martedì 9 settembre 2014

Tutte le bufale dei grillini ignoranti.

Le altre bufale scientifiche del Movimento 5 stelle

Dopo due anni, aggiorniamo l’elenco dei fatti decisamente poco scientifici che si sono diffusi grazie (ma non solo) al M5S

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Chiunque abbia dei dubbi sul fatto che la democrazia porti in Parlamento persone effettivamente rappresentative della popolazione, dovrebbe dare un’occhiata alla varietà di bufale scientifiche a cui aderiscono i politici italiani. Da noi infatti il sistema sembra funzionare fin troppo bene in questo senso: dalle interrogazioni sugli Ufo al caso di Bella, dal piezonucleare a Stamina, molti sono i politici che, nel nome del popolo italiano, hanno sdoganato le più colossali fandonie.
Tutto questo è cominciato molto prima che il Movimento 5 stelle diventasse il secondo partito italiano. Per esempio, le scie chimiche, forse la bufala più demenziale mai concepita da mente umana (o rettiliana?) entrarono in parlamento nel 2003 grazie a un’interrogazione parlamentare diItalo Sandi (Democratici di sinistra). Seguirono poi (ripetutamente) l’esempio colleghi dei Comunisti italiani, Ulivo, UdC, Partito democratico, Südtiroler Volkspartei, Italia dei valori, oltre al responsabile Domenico Scilipoti.
Lo stesso Beppe Grillo, invece, nel 2006 giustamente perculava pubblicamente gli sciachimisti ecomplottisti assortiti, come si può vedere in questo video.
A un anno dalle elezioni, però, il secondo partito italiano, quello che doveva essere diverso da tutti gli altri, non ha ancora smesso di ascoltare le sirene complottiste, riuscendo addirittura a distogliere l’attenzione dai concorrenti (cosa, come abbiamo visto, non affatto semplice).
Dopo il nostro elenco del 2012, abbiamo deciso di aggiornare le bufale scientifiche di cui il Movimento è oggi il più temerario alfiere (e, purtroppo, non si tratta dell’unico).
La sperimentazione animale è inutile e dannosa
Nel 2013, il gruppo Dibattito Scienza decise di inviare ai partiti un elenco di 10 domande su temi scientifici. Le risposte sarebbero state poi pubblicamente diffuse in modo che i cittadini potessero valutare come ogni partito intendesse porsi riguardo alla scienza e alla tecnologia nel nostro paese. Sebbene in ritardo sui tempi prestabiliti, alla fine il gruppo di volontari ricevette le risposte. Le aveva inviate un candidato del Movimento, ricercatore Inaf, che aveva risposto assieme a un gruppo di attivisti. Alla domanda “Qual è la sua posizione in merito all’uso di animali nella ricerca biomedica? Pensa sia corretto limitare l’uso di alcune specie animali a scopo di ricerca?“, gli attivisti avevano prodotto una risposta di poche righe che non faceva una piega:
“L’uso degli animali nella ricerca biomedica è ancora di fondamentale importanza. Questo campo deve essere fortemente normato e controllato, per evitare abusi, e minimizzare le sofferenze ed il disagio degli animali, salvaguardando gli scopi di salute pubblica.”
Ma quelle tre righe, pubblicate anche sul sito di Le Scienze, bastarono a innescare l’insurrezione di diversi commentatori, che a colpi di caps lock cominciarono a prendere le distanze dalla risposta dicendo che non era assolutamente vero che il movimento era per la “vivisezione“, come dimostrava un filmato del 2006 ospitato sul blog. In breve chi aveva inviato le risposte ne richiese la rimozione, e Grillo ribadì via facebook e sul blog che la vivisezione (sic) è “crudele, inutile e dannosa“. Non sono mancati gli insulti ai giornalisti (e allora non esisteva nemmeno la rubrica del blog Il giornalista del giorno), ma sarebbe bastato informarsi meglio per capire che il gruppo Dibatitto Scienza è un’iniziativa che partiva dal basso e che riuniva cittadini delle più diverse professioni.
Il Movimento non è  però solo nella sua battaglia contro la ricerca scientifica. Dal 2010 l’Europa attendeva che l’Italia recepisse la direttiva 63 per “protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”: anche per evitare di incorrere nell’ennesima sanzione nel 2013 è stata finalmente approvata la legge delega, ma in questa il Parlamento ha introdotto degli emendamenti all’articolo 13 che riducevano ulteriormente le già scarse possibilità dei ricercatori italiani.
Tra i più appassionati difensori di queste modifiche, si ricorda la senatrice del Partito democraticoSilvana Amati, che sul sito del Pd aveva addirittura sentenziato “Basta con il khomeinismo dei Professori. [...] Da troppi anni siamo abituati ad ascoltare gli interventi della ricerca paludata e le richieste delle case farmaceutiche, che mirano principalmente a perpetuare un vecchio metodo di lavoro”.
Fortunatamente qualcuno nel governo si è reso conto del pasticcio che era venuto fuori, come dimostra l’accoglienza di un ordine del giorno presentato da Ilaria Capua, e si è cominciato a lavorare per rimediare.
A niente è valso l’appello al Colle inviato questo gennaio dalla Amati assieme a colleghi di Sel e Forza Italia: al momento della conversione in decreto legge, entrato in vigore a marzo di quest’anno, si è riusciti eliminare alcuni dei divieti che avrebbero bloccato la ricerca in Italia.
Fusione fredda
Una delle battaglie più condivisibili, almeno nei principi, che Grillo ha condotto durante la sua carriera di attivista è quella a favore delle energie rinnovabili. Riempiva i teatri parlando di solareed efficienza energetica quando in Italia ben pochi dimostravano anche solo di riconoscere il problema. Ora però i parlamentari pentastellati sembrano dedicarsi anche ad energie un po’ troppoalternative e, in particolare, sembrano avere un debole per la macchina a moto perpetuo dei tempi moderni, cioè la fusione fredda.
In occasione del venticinquesimo anniversario dell’esperimento di Martin Fleischmann e Stanley Pons, i Cittadini De PietroSerraGirotto e Blundo hanno presentato un’interrogazione ai ministri dell’Istruzione, dell’università e della ricerca e a quello dello Sviluppo economico nella quale, dopo aver tessuto le lodi del famigerato E-cat, chiedevano di “sapere se e quali misure i Ministri in indirizzo intendano adottare per sostenere, immediatamente e massicciamente, le ricerche in questo settore, considerando le ricadute economiche, scientifiche e tecnologiche di potenziale grande impatto e l’importante contributo dato alle ricerche in questo settore da alcuni ricercatori italiani, riconosciuti a livello internazionale“.
Una simile interrogazione aveva suscitato l’ilarità già nel 2012: quella volta era stato Domenico Scilipoti che pretendeva spiegazioni dagli stessi ministeri.
Il caso Stamina
Come successe col caso di Bella, anche il caso Stamina è diventato una ghiotta occasione dipubblicità per politici di ogni rango, oltre che per diversi vip (o presunti tali). Tutte le forze politiche hanno di che riflettere per non aver ancora trovato una soluzione al problema, ma tra i primi a salire sul carro di Davide Vannoni c’è stato sicuramente il Movimento 5 stelle.
Sul blog, il metodo Stamina è usato principalmente come leva per mettere in luce le mancanze del governo o delle amministrazioni locali, che non sono in grado dare risposte adeguate ai malati che pretendono il trattamento. Il bersaglio preferito è il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, un atteggiamento che ancora una volta ci ricorda la vicenda Di Bella, quando Alleanza nazionale andava alla carica del ministro Rosy Bindi.
Non viene mai sostenuta esplicitamente la scientificità del metodo (e chi potrebbe?), piuttosto si pone l’accento sul fatto che il Movimento sia senza se e senza ma dalla parte delle famiglie, e dedica infatti ben due post alla protesta dei fratelli Biviano. Ma a molti persino questa posizione non bastava: i commentatori pretendevano dal Movimento Cinque Stelle un vero e proprio endorsement. In questo video chiarificatore del 20 maggio 2013 il Cittadino Andrea Cecconi, che assieme ai colleghi deputati aveva da poco approvato all’unanimità l’inizio della sperimentazione(al Senato ci saranno solo due voti contrari e sei astenuti) rassicura che il Movimento non è contro Stamina, anzi parte dal presupposto che “il metodo che è stato utilizzato da Vannoni a Brescia sia un metodo efficace”, ma che vista la mancanza di pubblicazioni e lo scetticismo di molti esperti occorra attuare un percorso di sperimentazione che lo legittimi a livello internazionale.
Alle orecchie di Vannoni, queste parole devono però essere suonate già come un’eresia e l’idillio infatti sembra essersi compromesso dopo che il Cittadino ha cominciato a capire meglio il modus operandi dell’ex-professore: il 10 luglio 2013, intervistato a proposito della manifestazione Pro Stamina davanti al ministero della Salute, Cecconi dichiarò:
“Sosteniamo la manifestazione di oggi a Roma delle associazioni pro Stamina, ma Davide Vannoni non si sta comportando bene. Gli avevano chiesto da tempo il suo protocollo sul metodo Stamina e ci ha consegnato due paginette. È un atteggiamento di poca trasparenza, necessaria invece quando si parla di cure e sperimentazione su malattie rare”.  
La risposta del Movimento Pro Stamina, in perfetto stile vannoniano, non si fece attendere “Per voi la trasparenza è chiedere la pubblicazione della metodica depositata tanto per farla rivendere in Israele o in Libano a 30mila euro a iniezione da parte di società che speculano sulla salute dei malati”. Chi di complottismo ferisce…
Vaccini
Qualche giorno fa è esploso il caso della campagna #tbcnograzie. Nonostante nel post del 2 settembre sul blog di Grillo, intitolato Il ritorno delle malattie infettive, si parli esplicitamente di “contagio di tbc di 40 poliziotti“, nella rubrica Il giornalista del giorno del 3 settembre, Anna Cuzzocrea di Repubblica viene bacchettata perché il blog avrebbe solo detto, correttamente, che i poliziotti erano risultati positivi a uno dei test per la tbc. Nello stesso post a molti non è sfuggito il passaggio “Come se non fosse un problema nazionale il ritorno di malattie debellate da secoli in Italia. Per la tbc non esiste un vaccino che provveda una protezione affidabile per gli adulti, si trasmette per via aerea e le cure richiedono anni”.
A parte il fatto che la tbc è tutt’altro che debellata in Italia, un dubbio sorge spontaneo: ci voleva lo spauracchio del migrante per avere dal Movimento una dichiarazione che sembra sottolineare, anche se indirettamente, l’importanza delle vaccinazioni?
Nei mesi scorsi si è infatti parlato molto della proposta dei pentastellati lombardi di abolire l’obbligo di vaccinazione per i bambini della regione. La tesi è la seguente: attualmente sono obbligatorie solo quattro vaccinazioni, ma per effetto dell’utilizzo dei vaccini polivalenti ne vengono somministrate sei, cioè le quattro obbligatorie più due facoltative. Abolendo l’obbligo vaccinale, si creerebbe un’opportunità di risparmio per il sistema sanitario, le famiglie potrebbe scegliere in serenità, e non ci sarebbero rischi perché la situazione sarebbe costantemente monitorata. Se è senz’altro vero che una regione o un intero paese può mantenere un’altissima copertura vaccinale anche senza un obbligo di legge, il messaggio del consigliere è, a dir poco, confuso. Innanzitutto “vaccinazioni facoltative” non è uguale a “vaccinazioni inutili“, anzi sono caldamente consigliate ai genitori dal ministero. Inoltre nel testo della proposta, pur riconoscendo il valore che hanno avuto i vaccini in passato, si legge:
“Al di là dell’opportunità economica o meno di reperire un unico vaccino contenente sei tipi diversi di vaccinazioni, tale pratica ha sollevato non poche perplessità nel mondo accademico e scientifico che ravvisano un collegamento diretto tra alcune gravi malattie e la vaccinazione in età pediatrica. Numerosi studi, tra l’altro, proverebbero la correlazione tra alcuni gravi patologie e la somministrazione dei vaccini in età neonatale, quali malattie autoimmuni, allergie, morte improvvisa in culla”.
Sebbene i numerosi studi che provano questa tesi possano essere facilmente reperiti su un qualunque sito complottista o su quello del Codacons, di norma per decidere in materia di sanità pubblica ci si rivolge a fonti un po’ più autorevoli, e queste hanno ripetutamente provato che i vaccini polivalenti non sono più rischiosi di quelli monovalenti.
In conclusione: dal punto di vista dell’interesse nella salute pubblica, la caduta dell’obbligo dovrebbe avvenire sperando che la popolazione continui a vaccinarsi in maniera paragonabile a quella attuale, quindi non ci sarebbe alcun beneficio economico. Se poi come giustificazione si sbandierano rischi inesistenti che comprometterebbero l’attuale sistema, per quale motivo un cittadino dovrebbe continuare ad aver fiducia nelle vaccinazioni?
Finché basta una visita al blog più letto d’italia per leggere che i vaccini causino l’autismo, magari bisogna pensarci due volte prima di mettere mano in questo modo all’obbligatorietà dei vaccini. E in ogni caso no, si trattava di una truffa: chi si vaccina non rischia di diventare autistico.
Organismi geneticamente modificati
Quella della fragola-pesce è una storia vecchia e Grillo non è certo l’unico che c’era cascato (per esempio nel 1998 ce la raccontava Voyager Report), ma l’opposizione agli organismi geneticamente modificati è ora un caposaldo della politica a Cinque stelle. Lo dimostra per esempio la recente iniziativa #ItaliaOgmFree, una campagna della commissione agricoltura del M5S per proibire la semina di ogm a livello comunale. Questa primavera c’era infatti il terrore che il Tar del Lazio potesse accogliere il ricorso di un agricoltore contro il frettoloso decreto interministeriale del 12 luglio 2013, che per l’ennesima volta proibiva la coltivazione degli ogm sul suolo italiano. Il Movimento voleva farsi trovare pronto, reindirizzando la responsabilità alle amministrazioni locali, alle quali si chiedeva di predisporre le barricate e dichiararsi ogm free.
Alla fine il Tar del Lazio ha respinto il ricorso, salvando ancora una volta l’Italia dalla terribileminaccia della coltivazione ogm. Ma nemmeno in questo caso i pentastellati sono isolati nella battaglia dell’Italia contro le biotecnologie e in nome della salvaguardia delle nostre colture tipiche. Persino Expo sembra sarà ogm free, e anche il grido del ministro Galletti si è levato forte e chiaro:
Chissà se prima o poi qualche politico ci spiegherà il perché di questo no, magari senza ricorrere alle solite bufale.
Per tutti i partiti in ascolto (perché, come dicevamo, non c’è solo il Movimento 5 stelle a credere a qualche bufala) ecco la lista di Wired di 50 fatti scientifici che un politico dovrebbe conoscere.

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