sabato 9 marzo 2013

E questo non poteva rimanere architetto? Ecco il momento in cui mi arrabbio per la crisi economica italiana. Se il PIL aumentava questo rimaneva architetto. Sai quanto bene avrebbe fatto alla scuola italiana. Speriamo che lo eleggano almeno presidente del Consiglio Comunale. Viva l'Italia.

http://www.youtube.com/watch?v=Xh1OnT0YFvw&feature=player_embedded

Sono stato sempre a favore della chiusura delle province. E considerando la qualità degli amministratori delle province sono sempre più favorevole a questa chiusura. Ma se qualcuno mi dà una alternativa non ho dubbi. Non c'è niente di più inutile e costoso delle Regioni. Spendono più della Camera e del Senato messi assieme. Ogni assessorato sembra un ministero. E considerando il numero degli indagati e inquisiti e condannati risultano almeno due volte più numerosi dei parlamentari. Se chiudiamo le regioni si possono recuperare parecchi soldini.


“Ma quali Province, aboliamo le Regioni”: proposta choc dei geografi italiani

Pubblicato il 9 marzo 2013 15.32 | Ultimo aggiornamento: 9 marzo 2013 15.34
ROMA – Ma quali province, aboliamo le Regioni. E’ questa la proposta choc della Società geografica italiana. E non è neppure troppo sconvolgente se si considera che sulla questione, almeno apparentemente, tutti i partiti sembrano convenire. Lo chiede Beppe Grillo, lo invocano Pdl e Lega, che pure avevano frenato sui tagli del governo Monti, e anche Pierluigi Bersani l’ha infilata tra i suoi otto punti.
Troppo piccole le une, troppo grandi le altre: per questo i geografi propongono di abolire le Regioni e altresì tagliare drasticamente il numero delle province, che rimarrebbero solo 36 e sarebbero ribattezzate sotto la suggestiva etichetta di “eco-sistemi urbani“, prendendo le funzioni di organismi politico amministrativi “sostitutivi delle attuali province e regioni”. I loro confini verrebbero ridisegnati esclusivamente in base al ”potenziale urbano degli attuali capoluoghi di provincia, alla rete delle infrastrutture che li collegano e al substrato fisico del territorio”.
Ma quali sono esattamente i benefici della nuova mappa amministrativa dell’Italia studiata dai geografi? La “riduzione dei costi della politica”, senz’altro ma anche una “migliore gestione del territorio”, afferma il presidente Franco Salvatori.
Gli studi dei geografi, che si inseriscono nel dibattito nazionale per il riordino territoriale dello Stato, consegnano una Sardegna spaccata in due, una Sicilia divisa in quattro e una Puglia scomposta in tre aree, con l’aggiunta a Nord di parte del Molise. Spacchettate anche Piemonte, Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna. La Val d’Aosta scende fino al Piemonte e ne ingloba una parte, la Liguria perde La Spezia, il Veneto Rovigo e Isernia si unisce a  Frosinone e Latina. Poche variazioni infine per i confini delle regioni ”più piccole”, come Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Marche, Umbria, Abruzzo e Basilicata: ciascuna diverrebbe un ”eco-sistema urbano” a sé.
Questi ipotetici assetti territoriali, spiegano i geografi, ”sono stati tracciati a partire dalle reti infrastrutturali (mobilità, trasporti e comunicazioni) già presenti sul territorio o in avanzata fase progettuale” e nessuna città, al momento, è stata individuata come ”città egemone” per il proprio eco-sistema urbano.
”La nuova mappa amministrativa dell’Italia – osserva Franco Salvatori – porterebbe vantaggi a livello di riduzione di costi della politica e di gestione territoriale, ora troppo frantumata, nel caso delle province, e troppo squilibrata, nel caso delle regioni”. L’idea del decentramento regionale, aggiunge, ”è consolidata. Queste nuove regioni medie sarebbero soggetti particolarmente attrezzati, implicitamente forti, ma non cosi’ tanto da contrastare l’organizzazione centrale dello Stato, garantendo cosi’ un equilibrio di poteri”.
E’ un progetto realizzabile? ”Se guardassimo al passato non sarebbe attuabile, viste le enormi resistenze territoriali che si sono sempre manifestate. Ma oggi – conclude – la crisi economica richiede innovazione”.


Questo ha partecipato a tutti i tavoli del mondo. A tutti i banchetti. Al tavolo di lavoro sul lavoro. E magari lavorare veramente no!!!!!!!! Viva l'Italia che rende possibile questi spettacoli di comicità allo stato puro.

http://www.youtube.com/watch?v=vrlcgcZJPSg&feature=player_embedded

Ma non era un movimento democratico? Non valeva lo slogan uno vale uno? Ma se uno vale uno vuol dire che se uno se ne va ce ne sono mille altri? O no? E allora se si deve pregare Casaleggio di restare lo si doveva fare anche con tutti gli espulsi. Ah, dimenticavo. Quelli sono stati espulsi da Casaleggio, non se ne sono andati da soli.


Beppe Grillo e M5s, il senatore grillino Cotti: "Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l'appoggio a qualche partito lui lascerebbe il M5s"

Pietro Salvatori, L'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 09/03/2013 18:39 CET
“Gianroberto Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l'appoggio a qualche partito lui lascerebbe il Movimento 5 stelle”. Della contrarietà del web-imprenditore all’alleanza con il Partito democratico si sapeva. Ma, messa in questo modo, i due pontieri che saranno incaricati lunedì da Pier Luigi Bersani di tentare un’intesa con il Movimento 5 stelle si cimenteranno in una missione probabilmente fallita in partenza
A dirlo non è uno qualunque, ma Roberto Cotti, 51 anni bocconiano, eletto al Senato in Sardegna tra le fila dei grillini . Cotti illustra agli attivisti del movimento i suoi prossimi passi romani: “Domenica saremo nuovamente a Roma per riunirci con gli altri parlamentari 5 stelle e fino al giorno dell'apertura delle camere (Venerdì 15 Marzo) avremo altre riunioni interne”, spiegando che percorrerà in bicicletta il tragitto dall’aeroporto di Ciampino a Roma, “per sensibilizzare sulla necessità di rendere più sostenibile il nostro modello di mobilità”.
Ma il senatore a 5 stelle torna anche all’incontro avuto con Casaleggio e Grillo domenica scorsa. E dettaglia i primi passi da compiere in Parlamento, decisi insieme agli altri 162 eletti: “Non ci sono state sorprese sulla linea da tenere, già tracciata prima delle elezioni col "decalogo" firmato da tutti noi candidati, che prevede nessun sostegno ai partiti politici, quindi nessuna fiducia a Bersani o chi per loro. Se lo facessimo rischieremmo di scomparire”. Fin qui nessuna novità.
Poi l’inciso che potrebbe essere una pietra tombale per le aspettative di governo dei Democratici: “Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito lascerebbe il movimento”.
A nulla sarebbero dunque valse le tante petizioni e gli appelli lanciati affinché Grillo assumesse una diversa linea su questo punto. Anzi, a quanto spiegano i neo-parlamentari a 5 stelle, il piano di Bersani è già praticamente da archiviare.
“Basta parlare di alleanze”, spiegava infatti Casaleggio secondo il verbale della riunione scritto dal deputato fiorentino Samuele Segoni. E se non bastasse,Alessio Tacconi, eletto M5s nella circoscrizione estera europea, ha scritto sulla propria bacheca Facebook: “Casaleggio ha sottolineato l'importanza di riuscire a mantenere un gruppo compatto, capace di lavorare insieme senza dissidi interni per portare avanti il nostro programma con sicurezza e linearità. Come sempre, ci ha confermato che il ruolo dello Staff è quello di dare un indirizzo politico che i nuovi eletti avranno poi la responsabilità di trasformare in decisioni e iniziative”.
Chiarita la linea e chiarita la catena decisionale, il Movimento 5 stelle sembrerebbe definitivamente da escludersi nei futuri incastri istituzionali. A meno che non si ipotizzi un improbabile divorzio tra Grillo e il suo fidato braccio destro.
IL 15 DAL COLOSSEO AL PARLAMENTO Intanto, gli esponenti M5s, si organizzano per l'ingresso in Parlamento. "Il 15 marzo per la prima seduta del Parlamento vorremmo arrivare tutti a piedi, partendo dal Colosseo. Venite con noi ad accompagnarci fino alla porta". Così il neo deputato M5S Simone Vignaroli a una conferenza di attivisti del movimento a Roma annuncia l'iniziativa dei parlamentari M5S.

Ma non era un movimento democratico? Non valeva lo slogan uno vale uno? Ma se uno vale uno vuol dire che se uno se ne va ce ne sono mille altri? O no? E allora se si deve pregare Casaleggio di restare lo si doveva fare anche con tutti gli espulsi. Ah, dimenticavo. Quelli sono stati espulsi da Casaleggio, non se ne sono andati da soli.


Beppe Grillo e M5s, il senatore grillino Cotti: "Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l'appoggio a qualche partito lui lascerebbe il M5s"

Pietro Salvatori, L'Huffington Post  |  Pubblicato:   |  Aggiornato: 09/03/2013 18:39 CET
“Gianroberto Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l'appoggio a qualche partito lui lascerebbe il Movimento 5 stelle”. Della contrarietà del web-imprenditore all’alleanza con il Partito democratico si sapeva. Ma, messa in questo modo, i due pontieri che saranno incaricati lunedì da Pier Luigi Bersani di tentare un’intesa con il Movimento 5 stelle si cimenteranno in una missione probabilmente fallita in partenza
A dirlo non è uno qualunque, ma Roberto Cotti, 51 anni bocconiano, eletto al Senato in Sardegna tra le fila dei grillini . Cotti illustra agli attivisti del movimento i suoi prossimi passi romani: “Domenica saremo nuovamente a Roma per riunirci con gli altri parlamentari 5 stelle e fino al giorno dell'apertura delle camere (Venerdì 15 Marzo) avremo altre riunioni interne”, spiegando che percorrerà in bicicletta il tragitto dall’aeroporto di Ciampino a Roma, “per sensibilizzare sulla necessità di rendere più sostenibile il nostro modello di mobilità”.
Ma il senatore a 5 stelle torna anche all’incontro avuto con Casaleggio e Grillo domenica scorsa. E dettaglia i primi passi da compiere in Parlamento, decisi insieme agli altri 162 eletti: “Non ci sono state sorprese sulla linea da tenere, già tracciata prima delle elezioni col "decalogo" firmato da tutti noi candidati, che prevede nessun sostegno ai partiti politici, quindi nessuna fiducia a Bersani o chi per loro. Se lo facessimo rischieremmo di scomparire”. Fin qui nessuna novità.
Poi l’inciso che potrebbe essere una pietra tombale per le aspettative di governo dei Democratici: “Casaleggio ha detto che se decidessimo di dare l’appoggio a qualche partito lascerebbe il movimento”.
A nulla sarebbero dunque valse le tante petizioni e gli appelli lanciati affinché Grillo assumesse una diversa linea su questo punto. Anzi, a quanto spiegano i neo-parlamentari a 5 stelle, il piano di Bersani è già praticamente da archiviare.
“Basta parlare di alleanze”, spiegava infatti Casaleggio secondo il verbale della riunione scritto dal deputato fiorentino Samuele Segoni. E se non bastasse,Alessio Tacconi, eletto M5s nella circoscrizione estera europea, ha scritto sulla propria bacheca Facebook: “Casaleggio ha sottolineato l'importanza di riuscire a mantenere un gruppo compatto, capace di lavorare insieme senza dissidi interni per portare avanti il nostro programma con sicurezza e linearità. Come sempre, ci ha confermato che il ruolo dello Staff è quello di dare un indirizzo politico che i nuovi eletti avranno poi la responsabilità di trasformare in decisioni e iniziative”.
Chiarita la linea e chiarita la catena decisionale, il Movimento 5 stelle sembrerebbe definitivamente da escludersi nei futuri incastri istituzionali. A meno che non si ipotizzi un improbabile divorzio tra Grillo e il suo fidato braccio destro.
IL 15 DAL COLOSSEO AL PARLAMENTO Intanto, gli esponenti M5s, si organizzano per l'ingresso in Parlamento. "Il 15 marzo per la prima seduta del Parlamento vorremmo arrivare tutti a piedi, partendo dal Colosseo. Venite con noi ad accompagnarci fino alla porta". Così il neo deputato M5S Simone Vignaroli a una conferenza di attivisti del movimento a Roma annuncia l'iniziativa dei parlamentari M5S.

No, Generale Giuseppe Pound dovrebbe prendersela solo con se stesso perché ha dato l'illusione a dei pirla di credere di essere dei tuttologhi. E questa responsabilità se la porterà ovunque anche quando queste comiche finiranno.


SPIRITO ASPRO

Caro Grillo, i tuoi si fanno male da soli

Dalle paranoie complottiste di Bernini ai pensieri pro-fascismo della Lombardi. Beppe attacca i giornalisti, ma dovrebbe prendersela con i suoi. Che - in tivù o sui blog - fanno gaffe a ripetizione.

di Lia Celi
editoriale
In attesa che il Movimento 5 stelle (M5s) porti nella vita politica italiana una corroborante ventata di rinnovamento e di pulizia, vogliate gradire una piacevole brezzolina di paranoia complottista di cui i cittadini non sentivano invero un bisogno urgente.
Anzi, chiamarla «paranoia» è già un chiaro effetto del complotto mondiale contro la libertà di pensiero: si tratta di uno «sguardo alternativo nella lettura della realtà», dixit Paolo Bernini, il neo-deputato grillino che a Ballarò ha denunciato la capillare operazione di spionaggio avviata negli Usa dove si inseriscono «nei corpi umani questi microchip per registrare tutto e controllare la popolazione».
UN PUBBLICO DI CREDULONI? Nel nostro arretrato Paese per controllarla si usano mezzi più primitivi, tipo la televisione: una troupe di RaiTre si introduce in casa di un ingenuo parlamentare M5s emiliano senza macchia e senza paura e registra tutto quel che dice per 29 minuti (solo chiarimenti sul programma e sulle finalità del movimento, ovviamente, più mezza frase casuale su un video della serie Zeitgeist). Poi, negli antri oscuri di Saxa Rubra, i diabolici agenti della reazione in agguato tagliuzzano il girato come fanno quelli che ritagliano i titoli dei giornali per scrivere le lettere anonime, buttano tutte le parti serie dell'intervista nel wc (tante che si sarà sicuramente intasato) e ricompongono i residui in un minuto di delirio Giacobbo-style da dare in pasto al pubblico credulone di Floris e convincerlo che i grillini sono una banda di matti. Quanto lavoro e tempo sprecato!
LO 'SPUTTANAMENTO' NON C'ENTRA. In America invece, zac, un microchip sottopelle e il cittadino è soggiogato in pochi secondi senza bisogno di «pagare giornalisti per sputtanarci», come ha denunciato l'ispirato profeta di Sant'Ilario. Ebbene, Beppe, ti rivelerò qualcosa che in Italia il Potere vuole tenere accuratamente nascosto e che ho recentemente scoperto grazie a un filmato di Zeitgeist visibile solo sul web: fare il giornalista è (o dovrebbe essere) un lavoro retribuito. In quasi tutti i Paesi del mondo (non solo negli Stati Uniti) nel conto in banca di redattori e reporter viene inserito regolarmente uno stipendio in cambio delle loro prestazioni. Ci dev'essere sicuramente dietro un complotto planetario, ma per chi scrive su un giornale o fa il reporter per la tivù essere pagato o meno non dipende dal fatto di raccontare verità o bugie sui tuoi attivisti, Beppe, o su qualunque altro argomento, ma dai loro datori di lavoro.
GLI SFRUTTATI E I (POCHI) PRIVILEGIATI. È uno dei segreti meglio custoditi nel Belpaese, perché - e qui i grillini hanno ragione da vendere - da noi c'è una ristretta Casta di penne stragarantite e privilegiate e una fiumana di giornalisti il cui precariato conviene a tutti, dagli editori ai colleghi più fortunati. Ma se in Italia molti cronisti (giovani, ma anche no) vengono pagati dai cinque ai 10 euro a pezzo non è perché non sputtanano abbastanza qualcuno, ma perché il giornale per cui scrivono li sfrutta. I redattori e i giornalisti di Pubblico, il divertente quotidiano fondato da Luca Telese, non sono rimasti senza stipendio e poi senza lavoro perché si erano rifiutati di diffondere menzogne su Casaleggio o su Roberta Lombardi, ma perché la testata, male amministrata, è fallita dopo tre mesi.
BART PEPE, CHE EXPLOIT. Bisogna dire, del resto, che un editore (anche lui subdolo agente della reazione in agguato) che pagasse dei giornalisti per mettere in cattiva luce i militanti di M5s sprecherebbe il proprio denaro: sono perfettamente in grado di mettersi in cattiva luce da soli. Parlando bene del fascismo su un blog, come ha fatto la Lombardi, e reagendo alle critiche sdegnata come neanche Rossana Rossanda, che - da vera intellettuale e gentildonna - se mai avesse scritto una frase imprudente o equivocabile sul fascismo, avrebbe chiarito il suo pensiero senza gridare all'aggressione o tentare di ribaltare la frittata. Lodando Hugo Chavez, come Bart Pepe, il neo-senatore che non sa dov'è il Senato, e che al defunto leader venezuelano aveva regalato del cacio podolico, un vero portafortuna, a quanto pare. E poi l'ineffabile Bernini, l'uomo che ha imparato tutto sulla massoneria navigando su Internet nella sua cameretta di San Pietro in Casale, comune della bassa bolognese che ha dato i natali a Daniele Piombi, a Red Ronnie e al rapper Ics, e dove i pomeriggi possono essere molto, troppo lunghi. Suvvia, onorevole: un seguace di Grillo e Casaleggio che accusa gli americani di essere eterodiretti è come un pupo siciliano che accusa il corvo Rockefeller di non parlare con la sua voce.  
Giovedì, 07 Marzo 2013

Ma io dico:" che cosa hanno fatto di male i romani per meritarsi una così al comune di Roma?".

http://www.youtube.com/watch?v=OD4ee93vIsQ&feature=player_embedded

Dopo aver visto questo filmato ho lasciato detto a moglie quanto segue: "Se per ipotesi, pura e remota ipotesi, dovessi diventare come questi che vedi nel video, rinchiudimi immediatamente in un manicomio o in uno casa per anziani. Ovviamente con urgenza". Spero che mi moglie accolga le mie ultime volontà. Per sicurezza questa sera lo dirò anche a mia figlia. Voglio proprio essere sicuro.

http://video.repubblica.it/dossier/movimento-5-stelle-beppe-grillo/m5s-parlano-i-neoeletti-quando-i-partiti-saranno-come-noi-ci-ritireremo/121549/120034i

Ma come sapevano tutto. Conoscevano tutto. Erano tutti laureati e diplomati ed erano migliori di quelli che li hanno preceduti e adesso hanno bisogno dei portaborse? Vedrete che nomineranno tutti quelli che sono stati trombati alle ultime elezioni politiche o regionali. Scommettiamo? Preparatevi grillini vogheresi e pavesi che a breve andate a portare le borse ai parlamentari.


Cinque Stelle, bando per assistenti parlamentari. Crimi: “Sono necessari”

Il Movimento lancia il bando sul sito con un'email alla quale spedire i curricula. La capogruppo alla Camera Lombardi: "Cerchiamo persone che vogliano aiutarci a far uscire dal buio questo Paese". L'omologo al Senato: "E' tutto più complesso di come sembra"

Cinque Stelle, bando per assistenti parlamentari. Crimi: “Sono necessari”
I Cinque Stelle cercano assistenti parlamentari online. Sceglieranno i collaboratori di deputati e senatori dopo aver vagliato i curricula da spedire sull’email del Movimento (curricula@movimento5stelle.it). Il Movimento lancia il bando sul proprio sito con un post della capogruppo “pro tempore” alla Camera, Roberta Lombardi. “Il 15 marzo entreremo nelle aule parlamentari… Non lasciateci soli” è l’appello della capogruppo: “Cerchiamo persone che vogliano aiutarci a far uscire dal buio questo Paese da affiancare ai gruppi parlamentari di Camera e Senato. Persone pulite, trasparenti e oneste, competenti e volenterose. Un Parlamento pulito prima di tutto dall’assunzione degli assistenti e di coloro che lavoreranno con i gruppi. Sceglieremo i migliori tra i curricula che riceveremo, perché vogliamo svolgere un lavoro eccellente”. 
La decisione crea qualche malumore tra gli elettori, ma le procedure – fanno intendere i parlamentari – sono tutt’altro che facili. “E’ tutto più complesso di come sembra” spiega il capogruppo al Senato Vito Crimi su Facebook, cercando di spiegare a chi scriveva sulla sua bacheca che l’approdo nel palazzo è una questione molto più articolata di quello che si può pensare dall’esterno. Lo spunto lo offre, appunto, il bando. “Non sono esperti tematici e consulenti, sono figure necessarie – spiega Crimi -.Direttore amministrativo e revisore, ad esempio, sono figure obbligatorie previste dai regolamenti parlamentari. Poi c’è l’ufficio legislativo che deve occuparsi di trasformare in legge le nostre proposte. Ma tra l’altro ci sono anche dei limiti, ad esempio alla Camera alcune di queste figure sei obbligato a prenderle da elenchi già esistenti. E’ tutto più complesso di come sembra”. 
Ma se gli eletti, durante l’assemblea romana, hanno potuto dichiararsi interessati a seguire le materie più disparate, anche solo in virtù di “una passione” o di “un interesse”, ai candidati assistenti parlamentari si richiedono lauree e profonde conoscenze delle materie. Ad esempio agli aspiranti assistenti legislativi viene richiesta una “laurea in materie giuridico-economiche con indirizzo pubblico, una profonda conoscenza del diritto costituzionale e diritto parlamentare“. Perché, spiega Lombardi, “questa figura seguirà i portavoce nel lavoro delle Commissioni, preparerà proposte di legge, atti normativi ad hoc, proposte di emendamenti e rapporti sul lavoro delle commissioni”. Gli assistenti alla segreteria organizzativa dovranno essere laureati “in materie giuridico-economiche con indirizzo pubblico o esperienza comparabile”, ma anche possedere “una forte capacità organizzativa e di gestione delle criticità“. Questo assistente, infatti, “seguirà i gruppi nell’organizzazione dell’agenda dei Portavoce per i lavori parlamentari e per la comunicazione con i cittadini e gli attivisti”. Non viene naturalmente trascurata “la conoscenza dei principali applicativi software di scrittura, database e fogli di calcolo, ed è indispensabile un’ottima conoscenza di Internet, i principali social network e della posta elettronica”.
Si cercano poi un “direttore amministrativo con laurea in economia ed esperienza pregressa di contabilità, gestione dei flussi di cassa e dei flussi con la banca” e un “revisore dei conti: iscritto all’albo, è responsabile del bilancio dei gruppi parlamentari in coordinamento con la società di revisione esterna”. 

dipocheparole     venerdì 27 ottobre 2017 20:42  82 Facebook Twitter Google Filippo Nogarin indagato e...