sabato 23 febbraio 2013

Una bella riflessione che non ha bisogno di commenti. Riflettiamo seriamente.


Le bufale di Grillo e il bisogno di persone serie

Posted: 23 febbraio 2013 in PoliticaSocietà
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Festa del Movimento 5 Stelle
Mi ero ripromesso di “fare il bravo” e non scrivere davvero più niente su Grillo.
Ma dopo quello che lui ha detto (e fatto) negli ultimi giorni mi consento da solo uno sfogo – soprattutto perché non vedo all’orizzonte (fatto gravissimo) nessun giornalista che faccia una parte del proprio lavoro replicando alle panzane che un candidato dice.
Questa tendenza alla reticenza, ed al fare poco e male  il proprio lavoro, è stata macroscopica nel caso Giannino; nessun giornalista italiano, per cinque anni, si è preso mai la briga di andare a verificare un curriculum… francamente…
Vediamo punto per punto ciò che ha detto e che propone Grillo.
Non tornerò su fatti ormai magistrali che superano ogni possibile satira: la falsa lettera del papa, la falsa lettera del presidente cinese, la biowash ball e tutte le volte che Grillo ha fatto clamorosi falsi, salvo poi, quando smentito, affermare che “era un modo per attirare l’attenzione”.
Come dice lui qui la situazione è seria, grave, e io credo che servano persone serie e responsabili per risolverla.
Fare una campagna elettorale raccontando sciocchezze non rientra nella categoria, e dire che “gli altri sono il vecchio e sono corresponsabili, tutti, delle scelte sbagliate” non giustifica alcuna frottola, anzi imporrebbe il contrario.
Grillo ha affermato che “i giornalisti precari non verificano le fonti, e scrivono e iper-scrivono per guadagnare pochi euro ad articolo e sbarcare il mensile”.
Intanto Grillo dimostra di conoscere il mondo dei giornalisti esattamente per come era, forse, vent’anni fa.
E basta chiederlo a qualsiasi collaboratore del più piccolo quotidiano.
Poi ignora – mister querele ricevute – che proprio i giornalisti “precari” non sono coperti molto spesso dal giornale in caso querela, che gli avvocati se li pagano da soli, e che proprio per questo, molto spesso, non solo verificano più e meglio di altri fonti e riscontri, ma lo fanno anche per “mestiere”… nel senso di poterlo avere un lavoro, perché se non verificassero le notizie, anche quella collaborazione, precaria, salterebbe.
Però questo mi dà l’occasione di chiedere conto delle sue fonti – se ne ha – di ogni sua ultima balla, abilmente recitata da un palco per stimolare gli istinti di folle giustamente arrabbiate, che oggi sono inferocite… e già questo giocare con il malessere delle persone, cavalcando la rabbia e fomentandola, non è una qualità che tutti noi dovremmo attribuire a chi vuole responsabilmente e in modo sano governare un paese… questa è qualità da capopopolo, che farebbe di tutto pur di essere osannato dalle folle.
Grillo ha detto che “un terzo del pil lo spendiamo per opere che crollano e un altro terzo per aggiustarle” – quindi il 66% sarebbe in opere pubbliche.
Chi, come, dove e quando?
Qual è la fonte?
Non esiste.
Basta leggere il bilancio dello stato per verificare che tale misura non raggiungeva l’11% due anni fa e il 9% attualmente.
Grillo ha detto che il suo programma economico (che in realtà è due pagine di titoli, senza alcuna declinazione né indicazione di copertura finanziaria) lo avrebbe scritto addirittura Stiglitz – premio nobel per l’economia nel 2001, e anima delle misure finanziarie di Bill Clinton.
Questa notizia viene smentita da una risposta tanto laconica quanto inequivocabile firmata dalla moglie di Stiglitz, Anya Schiffrin, docente alla Columbia come il marito.
Testualmente “molta gente attribuisce un sacco di cose a mio marito, ma i suoi scritti parlano da soli e sono disponibili online, come lo sono i suoi numerosi discorsi pubblici. Dubito che abbia persino mai nominato il “Movimento Cinque Stelle” da qualche parte.”
Grillo dice di voler dare 1000 euro per tre anni a tutti.
Fa 50miliardi di euro netti – ovvero 82miliardi lordi l’anno per tre anni – a fronte di entrate fiscali per 442miliardi – e questo senza indicare dove prende 1/5 del bilancio dello stato – una cifra pari allo stipendio di tutti i lavoratori pubblici di tutti i settori diretti e indiretti dello stato.
Ma la domanda è… se il minimo è 1000 euro (netti) senza fare nulla, chi mai accetterà di lavorare per uno stipendio che sia inferiore ad almeno il doppio?
E quale azienda per una mansione minima può offrire tanto?
E quanto costano i prodotti e i servizi di quell’azienda per garantire queste retribuzioni minime?
Se a questo sommiamo la riduzione di 1/4 dell’orario di lavoro – e quindi della produttività – è come se dicessimo che da domani un’automobile costa il triplo e un chilo di pasta 3 euro e un litro di latte 4 (per fare esempi minimi).
Si dovrebbe avere rispetto per le persone che guadagnano 800/1000 euro al mese: insegnanti, giovani, operai… ma non lo può fare uno che guadagna 4milioni l’anno, e che è un evasore recidivo con tre condoni tombali e due edilizi alle spalle, e che sa bene che quelle promesse non dovrà mai mantenerle…
Grillo afferma che quel reddito minimo viene dato anche in Danimarca e Francia e Germania…
Chi è la fonte? Qualcuno si è preso la briga di verificare?
No, ma è completamente e assolutamente falso.
Non è questa la sede per un’analisi comparata dei sistemi di welfare – ma sarebbe un’indagine interessante… e qualcuno dovrebbe andarsi ad informare prima di cadere dalle labbra di un comico arrabbiato e incattivito che non ha  nulla da perdere e solo da guadagnare…
Grillo ha detto, a un popolo inferocito dalle spese eccessive, che lo stato “regala 1miliardo di euro di finanziamento alla stampa”.
Qual è la fonte? E’ vero?
No. Nemmeno questo è vero.
I contributi per i giornali di partito sono stati aboliti, tranne quelli in termini di “spese di comunicazione dei gruppi parlamentari”, che attualmente girano a propri organi per circa 22milioni.
Poi ci sono i fondi per le cooperative che gestiscono i giornali (praticamente tutti) che sommano a 80milioni: questa voce è bloccata dal 2010 per ragioni di bilancio e fortemente modificata nei criteri di ripartizione; è una misura che bilancia delle distorsioni di mercato e da lavoro a 9.000 persone, e garantisce l’esistenza di 74 testate (per lo più regionali).
Cifre che anche sommate sono la decima parte di quanto afferma Grillo.
Che però non dice alla stessa folla inferocita che anche se si andasse a votare dopo un anno, lui e Casaleggio si sono assicurati per contratto una rendita di oltre 20milioni all’anno di contributi pubblici, per cinque anni!
Potremmo andare avanti all’infinito, e nondimeno scorderemo qualcosa di una intera campagna elettorale fatta di prese in giro, di non confronto, senza mai dire come fare le cose  senza alcun dettaglio sul programma…
A me basterebbe che di ogni cosa che lui – come gli altri – dice indicasse anche le fonti e documentasse i numeri.
Ma a questo un comico arrabbiato per essere stato cacciato dalla tv, che cerca solo un’occasione di rivincita, incattivito dall’ostracismo, non può arrivare.
Troppo abituato ed accecato dall’essere un uomo solo sul palco, senza dissenso e senza contraddittorio, applaudito e basta, se no sei un venduto o un corrotto…
L’Italia, il mio paese, la mia gente, ha bisogno di serenità, e non di arruffoni arruffapopolo.
L’Italia, il mio paese, la mia gente, ha bisogno di persone serie e di programmi fattibili, e non di promesse illusorie che nessuno può realizzare.
L’Italia, il mio paese, la mia gente, ha bisogno anche di cambiare complessivamente, qualitativamente e generazionalmente, la sua classe dirigente, ma questo lo potrà fare solo cambiando se stessa, e scegliendo davvero, e non certo affidandosi al primo che ti lusinga facendo leva sugli istinti peggiori, e che ti compra dicendoti “se sei con me sei a 5 stelle, se no sei una nullità”.
L’Italia, il mio paese, la mia gente, non ha bisogno di tsunami (abbiamo già le nostre catastrofi naturali su cui sarebbe bene non scherzare) né di vaffanculo, né di odio di parte, ma di una nuova base di riconciliazione e unità.
L’Italia, il mio paese, la mia gente, ha bisogno di un’idea alta – che oggi non c’è – in cui mettere le proprie energie migliori, come fu nel dopoguerra… e come accade sempre nei paesi che riconoscono una propria identità senza divisioni… penso all’America del new deal, penso alla Germania post bellica e a quella della riunificazione, alla Francia del dopo Vichy, alla Spagna post franchista…
Ma questo non lo fa nessun paese che si fa incitare da un urlatore, che non costruisce unendo, che cerca un capo nelle cui mani essere massa…
L’Italia, il mio paese, la mia gente, tra qualche giorno andrà a votare.
E lo farà grazie a chi per quel diritto ha sacrificato vita e affetti per costruire un paese serio, unito e vero.

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