parlare 'in chiaro' dei contenuti dell'incontro. Ma chi ha seguito il colloquio ha riferito di un confronto «andato molto bene», minimizzando gli screzi delle scorse settimane e lasciando capire che la partita si inizia a giocare davvero adesso.
Renzi non si è sbilanciato, ma non ha perso l'occasione per rilanciare il messaggio: «È importante che il progetto di valorizzazione degli investimenti» a livello Ue «dia il senso del messaggio G20 di più attenzione a crescita e investimenti. Che l'Ue faccia tesoro delle raccomandazioni» di Brisbane.
SILENZIO SULLA LETTERA DI JUNCKER. Silenzio anche su quella lettera di Juncker («Nuova spinta per il lavoro, la crescita e gli investimenti») che Roma ha ricevuto e in cui in molti hanno letto un'apertura: «Definiamo insieme l'agenda dei 300 miliardi da investire», ha scritto il capo della Commissione Ue. Una lettera di 'rito' inviata al premier come presidente di turno, è il commento nell'entourage italiano, ridimensionando l'idea che sia quello il vero passo avanti.
La partita insomma resta tutta da giocare. «Capiremo se la nave Europa si sta spostando verso la crescita al prossimo vertice Ue di dicembre», ha spiegato il premier.

Renzi rilancia le riforme e attacca chi «vuole trasformare l'Italia in un museo»

Rafforzato dal risultato incassato in Australia, dove ha messo in valigia anche il sostegno del presidente Usa Barack Obama (con la cancelliera del rigore Angela Merkel all'angolo), Renzi è sembrato più determinato che mai. Anche verso le vicende di casa. C'è chi «vuole trasformare l'Italia in un museo», invece bisogna cambiarla. E ha rilanciato, ancora una volta, sulle riforme. A cominciare da scuola e legge elettorale: «Se la Chiesa avesse avuto la nostra stessa legge elettorale, dal conclave sarebbero usciti quattro papi», ha scherzato.
INCONTRO CON GLI ITALIANI. È stato un fiume in piena quando, dopo Brisbane, è volato a Sidney e ha incontrato la comunità italiana, i figli e nipoti di quelli che nel secolo scorso emigrarono da queste parti.
Non ha risparmaito battute, ha citato la determinazione di 'Ginettaccio Bartoli' e il suo inglese «terribile». Ma si è fatto serio quando ha avvertito che «la realtà è più forte dei pregiudizi, la verità di ciò che siamo in grado di fare è più forte delle previsioni negative, convincerà i più scettici ad arrendersi».
NON SOLO PIZZA E TURISMO. «Non vi chiedo di tornare in Italia», ha detto agli italo-australiani, tra i quali ci sono tanti imprenditori e 'cervelli in fuga'. «Se state bene qua rimanete qua, ma noi ci impegneremo per essere più attrattivi». Perché il made in Italy non è solo moda, pasta, pizza e turismo: è soprattutto ingegneria e grande tecnologia, «che a volte mettiamo sotto traccia». Lo dimostra il successo di gruppi come Ghella (Renzi ha visitato un cantiere di Brisbane che vede l'impresa italiana protagonista).
ATTRARRE NUOVE IMPRESE. Insomma, deve essere cancellata l'idea che «l'Italia è un posto per la luna di miele, ma non per il business», ha insistito Renzi, che di questo proverà a convincere anche gli investitori australiani. Ècon loro che nella mattinata di lunedì 17 novembre inizia la sua ultima giornata australiana, prima di ripartire per il lungo viaggio verso Roma.

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